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Renzi, o come si saccheggiano le istituzioni

Il sindaco Matteo Renzi, nominato presidente del consiglio, parla continuamente di riforme. Tuttavia, la riforma ritenuta da lui prioritaria, ovviamente per se stesso e per i suoi complici, è quella del Senato, che così diventerà un comodo rifugio per i politicanti indagati e condannati. Su questo punto, e non poteva essere altrimenti, il sindaco-presidente del consiglio, ha ammesso apertamente di non voler cedere. Ha affermato di esser “pronto a giocarsi su esso la carriera”. Non si capisce bene a quale carriera costui alluda, dal momento che, oltre a quella di fallace strumento nelle mani del mondo della finanza, non se ne intravedano altre. Anche se questo in fondo sarebbe un bene, qualora si avverasse, dal momento che decreterebbe la sua fine.

Questo logorroico politicante, anziché occuparsi e preoccuparsi dei veri problemi della gente, come per esempio quello di arginare la sempre più dilagante disoccupazione o quello della riforma della giustizia, vanamente promesso, come suo solito a chiacchiere, di risolvere entro lo scorso mese di giugno, tiene bloccato il Parlamento su una scriteriata riforma dall'oscuro contenuto non essendo ancora stato approntato un disegno di legge volto a stabilirne le nuove funzioni dopo averne decurtato i componenti da 315 a 100.

Il problema sollevato da questa sua ennesima presa in giro, è che, da appositi calcoli effettuati, il risparmio derivante dalla menzionata riforma sarebbe inconsistente semplicemente perché la maggior parte della spesa per il mantenimento del Senato non riguarderebbe il numero dei senatori, bensì il sottobosco dei suoi dipendenti. I quali, si badi bene, non resteranno affatto disoccupati per via di quel provvedimento! Ecco perché soltanto gli sprovveduti possano accordare ancora fiducia alla scellerata iniziativa di Renzusconi.

La sola soluzione sensata a questa paradossale situazione, la offre l'immediato ritorno alle urne. Dal momento che, votando senza l'incostituzionale legge elettorale denominata “italicum”, e puntualmente ribattezzata “bastardellum” da Giovanni Sartori, riprenderebbe automaticamente vigore il sistema elettivo proporzionale. Nel qual caso, il PD smetterebbe di comandare.

Per il fatto di aver prodotto questa anomala situazione, dovrebbero vergognarsi tutti coloro che assegnandogli più del 40% dei consensi elettorali, nella farsa delle elezioni europee, abbiano dato forza al sindaco-parolaio. Inoltre, con l'elargizione degli 80 euro, costui si è preso gioco della maggioranza relativa degli italiani. Nonostante la sua regalia non soltanto non abbia aiutato i titolari delle pensioni minime, ma abbia aumentato le imposte indirette, non risultanti, fra l'altro proporzionate al reddito.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr

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