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Renzi, le fake news e gli italiani

Sui media impazza l'ossessione delle fake news, ovvero delle balle o bufale costruite ad arte per infangare la reputazione del malcapitato di turno da colpire.

Sotto la lente di ingrandimento dei novelli e improbabili censori ovviamente i molti social media "pirateschi" che affollano internet, nei quali soggetti coperti da anonimato possono fare tranquillamente il tiro al piccione senza pagarne le conseguenze. Perché è bene subito precisare che chiunque si senta leso nella propria immagine può sempre ricorrere alla querela per reato diffamatorio, sempre se ovviamente il diffamatore risulta chiaramente individuabile. Su questa battaglia, in linea di principio assolutamente condivisibile, non poteva certo mancare il PD ed il suo segretario Matteo Renzi che, proprio sul tema in questione ebbe a suo tempo da ridire nei confronti del quotidiano di Marco Travaglio, appioppandogli l'etichetta di "Il Falso quotidiano". 

Siccome i piddini sono particolarmente sensibili sul tema delle fake news, che ritengono per lo più rivolte a loro danno e perpetuate da oscuri complottisti, ecco subito pronto un ddl (disegno di legge) a firma di renziani doc come Luigi Zanda e Rosanna Filippin, per disciplinare la materia (leggi censura), ovviamente in termini sanzionatori.

Un disegno di legge che tuttavia, con ogni probabilità, non vedrà mai la luce in questa legislatura e quindi rimarrà lettera morta. Ma intanto l'effetto mediatico è stato ottenuto e siccome nella attuale spietata campagna elettorale tutto fa brodo, anche questo modo surrettizio e un pò furbesco serve per mettere le mani avanti. Poi per dare poi un tocco di intenazionalità alla questione ecco spuntare sul New York Times e sul sito di notizie Buzzfeed un report che configurerebbe una sorta di coalizione tra siti pro leghisti e pro grillini per colpire gli avversari politici, in particolare ovviamente Matteo Renzi.

In entrambi i media viene tuttavia confermato il ruolo svolto da un informatico, tale Andrea Stroppa, che è (o è stato) alle dipendenze dirette di Marco Carrai, un signore notoriamente molto vicino a Matteo Renzi. Secondo i grillini quella del NYT, prestigiosa testata giornalistica, è stata una vera e propria caduta di stile, da stigmatizzare come "giochino apparecchiato su misura al segretario del PD, ormai in caduta libera"; infatti il segretario PD non ha mancato di lanciare la notizia come accusa nei confronti dei succitati competitor elettorali, in chiusura della Leopolda. Il direttore de "Il Fatto Quotidiano" Marco Travaglio, in un intervento serale su La 7 nel telegiornale di Mentana, indica come mandante del report del NYT proprio lo stesso Matteo Renzi e denuncia il provincialismo italico, affetto da palese esterofilia, per cui qualunque cosa appaia su testate come appunto il NYT tutto diventa automaticamente credibile, senza bisogno di verifiche. Insomma la tecnica del rimpallo internazionale autogestito che, qualora fosse confermato, sarebbe esso stesso un master delle fake news.

In questo ginepraio di accuse e contro accuse più o meno subdole, quasi mai fondate o dimostrabili, si respira aria fresca e pulita solo quando si sente uno che ha il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, senza metafore o ghirigori di sorta. Si chiama Maurizio Bianconi, ex deputato di Forza Italia, fiorentino e in procinto di lasciare la politica, che ebbe a definire Renzi "un dj di campagna un pò cazzaro manovrato dalla Trilaterale", tanto per essere chiari, ma sentite cosa dice su Radio Cusano Campus a proposito di fake news, tirando in ballo proprio Renzi e la Boschi : "lui (Renzi) e la Boschi sono due fake news viventi ", stigmatizzando tra l'altro la loro promessa di ritirarsi dalla politica nel caso di sconfitta al referendum del 2016. Poi denuncia la blindatura di tutta l'informazione con la scusa di qualche bischero che mette la foto della Boschi al funerale di Riina.

Prosegue infine Bianconi "quelle sono bischerate ma quando Prodi disse che entrando nell'euro avremmo lavorato un giorno di meno e guadagnato di più, vuole una bufala più grossa di questa? ". Una " bufal " che certamente ha più inciso sulla pelle degli italiani della falsa foto della Boschi.

Adesso si obietterà che quelle più che bufale erano promesse mancate o previsioni politiche sbagliate, ma gli effetti non sono peggiori? Ma la credibiltà delle persone si monitora sulle notizie dei social o per quello che dicono e fanno alla luce del sole?

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.102) 29 novembre 2017 12:27

    I più grandi produttori di fake news sono i mass media, che ne pretendono l’esclusiva.
    E per provare che questa non è essa stessa una fake new, una bufala, basta analizzare alcuni casi di scuola reali.

    Il caso forse più facile da analizzare è stata la copertura mediatica data al golpe attuato in Ucraina del 2014.

    Lo definisco "golpe", colpo di stato, perché tecnicamente e giuridicamente questa è l’unica definizione appropriata per quei fatti.
    Basta andare a rileggersi o a rivedere articoli e servizi che apparvero sui media mondiali e raccontarono quegli avvenimenti, comprese le "prestigiose" testate anglosassoni, per averne la prova certa.
    Si potrebbero citare anche altri casi, tra tutti le celeberrime campagne di opinione condotte dai mass media che giustificarono l’invasione di Afganistan e Iraq, ma il caso dell’Ucraina è ancora più chiaro e definito di quelli e, inoltre, ha il merito di avere una coda giornalistica assai recente, di pochi giorni fa.
    Qualche giorno fa, infatti, il quotidiano "Il Giornale" e la trasmissione "Matrix" riportarono la testimonianza dei cecchini georgiani che durante i tumulti di Kiev per ordine del collaboratore militare dell’ex presidente georgiano Saakashvili, spararono equanimemente sia sui dimostranti sia sulle forze di sicurezza per dare l’avvio all’assalto armato ai palazzi del potere istituzionale ucraino.
    Oggettivamente una notizia bomba, uno scoop che per le sue implicazioni avrebbe dovuto far saltare sulla sedia i direttori dei media e i leader politici europei, ma che invece non è "rimbalzata" affatto: è passata senza conseguenze apprezzabili.
    In questo caso la fake new è il silenzio.
    Per la verità la notizia non è affatto nuova giacché, nell’immediatezza dei fatti, prese a circolare in Rete la registrazione di una conversazione telefonica tra l’allora tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet e l’alto commissario per gli Affari Esteri della Ue Catherine Ashton https://tinyurl.com/n2qqkj8
    Nella conversazione si trattava proprio questo argomento, che anche allora venne ignorato dal circo mediatico, ma non dalla Rete. Ed è solo grazie alla Rete che la censura dei mass media può essere aggirata e i loro "autorevoli racconti" falsi e tendenziosi possono essere smascherati.

    Con questo non voglio affatto negare che in Rete si trovino anche le bufale più assurde, voglio invece affermare che la funzione informativa della Rete è di gran lunga prevalente rispetto al fastidio per le notizie false che vi circolano. Peraltro generalmente prodotte da soggetti che non hanno nemmeno lontanamente la credibilità dei mass media ufficiali.

  • Di paolo (---.---.---.49) 30 novembre 2017 17:50

    La verità è una chimera ma di sicuro i media nazionali, escluso rarissime eccezioni, sono congegnati, strutturati ed eterodiretti per trasformarla o nasconderla.
    Preferisco di gran lunga districarmi tra la selva di fake news (vere o fasulle) che prendere per buono tutto quello che passa il convento.
    Il punto è che per fare uno screening accettabile bisogna essere culturalmente attrezzati ed avere un minimo di dimestichezza nell’utilizzo della rete.
    Ciò premesso condivido in pieno la tua posizione.
    Purtroppo bisogna mettere in conto che un buon 50% della popolazione (vado a spanne) ciuccia tutto quello che passano i media nazionali (tv e stampa), i quali hanno peraltro elaborato metodologie di contraffazione quasi perfette. 
    Io non me la prendo con Renzi ( tanto per dire) che è quello che è, ma con la massa di citrulli che prendono per buono tutto quello che esce dalla sua bocca. Preferisco di gran lunga chi lo fa per tornaconto personale, è meno pericoloso perché è meno strumentalizzabile.

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