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 Home page > Tribuna Libera > Renzi? Non lo vuole nessuno

Renzi? Non lo vuole nessuno

Le cose stanno più o meno così:
Renzi è la manifestazione concreta di una gravissima malattia della democrazia,
 il peggiore e più feroce nemico del popolo italianoil boia del suo stesso partito. Dei giovani soprattutto. E’ per questo che non lo vuole nessuno e perde, nonostante lo sostenga una stampa peggiore di quella fascista.

Senza Renzi, a Roma ci sarebbe Marino e la Costituzione non sarebbe stata violata.
Senza Renzi, l’amico di Marchionne, a Torino Fassino avrebbe probabilmente vinto.
Senza Renzi, a Napoli il PD avrebbe perso con un minimo di dignità.

Il governo conserva per ora una maggioranza in Parlamento, ma essa di fatto vive esclusivamente nel Palazzo, dove sta in piedi, a condizione che pratichi rapporti contro natura con la feccia prestata da un pregiudicato affidato ai servizi sociali.
Il governo Renzi-Alfano – nei fatti governo Verdini – è maggioranza nel Parlamento – maggioranza di bancarottieri inquisiti, lobbisti di formazione fascista, analfabeti di valori, mezze calzette e venditori di fumo – ma è minoranza sparuta e squalificata nel Paese.
Il PD è irrecuperabile. Ha il popolo contro – anche il suo – ed è un pericoloso suscitatore di odio.

Questo quadro osceno si inserisce nella cornice di un Parlamento di «nominati» privi di legittimità morale e politica. Tutti i parlamentari, infatti, compresi quelli a 5 Stelle, sono accampati nelle Camere come abusivi e portoghesi e le conseguenze logiche sono evidenti: il solo politico che non abbia nulla da spartire con questa vergogna è Luigi De Magistris; il suo movimento è figlio dell’unico laboratorio politico sperimentale che abbia le carte in regola con la Costituzione di Calamadrei e compagni. «Controllo popolare», la formula politica che ne sintetizza l’ispirazione, non è uno slogan populista, ma l’elemento costitutivo di un modello riproducibile su scala nazionale e in ambito mediterraneo.

Napoli non è la capitale della protesta apolitica, impolitica o antipolitica, come scribacchiano i pennivendoli del Minculpop, ma si propone come punta avanzata di un esperimento politico serio e consapevole; un baluardo contro il «sistema Napolitano» e, di conseguenza, la capitale del fronte del no alla riforma della Costituzione. I neosquadristi renziani di Montecitorio se ne facciano una ragione: De Magistris è il leader politico di un movimento che non è protesta qualunquista, plebea o sanfedista, ma la sola, possibile alternativa politica ai proconsoli dell’antieuropa

Quella Europa che, nel senso «spinelliano» della parola, non ha per riferimento il neofascismo di Bruxelles, rinasce a Napoli e si contrappone all’Europa golpista delle banche e del capitale finanziario, che massacra i popoli e ha torturato e tortura la Grecia. A Napoli vive e cresce una concezione della politica che è l’esatto contrario dell’Unione autoritaria e neoliberista , nel cui nome ogni giorno si massacrano gli immigrati e le classi subalterne. Un’Europa che purtroppo non può essere riformata. Napoli derenzizzata è la capitale di una per ora piccola, ma vitale Europa detedeschizzata; il modello dell’Europa da costruire.

Il primo appuntamento è a ottobre, ma occorre una premessa: al referendum non si voterà sulla qualità della nuova sedicente Costituzione, un aborto semifascista che nessun “sì” potrà mai legittimare. Si va a dire a Renzi che un avventuriero, un proconsole dell’Europa delle banche, che disprezza la Costituzione e la democrazia, se ne deve andare subito, assieme al suo illegittimo Parlamento. Sia l’uno che l’altro viaggiano a occhi chiusi e fuori controllo contro le ragioni della storia.

Non a caso nelle piazze francesi in lotta si è diffuso uno slogan: non faremo la fine degli italiani. Questa vergogna non può durare.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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