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 Home page > Attualità > Politica > Renato Accorinti, il sindaco disobbediente di cui avevamo bisogno

Renato Accorinti, il sindaco disobbediente di cui avevamo bisogno

C'è un aspetto che mi sembra significativo nelle reazioni indignate dall'atto di Renato Accorinti di esporre la bandiera della pace nel giorno della celebrazione delle Forze Armate. È la sorpresa nel rendersi conto di come lui non sia cambiato.

Nessuno, in fondo, mette in discussione le posizioni pacifiste del sindaco. In tanti, anche tra i suoi passati detrattori, hanno imparato a convivere, se non proprio condividere, un certo suo modo non convenzionale di vestire e comportarsi. Qualcuno di questi ha forse anche deciso di interloquire attraverso modalità nuove, non segnate dalle gerarchie politiche. Ma ciò che, evidentemente, non va giù è ritrovarsi il Renato di sempre, quello che, da solo, saliva su un palco, su un muro, su un pilone per manifestare il proprio punto di vista (attraverso un atto di disobbedienza) e, sia ben chiaro, il Renato che ha vinto il ballottaggio ed è diventato sindaco.

Ciò che indispettisce, e insospettisce, è non ritrovare un sindaco normalizzato, riportato nei ranghi, “realista”, “opportuno”, obbediente alla forma e piegato da tutte le compatibilità. Ma può la disobbedienza amministrare una città? È questa la domanda che i professionisti della politica urlano, smarriti. Può esistere una politica altra che continua a chiamare le cose con il proprio nome anche quando è chiamata a ricoprire incarichi di governo? Può questa politica continuare a dire che la pace è l'opposto della guerra e che il disarmo è l'opposto della celebrazione delle forze armate

Certo, siamo bombardati da una narrazione consolidata che ci dice che le operazioni di guerra sono operazioni di pace e che l'accoglienza è una questione di ordine pubblico, ma c'è un uomo che, indipendentemente dal ruolo che ricopre, dice che "no, non è così". Gli eserciti fanno stragi di corpi, le spese militari impediscono che quelle risorse vengano utilizzate per i servizi sociali, gli uomini sono tutti fratelli, indipendentemente dal loro luogo di nascita.

C’è una straordinaria modernità in questo. C’è una straordinaria modernità nei piccoli, semplici gesti di un sindaco che non si adatta “ad essere come vorrebbero loro”. È la politica al tempo della crisi della politica. Occhi attenti e non velati dal rancore scorgerebbero in questo la produzione di un tempo nuovo, quello del ritorno della politica al suo spazio, una rifondazione della democrazia contro il suo perdersi nei vincoli contabili, nelle procedure, negli equilibri corporativi.

 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.255) 7 novembre 2013 11:45

    Luigi , trovo esagerato e fuori luogo indignarsi ,ma mi sembra del tutto legittimo criticare un gesto tutto sommato di basso profilo populista ,specialmente se a farlo è proprio un sindaco .


    Celebrare la giornata delle forze armate non significa essere a favore della guerra, mi sembra quindi che il sindaco abbia voluto dare un significato alla manifestazione del tutto gratuito e anche piuttosto fuori luogo .
    Ma questo sindaco , nel bene e nel male , ormai ci ha abituato a gesti spettacolari , piedi scalzi compresi . E’ una forma comunicativa molto efficace e deve anche essere molto gradita ai suoi concittadini se lo hanno eletto .
    ciao


  • Di (---.---.---.218) 9 novembre 2013 00:53

    Se celebrare le forze armate non significa essere a favore della guerra perchè non condividere l’esposizione della bandiera della pace.


    • Di paolo (---.---.---.88) 9 novembre 2013 20:32

      Perchè il gesto oltre che populistico perchè non esiste nulla di più banale e gratuito che dichiararsi a favore della pace , è chiaramente tendenzioso , ovvero tende ad attribuire alle forze armate il ruolo di guerrafondai . Se ha farlo è un sindaco ,ovvero una istituzione pubblica , la cosa assume un suignificato particolare , cioè quello di una istituzione che contesta un’altra istituzione .
      E’ il dramma di questo paese che si riassume nel pregiudicato Silvio che contesta la magistratura .

  • Di (---.---.---.81) 10 novembre 2013 01:39

    Siamo d’accordo che è un gesto che appare smaccatamente populista.
    Siamo d’accordo che appare anche tendenzioso.
    Ma, siamo anche d’accordo (forse?), che l’Italia ripudia la guerra come forma di offesa e tentativo di prevaricazione su altri popoli.
    E allora, se uno vuole fare un gesto così eclatante, quale momento più adatto della giornata dedicata alle Forze Armate, cioè a quella parte del Paese deputata ad usare le armi?
    Questo quando è oramai assodato che le nostre cosiddette missioni di "peace keeping" (notare l’uso di un’altra lingua, chiaro segno di un sottofondo di pudore e di vergogna a chiamare le cose con il loro nome, che non corrisponde al vero ), sono in realtà partecipazioni a guerre guerreggiate.
    Certo poi se ne può fare anche un discorso di bonton, da salotto buono.
    Non conosco l’uomo, ma la foto mi ispira empatia e simpatia.
    Notare lo sguardo di sottecchi del carabiniere sulla destra!

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