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Referendum: bisogna saper perdere

Il pericolo dell’eliminazione del quorum dei partecipanti dalla consultazione referendaria.

A seguito del fallimento del referendum del 21-22 giugno alcuni noti esponenti politici, tra i quali il Ministro degli interni Maroni, hanno parlato della necessità di riformare lo strumento referendario. Contestualmente esponenti del Pdl a fronte di alcune sconfitte nei ballottaggi hanno discusso sull’opportunità d’eliminare il secondo turno dove competono i due candidati i più votati.

Bisogna saper perdere mi vien da pensare, sorridendo.

Da sinistra a destra indifferentemente, credo sia inaccettabile che i politici propongano di piegare “le regole” alla contingenza ed alle loro esigenze politiche. Questa non vuol essere una argomentazione ingenua ma una riflessione sulla moralità politica, troppo spesso abbandonata pur di vincere.


Per quanto riguarda il referendum, all’art. 75 della costituzione è previsto che per la validità della consultazione sia raggiunto il quorum dei partecipanti, cioè il 50% più 1 degli aventi diritto al voto per la camera dei deputati. Il quarto comma di questo articolo riesce cosi a sottrarre l’esito della votazione dalle mani di minoranze di cittadini, costituendo così una garanzia per il popolo a cui appartine lo strumento.

Per alcuni però sorge un problema sul rapporto di forza tra i “fautori del si” e quelli del “no”, in quanto quest’ultimi si giovano anche delle astensione per ottenere il risultato voluto. Ammetto che anch’io contrario al referendum del 21 giugno incitavo all’astensione. Eliminare il quorum però non impedirebbe certo ai contrari di opporsi, semplicemente questi voteranno no piuttosto che astenersi, l’affluenza alle urne sarebbe più alta ma il risultato, rispetto ad un quesito impopolare, sarebbe lo stesso. Ma a questo punto si potrebbe controbattere che c’è la possibilità che il risultato non sia lo stesso, in quanto solitamente ad astenersi è una gran parte dei cittadini e i no non sarebbero sistematicamente cosi forti. Mi chiedo però quanto sia opportuno fare della scelta referendaria il frutto d’un confronto tra minoranze, dove alla fine prevale una maggioranza di una minoranza. Penso che sia sbagliato e lo penso ugualmente per il referendum previsto all’art. 138 in merito alla revisione costituzionale, anche se questo presenta altre caratteristiche.

Il quorum, ripeto, credo che sia una garanzia utile ad evitare che minoranze del paese, anche se “illuminate”, possano decidere per la restante maggioranza. Ciò su cui si dovrebbe lavorare è il rapporto tra i cittadini e la politica, con l’intento di far riavvicinare il popolo italiano a questa. Diverse parti politiche negli ultimi 14 anni avrebbero potuto chiedere l’abrogazione del forum in relazione ai tanti referendum falliti da quello sulla caccia passando per l’abolizione dell’ordine dei giornalisti o dell’art.18 delle statuto dei lavoratori, fino ad arrivare alla procreazione medicalmente assistita e molti altri referendum ancora. Il quorum ha pesato una volta su una parte politica e una volta sull’altra ma ha rappresentato il più delle volte una garanzia democratica per il popolo italiano.

Il referendum nella nostra costituzione è uno strumento ben congeniato, la questione non è attorno alla sua regolamentazione ma come lo si usa e soprattutto per cosa lo si propone. 

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.53) 27 giugno 2009 14:25

    Caro Alessio,
    hai scritto una marea d’idiozie.
    Non si raggiunge il quorum dal 1995 e sono fallite sei tornate referendarie consecutive (1997, 1999, 2000, 2003, 2005 e 2009). Anche uno stupido si accorgerebbe che l’istituto referendario va riformato.
    Ti allego un mio articolo in materia, scritto 4 anni fa, quando fallì il referendum sulla procreazione assistita.
    Le parole scritte 4 anni fa sono più attuali che mai.
    Saluti
    Rocco Di Rella

    WWW.CENTOMOVIMENTI.COM - 15 GIUGNO 2005
    Il Referendum abrogativo è morto
    ROCCO DI RELLA

    E’ stata una partita con le carte truccate e la Chiesa di carte truccate se ne intende, perché ne fabbrica da duemila anni. Mi fermo qui con le invettive contro i preti che, in fin dei conti, non si sono comportati peggio di chi, nelle precedenti tornate referendarie, ha invitato la gente ad astenersi. Non credo, comunque, che abbia vinto Ruini. La legge 40 è talmente stupida ed insensata che verrà in parte cassata dalla Corte Costituzionale ed in parte modificata dagli stessi che in questi giorni hanno furbescamente invitato all’astensione.
    Non mi soffermo sulle implicazioni politicistiche di questo referendum; non m’importa niente della Lista Cicoria, delle ripercussioni in An e delle immancabili stupidaggini sparate dal Berlusca dopo la chiusura delle urne.

    La questione centrale è una sola: il referendum abrogativo è morto. Se si vuole riportarlo in vita, bisogna abolire il quorum. E’ la quinta volta consecutiva che non viene raggiunto il quorum.
    Non venitemi a dire che, per cinque volte consecutive, sono stati proposti quesiti complessi, difficili, poco interessanti e chiacchiere varie.
    La verità è che le reiterazioni del gioco referendario hanno portato, nel corso degli anni, all’individuazione della strategia più utile a chi comanda: Disinformazione e invito all’astensione.

    Questa strategia fu scoperta, quasi per caso, nel 1990, quando, nell’indifferenza generale, non si raggiunse il quorum sui referendum dei movimenti ambientalisti. Non riuscì a bissarla Craxi nel ’91 e nel ’93 nei referendum elettorali, perché i suoi inviti all’astensione furono eccessivamente sfacciati e sortirono l’effetto contrario. Il quorum fu raggiunto per l’ultima volta nel 1995, in occasione dei referendum sulle Tv; l’informazione, in quella circostanza, fu massiccia e martellante, perché c’era da difendere il monopolio televisivo che il Capo si era conquistato grazie alle sue amicizie con i boss della prima repubblica.
    Da allora, la sistematica disinformazione sui quesiti e gli inviti all’astensione (molto meno irritanti di quelli di Craxi) hanno centrato regolarmente il bersaglio del mancato raggiungimento del quorum. Dal 1997 il copione è sempre lo stesso ed è, purtroppo, vincente.

    Sugli appelli all’astensione, è bene non essere ipocriti: li hanno lanciati da tutte le parti nell’ultimo decennio. Bertinotti e D’Alema, per esempio, hanno fatto fallire il referendum sull’abolizione della quota proporzionale nel 1999 e non hanno il diritto di pontificare sulla slealtà dell’astensionismo.
    Oggi abbiamo il primo lascito della cosiddetta seconda repubblica (nata nel 1994): la morte ed il seppellimento del referendum abrogativo, sacrificato sull’altare della furbizia, del più cinico opportunismo, dell’indifferenza, dell’ignavia, dell’astensionismo, della disinformazione, della slealtà e del qualunquismo più utile a chi comanda.
    Andare orgogliosi del trionfo del menefreghismo è semplicemente demenziale.
    http://www.centomovimenti.com/2005/...


    • Di (---.---.---.251) 27 giugno 2009 14:39

      Che sono ideozie è una sua opinione e nel rispetto di chi scrive, credo che se la poteva risparmiare.
      Che dal 1995 nn si ragiunge il quorum l’ho scritto anch’io, al referendum sulla procreazione assistita contriuii con innumerevoli giorni di volantinaggio e rimasi veramente amareggiato dal risultato, ma non per questo la reazione deve essere cosi irrazionale....quello che voglio comunicare con il mio articolo a lei e a tutti quelli che avrao il piacere o il dispiacere di leggerlo è che eliminare il quorum potrebbe essere un rischio più grande che lasciarlo. Nella mia ottica è più importante avere una garanzia che uno strumento dalla facile vittoria...

      Ho letto il suo articolo, capisco e condivido la sua rabbia per quel fallimento ma non credo che eliminare il quorum sia la direzione giusta, per ottenere determinati risultati bisogna lavorare sulla coscienza e consapevolezza delle pesone e annullare il peso degli incoscenti.

      AS

    • Di Alessio Stazi (---.---.---.251) 27 giugno 2009 14:49

      Che sono ideozie è una sua opinione e nel rispetto di chi scrive, credo che se la poteva risparmiare.
      Che dal 1995 nn si ragiunge il quorum l’ho scritto anch’io, al referendum sulla procreazione assistita contribuii con innumerevoli giorni di volantinaggio e rimasi veramente amareggiato dal risultato, ma non per questo la reazione deve essere cosi irrazionale....quello che voglio comunicare con il mio articolo a lei e a tutti quelli che avrao il piacere o il dispiacere di leggerlo è che eliminare il quorum potrebbe essere un rischio più grande che lasciarlo. Nella mia ottica è più importante avere una garanzia che uno strumento dalla facile vittoria...

      Ho letto il suo articolo, capisco e condivido la sua rabbia per quel fallimento ma non credo che eliminare il quorum sia la direzione giusta, per ottenere determinati risultati bisogna lavorare sulla coscienza e consapevolezza delle pesone e non annullare il peso degli incoscenti.

      AS

    • Di (---.---.---.233) 28 giugno 2009 12:57

      "per ottenere determinati risultati bisogna lavorare sulla coscienza e consapevolezza delle pesone e annullare il peso degli incoscenti": Ma che significa??? E’ un’affermazione di una genericità disarmante.
      Nelle democrazie più serie e più evolute (Stati Uniti e Svizzera) il quorum non esiste.
      E’ sufficiente abolire il quorum, innalzare il numero delle firme (portandolo al 4% o al 5% dei voti validamente espressi alle precedenti elezioni politiche = 1.500.000 o 1.900.000) e porre un limite (5) al numero dei quesiti proponibili.
      Eccola, bella e pronta la riscrittura dell’articolo 75 della Costituzione.
      L’articolo 75, tra l’altro, è stato scritto in maniera molto assennata, perché proibisce il referendum in materia tributaria e di bilancio e sulle leggi di ratifica dei Trattati internazionali (oltre che sulle leggi di amnistia e d’indulto, per la cui approvazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti delle assemblee parlamentari). Questi lungimiranti accorgimenti fanno del referendum abrogativo italiano uno strumento anti-populista. Tant’è che il Caimano non ne ha mai promosso uno.
      Se poi, come tu scrivi, dobbiamo ottenere determinati risultati lavorando sulla coscienza e consapevolezza delle pesone e annullando il peso degli incoscienti, allora campa cavallo, che l’erba cresce!!!
      Saluti
      Rocco Di Rella

    • Di Alessio Stazi (---.---.---.173) 28 giugno 2009 13:54

      Quindi Lei ritiene giusto che le materie modificabili possano esser modificate magari con la maggioranza di un 15 o 20% dei votanti (tra gli aventi diritto). Perche Lei sta proponendo questo...

      L’innalzamento del numero delle firme non mi sembra una garanzia efficace come il quorum, anzi mi sembra proprio una garanzia fantoccio...
      1.500.000 di firme...ad esempio per  l’ultimo referendum dai dati del ministero risultano favorevoli circa 8.000.000, a votare circa 11.000.000, considerando i numeri.. l’innalzamento delle firme non mi pare un vero limite...e innalzarlo ancor + significherebbe sottrarre lo strumento alle forze politiche minori.
      questo è il 2° effetto:  rendere più difficile  alle forze politiche che non raggiungono il 5% dei consensi la raccolta delle firme per la proposta referendaria.
      Bisogna valutare tutti i risvolti.






    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.9) 30 giugno 2009 23:19

      Sì, ritengo giusto, anzi giustissimo, che a decidere sia anche solo il 10% della popolazione.
      Le decisioni, in democrazia, le prende chi vuol partecipare al processo decisionale (= andare a votare); chi non vuole partecipare al processo decisionale, si rimette alla decisione degli altri, la accetta e non rompe le scatole, proprio perché nessuno gli impedisce di partecipare.
      Saluti
      Rocco Di Rella

    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.146) 6 luglio 2009 23:39

      Sinceramente ne ho le scatole piene dei dissertatori di diritto costituzionale che difendono la regola infame del quorum. Il rischio che su una materia decida anche solo il 10% della popolazione è un rischio che questa classe politica di fuorilegge può far sparire in un istante, abbinando i referendum alle elezioni.
      Poteva farlo stavolta e poteva farlo in passato. Si fa così, tra l’altro, negli Stati Uniti ed in Svizzera, dove si vota contemporaneamente sia per i referendum che per i rappresentanti parlamentari (e, addirittura, per il Presidente!).
      Non mi appassionano questi interpreti della volontà degli astensionisti, perché non si possono interpretare i muti, che, per definizione, non hanno niente da dire.

    • Di (---.---.---.240) 6 luglio 2009 23:52

      Negli Usa la camera dei rappresentanti si rinnovva totalmente ogni 2 anni, il senato 1/3 ogni 2 il tutto crea una quantita sufficiente di occasioni elettorali per formulare l’accoppiamento di cui Lei parla.
      In Italia le politiche si tengono ogni 5 anni...
      Non Le sembra un problema questo? Come può il Referendum abbinarsi all’elezione del parlamento?

      Ogni sistema ha istituti con caratteri peculiari all’impianto costituzionale in cui si trovano...non si possono forzare i parallelismi....
      Non credo quindi essere neanche questa, una soluzione efficace rispetto la discussione fatta nei commenti precedenti.

      AS

    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.35) 11 luglio 2009 22:01

      Un anno il referendum si abbina con le elezioni Politiche, un anno con le Europee, un anno con le Regionali; e sono già 3 anni su 5. Per gli altri due anni l’abbinamento si fa con le elezioni amministrative di turno. Basta volerlo e si fa. Come sarebbe bastato volere l’abbinamento con le Europee lo scorso 6 e 7 giugno.

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