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Redditometro: l’Italia è la culla del Diritto. Che si è addormentato

Il sistema fiscale ha troppi privilegi, a sfregio del Diritto e a volte anche della logica. Siamo tutti a rischio, oggi? Sì, infatti...

Ormai da tempo il nostro diritto, nato oltre 2.500 anni fa, perde colpi in tutti i settori: nel civile, nel penale e ancor più nel diritto tributario. Sono anni che le nuove leggi in questo campo sono improntate ad un caccia senza pietà a nuovi mezzi per stanare gli evasori.

E questo sarebbe positivo se venisse fatto con un efficiente rispetto della Costituzione, quella nostra costituzione ancor bella che tutti sembrano voler cambiare e che ha l’unico difetto di essere inapplicata. E così il nostro diritto che ha influenzato gli ordinamenti giuridici di mezzo mondo, giace su una brandina vittima di un sonno indotto: forse in coma farmaceutico.

C’è che vede rabbiose violazioni dei diritti umani e costituzionali nell’ultimo strumento antievasione, lo spesometro. Tra questi spicca Piero Ostellino che, sul Corriere della Sera, parla di Stato di polizia e peggio, ma in realtà tutto dipende da come verrà usato quello strumento.

Contribuenti a rischio

Ci sono, invece, ben altre norme allarmanti per i contribuenti, siano essi sinceri o meno. Ad esempio l’inversione dell’onere della prova che chiede quello che normalmente è impossibile.
Non vedo come si possa dimostrare di non aver guadagnato una certa somma. Non si può dimostrare di non aver svolto una certa attività, di non aver percepito una certa cifra, si può solo dimostrare che non ci sono prove al riguardo.
Così come non è possibile dimostrare che non si possiede, ad esempio, una pistola.
Ci si può sottoporre a qualsiasi perquisizione personale e di casa, del giardino, dell’auto e dei luoghi frequentati, si potrà consentire la demolizione dei muri e dei pavimenti, ma al massimo si dimostrerà che non si è trovata.

L’impossibilità della prova negativa, tra l’altro, è una delle sole tre cose su cui si sono messi d’accordo i filosofi in circa 6.000 anni di studi. A questa follia dobbiamo legare l’obbligo di pagare durante la contestazione il 30% delle somme richieste dallo Stato. In attesa di sapere se il debito esiste o no. E non dopo la sentenza di primo grado, ma in sua attesa.

Tra l’altro l’evasore, avendo fondi occulti, potrà provvedere al pagamento di questo acconto (e dell’eventuale successivo) senza problemi, mentre il contribuente fedele probabilmente avrà grosse difficoltà.
Immaginiamo un imprenditore con un reddito di 150.000 € regolarmente dichiarato che riceve un accertamento per evasione di altri 100.000 € all’anno per gli ultimi quattro anni.

La somma richiesta tra imposte, multe e interessi supererà i 350.000 €. Dove prenderà i fondi? Da mutui su casa e capannone? Dal blocco dei pagamenti ai fornitori? Da usurai? Alla fine verrà riconosciuto innocente. Bene. Ma quando riavrà i suoi soldi? E gli interessi sui mutui? E chi lo indennizzerà per i mancati investimenti? 

Lo Stato ritiene il cittadino colpevole fino a prova contraria. Ma la Costituzione non dice il contrario? L’evasione fiscale è reato, ma questa somiglia all’estorsione. Non solo: un accertamento può essere notificato al vecchio indirizzo del contribuente anche 60 giorni dopo che ha notificato la nuova residenza.
Saprà dell’accertamento solo quando riceverà la cartella esattoriale e non potrà esercitare alcuna difesa. Per quanto assurdo o sconclusionato fosse l’accertamento, egli l’avrà accettato per “adesione tacita”, per mancato ricorso.

Da notare che il cittadino dell’accertamento nulla sa o può sapere. A meno che non vada a chiedere al comune da cui si è trasferito se per caso qualcuno non gli ha notificato qualcosa mediante deposito. Ma magari quel comune è lontano centinaia di chilometri o il contribuente è malato o invalido, mentre lo Stato ha perfetta conoscenza che l’avviso non ha raggiunto l’interessato.

Basterebbe chiedere un certificato di residenza ogni volta che l’accertamento non viene ritirato e prorogare di 60 giorni i termini di prescrizione per l’accertamento
E il diritto alla difesa sancito dalla nostra sempre più inapplicata Costituzione?
Il fatto è che il diritto tributario italiano si basa, come mi disse un collega, su un unico principio “Me serveno li sordi e me li devi da dà”.


Nessuno si preoccupa di quanti capitali queste norme facciano fuggire o non arrivare dall’estero.

Va bene la caccia al ladro, ma queste norme fanno dubitare su chi è il ladro.
Inoltre queste leggi sono inutili. C’è chi sostiene che lo sia anche lo spesometro, ma non credo, penso che porti a galla indizi utili. Anche se con uno sforzo eccessivo.
L’aspetto tragico della vicenda è nel fatto che lo Stato possiede già quasi tutti gli elementi che gli servono.
Basterebbe una piccola norma in più.
C’è un dato di fatto noto a tutti: i soldi, prima o poi, finiscono sempre in banca.
La cronaca ci riferisce che ogni scoperta di evasori comporta controlli dei movimenti bancari (oggi obbligatori anche per cifre modeste).
Quello che occorre fare è stabilire che, all’apertura di un rapporto bancario il soggetto che lo apre deve dichiarare alla banca quanto abitualmente incassa in un anno.
Alla fine dell’anno la banca dovrà comunicare allo Stato i dati di quel conto e il totale degli importi incrementativi del conto stesso.

Lo Stato provvederà a confrontare tale importo o la somma dei vari rapporti con quello/i dichiarato/i all’inizio del periodo e con quello dichiarato al fisco nella denuncia dei redditi.
In caso di discrepanza sarà facile accertare, mediante i dati di cui si è in possesso, se quel cittadino ha vinto una lotteria, ha venduto un immobile, ricevuto una donazione o contratto un mutuo ecc.
In caso non vi siano riscontri dovrà chiedere all’interessato chiarimenti che, se ritenuti insufficienti, saranno seguiti da un incontro e da un eventuale vero accertamento basato su dati e fatti verificati. E certi. E anche, se del caso, dal sequestro conservativo di beni del contribuente in esame.
Ovvio, la divergenza può derivare da fatti senza traccia pubblica come la vendita di un quadro, di un mobile antico, una scommessa e quindi si lascerà un margine.
Questo sistema semplice e automatico, quasi fatto dal computer, darebbe il vantaggio di scoprire molti finti pensionati e veri usurai, segretarie dai conti milionari, spacciatori di droga e raccoglitori di “pizzo”. Perché il danaro alla fine, ripeto, finisce sempre in banca.

Non dico che l’evasore non riuscirebbe ad occultare parte dei proventi, che il pizzo non diventerebbe prestazione di servizi, che l’usuraio non diverrebbe finanziere e lo spaccio di droga import/export, ma certo si saprebbe chi e cosa cercare e controllare. E comunque dovrebbero pagare le imposte. 
Salvo l’uso degli spalloni che, però, possono operare solo con rischio e che portano i soldi in banche di altri paesi con i quali si può concordare un prelievo sui depositi come già avviene.
E poi in qualche fase della filiera quei fondi passerebbero attraverso le nostre banche e sarebbero segnalati. Senza contare che a certe soluzioni può ricorrere solo chi opera in grande che, essendo pochi, possono essere “attenzionati”.

Perché non si fa?
Non lo so. So, però, che questo sistema farebbe scoprire pure tutti quei movimenti di danaro fatti per comprare, a loro insaputa, case ai politici o con cui funzionari d’azienda corrompono i controllori della stessa a insaputa dei suoi proprietari.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.1) 21 gennaio 2013 10:45
    Damiano Mazzotti

    Infatti, e questa è paradossalmente la prova provata che i nostri burocrati sono in gran parte dei farabutti e dei veri parassiti, che pensano al potere e ad aumentare i loro stipendi (cioè fanno appropriazione indebita di denaro pubblico, dati gli scarsi risultati del loro lavoro). Non si tratta solo di stupidità, PURTROPPO. Sono dei traditori della Giustizia e dello Stato

  • Di (---.---.---.166) 21 gennaio 2013 11:33

    Certo che sono farabutti. Ma se è veramente così, perché fra pochi giorni, votandoli, ce li rimandate? Quelli al potere non ci vanno da soli: possono andarci soltanto se tanti fessi li eleggono. Pensate quanto siano stupidi gli italiani: prima sgomitano per votare fior di mascalzoni e poi se ne lamentano! ma non fanno bene quelloi a ridurre tutti in mutande? D’altronde, da quando esiste l’uomo, ci sono i furbi e i fessi. Sta a ciascun individuo decidere da quale parte porsi!

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.1) 21 gennaio 2013 12:25
    Damiano Mazzotti

    Vedremo cosa succederà, comunque votando i partiti fuori coalizione e le liste civette, la soglia al senato sarebbe difficile da superare per tutti i partiti e questo sistema mummificato collasserebbe su se stesso.

  • Di (---.---.---.72) 21 gennaio 2013 12:50

    Corretta la sua osservazione. Rimane soltanto un particolare: che gli italiani, come sempre, si dimostreranno imbecilli, nel senso più etimologico del termine, e rieleggeranno i soliti...noti. E soprattutto i provati mascalzoni, perché è con essi che fanno comunella accontentandosi dei piccoli favori, se non delle sole promessi, che questi gli elargiscono. Per cui, i veri corrotti sono gli elettori e non gli eletti! E poi, le italiche genti non fanno politica. Non sanno farla! Altrimenti gli esiti sarebbero ben diversi! Per questo non seguiranno il suo sacrosanto consiglio, ma torneranno a fare la croce sui soliti noti che poi appenderanno invece loro sulle croci! Tant’è. L’taliano è così: corrotto, e perciò vota chi gli è speculare, e pezzente!

  • Di (---.---.---.172) 21 gennaio 2013 15:16

    Anche per cose come l’inversione dell’onere della prova, mi sembra di vivere in una vecchia monarchia (non come un inglese, per dire), non in una repubblica.
    Non sragiona chi dice che siamo ancora sudditi e non cittadini.

  • Di (---.---.---.172) 22 gennaio 2013 10:05

    Per tutti quelli che pensano, come Mazzotti e x72, che è tutta colpa di noi elettori se abbiamo questa classe politica, nazionale e locale, vorrei ricordare che il grosso dell’elettorato vota per un partito, senza preferenze, perché del partito conosce solo il leader (che vede in tv). 
    Per questo motivo, poi, bastano poche preferenze, comprate o adescate, per entrare nei consigli regionali come in Parlamento.
    E’ QUESTO MECCANISMO (conveniente per tutti i partiti) che premia i peggiori, e gli regala il voto di chi appoggia un partito, senza indicare preferenze nella scheda elettorale.
    E’ così o mi sbaglio?

  • Di (---.---.---.160) 22 gennaio 2013 22:44

    Sig.172, lo fa di proposito o non si rende veramente conto che coloro che votano come lei dice firmino così la loro imbecillità? Vedo che dimentica un aspetto cruciale della dinamica sociale: che il voto rappresenti il momento solenne della vita democratica e non qualcosa da assimilare a un volgare giochino televisivo!

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