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Ragazzo ucciso a Napoli: un altro omicidio di Stato

Si terranno oggi a Napoli i funerali di Giovanbattista Cutolo, un ragazzo di 24 anni, ammazzato a colpi di pistola da un 17enne, a Piazza Municipio, durante una normale serata tra amici.

A 24 anni non si può morire così, per un panino dopo una serata passata con gli amici e la fidanzata. Monta la rabbia tra la popolazione, mentre i giornali incalzano alla ricerca della dichiarazione più feroce. 

L’assassino è un ragazzo di 17, un’età in cui bisognerebbe solo inseguire i propri sogni con lo sguardo proiettato verso il futuro e non girare con una pistola carica in tasca. È colpevole, pagherà, ma non basta ed è inutile invocare la pena di morte o l’ergastolo. Non saranno pene esemplari a cambiare la società in cui questi ragazzi crescono. 

C’è una responsabilità sociale in quello che è successo, che non giustifica ma spiega e racconta una realtà sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vuol vedere. Non è una responsabilità di nessuno, di un ente astratto, ma porta una lunga lista di nomi, gli stessi nomi scritti nelle liste elettorali, i nomi dei rappresentanti delle istituzioni e di quelli degli enti pubblici preposti al controllo. 

A Napoli, come in tante altre città, le istituzioni latitano e lo Stato è assente, ma non è solo una questione di mancanza di fondi, alle spalle c’è una chiara volontà politica. A Napoli esiste un sistema parallelo, se nasci in quell’ambiente non hai scelta, non conosci le alternative, non vedi altre strade. Se nasci e cresci nella criminalità, questa diventa normalità. Sono due le vite spezzate, due ragazzi innocenti per motivi diversi, uno che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, o almeno così si dice, era Giovannattista, ma poteva essere chiunque, l’altra vita era già spezzata da tempo probabilmente.


 

Sono segnate per sempre la vita di tutti gli amici presenti che non vedranno più le strade di Napoli con gli stessi occhi, non si sentiranno più al sicuro nella loro città. 

Chi vive a Napoli lo sa bene, lo Stato qui non esiste, le forze di polizia fanno finta di non vedere, per non parlare di un sindaco (con la s minuscola) latitante, nascosto nelle sale del potere a curare i propri interessi e quelli dei suoi cari. Dopo una certa ora, la città è abbandonata a se stessa, basta fare un giro per le centrlissime Piazza Dante o piazza Trieste e Trento dove le bande di criminali in erba scorrazzano liberamente alla ricerca della prossima vittima. 

Si vive con lo sguardo basso a Napoli, la gente comune non può nulla e si cammina sperando di non attirare l'attenzione di nessun malintenzionato, pronti a tenersi qualche insulto o qualche sfottò, provocazioni che servono ad attirare nel tranello. Una risposta può diventare fatale, il criminale in branco deve difendere il proprio onore e dimostrare la propria forza sul più debole. Il crimine vive nell'impunità con il benestare delle istituzioni tutte e delle forze dell'ordine. 

Pagherà il 17enne, ed è giusto che paghi, nessuno vuole dire il contrario, ma alcuni parleranno di scelte sbagliate, ma per scegliere ci vuole un’alternativa che probabilmente non c’era. 

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