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Raffaele Cantone: livelli di corruzione molto alti, serve una battaglia educativa. Italia ancora penultima in Europa

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da sinistra: Raffaele Cantone, Ivan Lo Bello, Virginio Carnevali
Roma, Unioncamere, Presentazione CPI 2015. Firma protocollo tra ANAC e Transparency International Italia

ROMA - La presentazione dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) realizzato da Transparency International è l’occasione per fare il punto sulla situazione della corruzione in Italia tra Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Ivan Lo Bello, da poco più di sei mesi presidente di Unioncamere e noto imprenditore impegnato nella prima battaglia antiracket in Sicilia, e Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, al suo ventesimo anno di attività e che con gli Indici fornisce la fotografia di come i cittadini percepiscano sulla propria diretta esperienza la realtà corruttiva in ciascuno dei 168 Paesi oggetto della ricerca. 

Gli attori di questo incontro non fanno parte della classe politica, sono i protagonisti di una guerra lunga e dall’esito incerto contro una prassi diffusa i cui danni sono spesso ignorati se non tollerati dagli stessi cittadini, convinti che la corruzione sia un male incurabile. L’aver guadagnato 8 posizioni nella classifica mondiale della corruzione percepita rispetto allo scorso anno è – secondo Virginio Carnevali - il segnale di un piccolo miglioramento. Nulla cambia in Europa dove l’Italia rimane in penultima posizione, prima della Bulgaria ma dopo Romania e Grecia. Cosa fare quindi per invertire la tendenza? TI Italia punta molto sull’Autorità Anticorruzione, finalmente dotata di personale e piena operatività, sul whistleblowing, le segnalazioni alle quali la legge già votata alla Camera tenta di rimediare a silenzi e omertà, e soprattutto sulla partecipazione attiva dei cittadini e, con maggiori speranze, di quelli di domani che nelle scuole partecipano a progetti mirati educativi.

Raffaele Cantone che dopo un anno di fatiche si aspettava risultati migliori osserva ammette che il livello di corruzione “è ancora molto alto” nonostante la revisione del sistema dei contratti pubblici incentivi la trasparenza delle procedure. A preoccupare di più l’Autorità anticorruzione sono alcuni fatti di cronaca, apparentemente marginali, come quello dell’impiegato del Comune di Roma che, nonostante il clamore di “mafia capitale” e il commissariamento del Comune, è stato arrestato mentre intascava una tangente di duemila euro. Un segnale indicativo che fa intuire quanto sia estesa la rete della piccola corruzione. Per arginare il fenomeno servono “controlli su tutti i fronti, una battaglia educativa e un cambiamento i mentalità.” e un’amministrazione pubblica più trasparente. Cantone crede anche nel cambiamento dal basso con processi graduali e lenti, sicuramente più promettenti di eventi di grande impatto mediatico, vedi il 1992, che pur avendo tagliato i vertici della nomenclatura politica e di alcune imprese non ha intaccato le consolidate cattive pratiche tornate prepotentemente alla ribalta.  

E dell’importanza di trasparenza, innovazione e cambiamenti nel settore economico è convinto Ivan Lo Bello che, come presidente di Unioncamere, rappresenta un insieme di ben sei milioni e sessantamila imprese operanti in tutti i settori merceologici. La corruzione che per Lo Bello è una minaccia allo sviluppo del Paese nasce e prospera in presenza di ben precise situazioni: mancanza di una cultura di mercato, opacità della pubblica amministrazione e con una società civile assente che non manifesta una forte indignazione. I rapporti “amicali” spesso alla base dei comportamenti volti a aggirare difficoltà comuni sono una minaccia per l’economia. Per eliminare quindi quella zona di opacità in cui cresce la discrezionalità e la corruzione serve un’agenda digitale intesa a rendere tracciabili e semplificati tutti i rapporti tra aziende e burocrazia, eliminando la pericolosa quanto improduttiva area di intermediazione.

A riconoscimento del ruolo della società civile nel contribuire all’affermazione di una nuova cultura della legalità, Raffaele Cantone ha siglato con Virginio Carnevali un Protocollo tra Autorità anticorruzione e Transparency International Italia che punta “alla promozione della conoscenza e della corretta applicazione della normativa in materia di prevenzione dei fenomeni corruttivi e trasparenza nella pubblica amministrazione, alla sensibilizzazione della società civile in maniera quanto più diffusa”.

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CPI 2015 di Transparency International

Sull’utilità dei vari mezzi possibili dei quali si è discusso nel corso della presentazione di CPI 2015, non è stato citato il Freedom of Information Act italiano, ispirato a quello più conosciuto degli Stati Uniti e promosso da FOIA4ItalyIl decreto attuativo del FOIA annunciato come imminente già lo scorso anno dal ministro Marianna Madia sembra impantanato in Parlamento, pronto a essere depotenziato nei suoi aspetti più rilevanti e incisivi rendendolo di fatto la consueta brutta copia di qualcos’altro funzionante perfettamente. Eppure per capire i comportamenti di cittadini e professionisti di quell’Europa più trasparente che spesso invidiamo non occorre viaggiare molto. Basta aver visto, comodamente seduti, una serie svedese tv in onda su laEffe, “Annika: Crime reporter” . La protagonista, la giornalista Annika Bengzton, si trova alle prese con un’inchiesta su crimini che vedono coinvolti anche alte personalità dello Stato. In una scena dell’episodio trasmesso lo scorso 26 gennaio, Annika chiede allo sportello di un ufficio pubblico la ricevuta di spesa effettuata da un politico. L’impiegato domanda perché dovrebbe consegnarle il documento. La risposta della giornalista è semplice: il personaggio in questione è una personalità che svolge un ruolo pubblico. La nota spese viene quindi consegnata senza ulteriori indugi e anzi ne viene fatta una copia su richiesta della stessa Annika.

Potrebbe accadere in Italia?

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