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Rachida Dati e le femministe "retrograde"

Rachida Dati torna dopo 5 giorni dal parto quando il welfare francese le avrebbe assicurato almeno 16 settimane di congedo. Le voci da palazzo Mantignon affermano che per lei “il suo lavoro è troppo importante perché lo lasci per troppo tempo”. Le femministe, quindi, si scatenano, e l’attacano, incolpandola di “non allattare”, di “non occuparsi del bambino la notte”, di “recitare la parte dell’uomo”, insomma di privilegiare la sua carrirera – parole apparse su Libèration del 9 gennaio a firma del Collectif national pour le droit des femmes .

Una battaglia in una Francia in cui l’84% delle donne vorrebbe più giorni di congedi maternità. Una battaglia tra chi afferma che ci sono donne alle quali non si possono imporre sedici settimane a casa o che vada in pensione a 60 anni.

La Dati sembra voler rimettere in discussione un welfare consolidato come quello d’oltralpe, gettando sulle femministe l’ombra di essere loro le retrograde. Lei che dopo neanche una settimana è uscita dalla clinica della Muette con sua figlia Zohra (sulla cui nascita, in Francia, si è scatenato il gossip per scoprire qual è la vera identità del padre) per accompagnare Sarkozy in Cassazione – cerimonia durante la quale il capo di stato francese avrebbe annunciato la cancellazione del giudice istruttore -. Giunta all’Eliseo i membri del Governo l’hanno accolta tra gli applausi.



I datori di lavoro francesi sono già pronti ad utilizzare l’esempio della Ministra per rivedere gli accordi con le loro impiegate.

La polemica si sposta subito in Italia e vede le donne in campo altrettanto divise tra chi vorrebbe tornare a lavoro subito e chi, invece, rimarrebbe a casa. Navigando in rete c’è chi afferma che aiuterebbe, anche, contro la depressione post parto. O il Foglio di stamane che vede nel welfare una “prigione”.

Commenti all'articolo

  • Di Virginia Visani (---.---.---.96) 12 gennaio 2009 17:28
    Virginia Visani

    Ammiro il gesto di Rachida che dimostra quanto la maternità (per di più di una donna single) sia un bene irrinunciabile in nome della carriera . Tuttavia,non pensa Rachida che per un bimbo si debba lasciare perdere un impegno, importante o ininfluente che sia.
    Quanto alle femministe, mi chiedo: chi sono? dove sono? Sono le donne che trent’anni fa o giù di lì, hanno lottato per il diritto alla licenza post-partum?O non sono invece quelle che, sempre negli anni ’70, inneggiavano alla maternità e al parto come alla scoperta di una femminilità troppo repressa da un’emancipazione tutta al maschile?
    Ricordo allora l’enfatizzazione che veniva fatta del "parto in casa", al chiaro di luna, magari con il sostegno del guru del parto fatto in casa, Léboyer.... Si è rischiato allora di creare una "contro-ideologia", femminista anche quella.
    Ma la conquista vera, quella di cui le donne che hanno a lungo riflettuto su stesse, dovrebbero andare fiere è la libertà. Peccato che molte ne abbiano tuttora paura perché la libertà è responsabilità.

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