• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Tempo Libero > Cinema > Rabbia, bell’intreccio firmato Keshales e Papushado

Rabbia, bell’intreccio firmato Keshales e Papushado

Quattro gruppi di persone, un bosco e le loro storie che si sfiorano, si incontrano ed inevitabilmente si scontrano.

Interessante prodotto questo Rabbia (Kalevet). La coppia di registi israeliani Aharon Keshales e Navot Papushado riesce a creare un thriller con parecchio sangue giocando tutto su un luogo classico come il bosco ed un montaggio alternato che ci fa muovere in questo spazio.

Si comincia con un fratello che cerca di tirar fuori la sorella (ma i due sono anche amanti per un riferimento incestuoso pruriginoso ma che rimane fine a se stesso) da una trappola nel bosco.

La loro vicenda si intreccia con quella della persona che l’ha catturata (poco), con quella di un cacciatore che prova a liberare la ragazza ed anche con due coppie di ragazzi che nel bosco passavano per caso e due poliziotti (uno innamorato e uno brutto e cattivo) che invece di aiutarli…

Tutto riassunto in poche righe, ma il film si snoda bene e le vicende sono abilmente raccontate.

Dentro c’è moltissima roba.
Il centro della vicenda è secondo me il bosco, palcoscenico in cui tutto si svolge ma anche protagonista assoluto capace di nascondere sorprese importanti come mine esplosive e trappole per orsi… ed entrambe le cose avranno ovviamente un ruolo nella vicenda.

Proprio l’ambiente guida pian piano i protagonisti verso una follia collettiva che fa compiere a tutti indifferentemente incredibili errori, ed errori ancora più grandi e definitivi per coprire gli sbagli precedenti.

L’insieme è un crescendo che trasforma una giornata qualunque in un dramma collettivo fatto di sangue, terrore e casualità incredibili.

Del resto si sa che il bosco da sempre nasconde pericoli.

La forza di Rabbia è però il modo in cui i due autori raccontano il film. Un continuo montaggio alternato che ci mostra cosa i vari gruppi stanno facendo, facendoli incontrare e riallontanandoli, dividendoli e riunendoli, mischiando le carte continuamente.

E più volte i momenti clou accadono fuori scena, si svolgono in quell’attimo in cui la macchina da presa stacca per raccontarci altro.

Discreto l’intero cast, nel quale è impossibile non notare Ania BuksteinYael Grobglas causa gonnelline che mostrano lunghe gambe nude (ovviamente ed evidentemente poco adatte ad un’avventura nel bosco ma estremamente sexy).

Un buon thriller da uno stato come Israele che non ha enorme tradizione nel genere.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares