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RAI e donne: la clausola gravidanza e l’appello dell’Associazione Pulitzer

Lorenza Lei, direttrice generale della RAI, sembra continuare ad avere una relazione complicata (FB docet) con le donne, per come vengono “dipinte” in tv e poi per come vengono “trattate” nella realtà dalla RAI.
 
L’associazione Pulitzer, prima di Sanremo, aveva già lanciato un appello alla dg RAI, rimbalzato tantissimo in internet e su facebook, riguardante un servizio del TG1 a cura di Vincenzo Mollica, in cui, attraverso un siparietto, ripetitivo e -diciamocelo- squallidotto, Morandi e Papaleo presentavano Ivana Mrazova, la valletta del Festival, con il solito stereotipo della “ragazza bella, giovane, straniera e inesperta, che, come una stupida bambolina, viene rimbalzata tra i due uomini affermati che le dicono che cosa deve fare e che cosa deve dire. Una bella marionetta senza testa che per muoversi e parlare ha bisogno di due abili burattinai che hanno tre volte la sua età”.
 
Con l’appello, dunque, si chiedeva alla Direttrice Generale di prendere “pubblicamente posizione contro questo umiliante servizio prodotto dalla sua azienda”; che il TG1 delle 20.00 offrisse uno spazio adeguato affinché i giornalisti che avevano realizzato il servizio e i presentatori potessero scusarsi pubblicamente con le donne italiane; che fossero “immediatamente poste in essere tutte le iniziative necessarie per rispettare gli standard giornalistici degni di un servizio pubblico, nel pieno rispetto dell’immagine e del ruolo della donna”.
 
Invece, sappiamo tutti come è andata a Sanremo. Evviva la donna cantante, purché Belen spogliata. Ma comunque, per la Lei “inspiegabilmente” ancora rogne.
 
Errori di Stampa, coordinamento dei giornalisti precari romani, infatti, ha denunciato una “vergognosa clausola gravidanza” che sarebbe sistematicamente inserita, al punto 10, nei “contratti di consulenza” propugnati ai giornalisti precari della RAI. Nella lettera che EdS ha destinato a Lorenza Lei, il coordinamento lancia ai vertici una duplice richiesta: da una parte l’abolizione della “vergognosa” clausola 10, dall’altro di “porre fine al proliferare di contratti "ultraleggeri", che permettono a Viale Mazzini di “assumere i giornalisti che lavorano per i programmi di rete e non di testata con contratti-truffa come quelli da "consulente", "presentatore-regista" o "programmista-regista". Etichette dietro alle quali, nella gran parte dei casi, si celano redattori che svolgono attività puramente giornalistica. Assunti però senza uno straccio di tutela, pagati a partita IVA e a puntata, a fronte di fatture in cui è vietata inserire la voce INPGI, l'istituto di previdenza sociale giornalistica”.
 
La clausola incriminata, testualmente, reciterebbe: “Nel caso di Sua malattia, infortunio, gravidanza, causa di forza maggiore o altre cause di impedimento insorte durante l’esecuzione del contratto, Ella dovrà darcene tempestivamente comunicazione. Resta inteso che, qualora per tali fatti, Ella non adempia alle prestazioni convenute, fermo restando il diritto della Rai di utilizzare le prestazioni già acquisite, le saranno dedotti i compensi relativi alle prestazioni non effettuate. Comunque, ove i fatti richiamati impedissero, a nostro parere, il regolare e continuativo adempimento delle obbligazioni convenute nella presente, quest’ultima potrà essere da noi risoluta di diritto, senza alcun compenso o indennizzo a Suo favore”. 
 
Il coordinamento Errori di Stampa, quindi, ravvisa una violazione dell’art. 3 Cost., cioè “un ostacolo formale vergognoso al raggiungimento di condizioni di reale eguaglianza fra lavoratori (precari) e lavoratrici (precarie)” in quanto, “se una donna rimane incinta la Rai potrà valutare l'incidenza della gravidanza sulla produttività della lavoratrice e, se questa ne risultasse compromessa, si riserva sostanzialmente di risolvere il contratto”; ancora, “scegliere un figlio potrebbe implicare la rinuncia coatta dal lavoro”.
 
Un bel dilemma, mai sentito, che si riaffaccia nel 2012. Con la crisi. Soprattutto etica. E come direbbe Maurizio Crozza, adesso mi è più chiara la relazione.
 
Fonte testo e immagine clausola: Errori di Stampa

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