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Quel rapporto tra servizi americani e collaborazionisti dei nazisti per la questione di Trieste

Le vicende del Confine Orientale sono di una importanza straordinaria per comprendere la storia del '900 e soprattutto tutto quello che è accaduto successivamente alla fine della seconda guerra mondiale. 

Penso per esempio alla guerra fredda, alla strategia della tensione e così via dicendo. La guerra fredda, che ha visto la creazione di un blocco Occidentale univoco tra democratici, nazisti, fascisti ed anticomunisti, è nata proprio sulla questione di Trieste a guerra "calda". Ed il documento che ora segue è l'ennesima prova di ciò.
 
Tra gli atti desecretati della CIA vi è un documento molto importante che riguarda la medaglia d'oro al valor Militare di Antonio Marceglia, che prestò servizio nella X MAS e concluse la sua carriera come membro del Consiglio Superiore della Banca d'Italia.
 
Lo scopo della sua missione era duplice ed emergerà in una relazione datata 20 giugno 1945: prendere contatto con il Com.te J. V. Borghese della X a MAS al fine di concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia e prendere contatto con il Cap. G. N. Giovanni BUTTAZONI, Com.te del Battaglione N. P., al fine di introdurne nel S.D. elementi fidati e stabilire un collegamento attraverso le linee intensificando il servizio di C. S. 
 
Dopo essere stato formato sulla X MAS ed aver ricevuto istruzioni dal servizio segreto americano del SIS, con la copertura di infermiere inizierà la sua missione. Il suo equipaggiamento sarà costituito da un semplice abito civile piuttosto dismesso, da una valigia contenente qualche effetto di vestiario ed alcuni medicinali in modo che sia più che evidente la sua attività di infermiere. Sarà in possesso anche di un tesserino di riconoscimento della G.N.R. di Firenze compilato in italiano e in tedesco e di un Documento di riconoscimento della Croce Rossa. 
La sua missione inizierà nei primi di marzo del 1945 partendo da Roma accompagnato dal Comm. RESIO del SIS Ten.ANGLETON del OSS e dal Magg. Vittorio SORANI, già Comandante della Brigata Partigiana ”V" di Firenze.
 
Dopo diversi viaggi verrà, durante una battuta di perquisizioni, fermato ed arrestato dalle SS, riuscirà a venire in contatto con alcuni esponenti della X Mas e venuto a conoscenza che questa stava provvedendo a ritirarsi dalla Venezia Giulia intervenne invitando la persona con cui era in contatto in quel momento affinché facesse pressione direttamente verso Borghese per annullare il ritiro delle sue truppe.
 
Mussolini, un rammollito
Nel primo colloquio avuto con Borghese si parlerà della disfatta di Tarnova, degli ostacoli che la XMAS avrebbe subito da parte del Governatore Austriaco del litorale adriatico REINER e dal disinteresse che la questione della Venezia Giulia sussisteva nei confronti del governo fascista. Marceglia insistette nei confronti di Borghese affinché si realizzasse una resistenza armata ed organizzata dalla durata di due o tre giorni per arrestare l'arrivo dei partigiani Jugoslavi e favorire l'entrata nella Venezia Giulia degli Alleati. Il Comandante rispose che a “causa della lunga inattività bellica della X MAS i tedeschi insospettiti lo hanno costretto ad inviare alcuni battaglioni al fronte, ragione per cui lui non ha a disposizione forze atte allo scopo.”
Marceglia allora si offre se necessario di recarsi da Graziani o Mussolini per sollecitare il loro interessamento al problema. Il Comandante risponde che il primo è troppo legato ai tedeschi con la questione del fronte occidentale e non ha la podestà di spostare delle truppe e che il secondo è ormai completamente rammollito e da ascolto all'ultimo venuto."
 
Rifornimento armi alla XMAS
Interessante è capire anche come poteva avvenire il rifornimento di armi alla X MAS: “Riprendo l'argomento del problema Giuliano. Per invogliare il Comandante ad un'azione attiva ed efficace dichiaro di poterlo fare aiutare nel caso abbiano bisogno di armi o denaro per equipaggiare i reparti che saranno destinati ad andare nella Venezia Giulia. Questo invio di armi poteva esser fatto con un falso lancio ai partigiani in territorio controllato invece dalle sue forze.”
Ma Borghese desiste,dilungandosi sull'opera di propaganda da lui svolta nella Venezia-Giulia mediante uno specifico ufficio collocato a Venezia sotto la direzione del Dottore Italo SAURO e di un certo DRAGHICCHIO, in base a quello che emerge nella relazione. 
Parla del corposo materiale tipografico propagandistico distribuito nella regione da un sedicente comitato di azione italica da lui creato.
“Dichiara di aver creato pure una rete di informazione sia nella regione che in Croazia ma che in questa opera è ostacolato sia dal Ministero degli Interni tramite la questura che arresta i suoi informatori sia dal Partito Fascista. Dichiara inoltre di aver tentato di prendere contatto con la Divisione Partigiana Osoppo e con le brigate Piave ma che ha trovato in questa opera notevoli ostacoli.” 
 
Incontro con alcuni Partigiani e la situazione di Trieste
Il giorno 8 aprile si reca a Cormons (Gorizia) di dove è originario e dichiara di prendere contatto con un certo Nadale “che è in collegamento con i partigiani italiani nella regione del Collio e mi preparo ad incontrare il Maggiore inglese che controlla queste formazioni partigiane. Insisto con il Nadale perché faccia opera di convincimento con i Comandi partigiani italiani perché scendano nella città di Gorizia insieme ai partigiani di Tito in modo che la situazione non sia unilaterale.” 
 
Poi si reca a Trieste per incontrarsi con Makaus del servizio segreto americano OSS per prendere contatti con lui ed accordi riguardo l'azione della Divisione Osoppo e Brigata Piave per la difesa della italianità della Venezia Giulia. Ma non riuscirà ad incontrarlo. Durante la sua visita a Trieste scriverà che “ la popolazione è piuttosto apatica e non esiste alcun serio preparativo per fronteggiare la minaccia Slava. I partigiani italiani appartengono esclusivamente al Partito Comunista e le loro formazioni sono fortemente influenzate dalla propaganda slava.Il CLN italiano della città lavora quasi nel vuoto fortemente ostacolato dalla miope politica fascista. Le forze armate italiane sono esigue (Guardia Civica, X MAS, Guardia di Finanza, etc.) sparpagliate e non esiste alcun piano difensivo. Nella città si sono già infiltrati 20,000 partigiani slavi, oltre a questi il governatore REINER ha avuto la buona idea di dislocare nei dintorni 15,000 cetnici”. Ciò per capire quale doveva essere il fronte anticomunista che poi in parte si realizzerà pienamente. 
Ultimo colloquio con Borghese
Nel terzo ed ultimo colloquio con Borghese emergeranno altri dettagli significativi. Ritiene che la sconfitta di Tarnova ha spaventato la XMAS “e che egli( Borghese) preferisca al momento del collasso aver a che fare con gli Alleati e non con i partigiani slavi. Teme inoltre che fino all'ultimo egli non voglia intraprendere nessuna azione che possa sembrare strana ai tedeschi o poco utile alla loro guerra. Il rifiuto di adoperare i reparti ancora disponibili della X MAS nella Venezia-Giulia è questa volta ben precisa”. 
Alla faccia di quelli che rivendicano la grande volontà e dedizione di questa forza collaborazionista con i nazisti di difendere la Venezia Giulia e l'italianità di queste terre.. 
Le Conclusioni della relazione 
Le sue conclusioni saranno le seguenti: “Ritengo che il piano dell' impiego della X MAS come forza di arresto all'avanzata slava sia stato nell'insieme ben congegnato. Non si è tenuto pero' conto come come questa operazione in nessuno modo poteva servire come affermazione di italianità della regione, sia perché queste forze erano in ultima analisi nemiche degli alleati sia perché esse erano quanto mai odiate non solo dai Giuliani ma anche dagli italiani in genere. Nella fase finale della guerra la X MAS ha mostrato inoltre una consistenza militare e uno spirito molto minore di quanto non si prevedesse a Roma. E' mia opinione che doveva essere invece curata a fondo una organizzazione partigiana italiana nella regione, con l' invio di esperti e di materiale, con un forte aiuto al C.L.N. locale e mantenere uno stretto collegamento tra C.L.N. di Trieste e quello regionale Veneto, collegamento che è invece mancato. L'impiego di forze partigiane occupazione/mista della città avrebbe in seguito impedito la loro immediate soppressione. Se oggi i destini della regione e della città sono ancora molto dubbi, molta responsabilità appartiene al governo e ai dicasteri militari di Roma." 
Quello che ci si domanda, ad esempio è se tutto questo sia stato solo un piano congegnato o abbia in parte trovato luogo. Quanto emerge in questo documento è grave, grave perché dimostra come i "democratici" pur di contrastare il comunismo e l'avanzata del comunismo abbiano cercato contatti proprio con i nemici che stavano combattendo, nazisti e collaborazionisti dei nazisti. Per esempio ci si chiede se quando i nazisti a Trieste, decisero di "rinchiudersi" nel Castello di San Giusto e presso il Tribunale, lo fecero realmente per non consegnarsi alle truppe partigiane Jugoslave o se ciò è stata solo una scusa che aveva come finalità il ritardare, come è accaduto nella realtà, la piena "presa" di Trieste da parte dell'esercito di liberazione Jugoslavo e favorire l'entrata in città delle altre truppe "alleate" alle quali, dopo due giorni di combattimenti, che erano quelli richiesti per ritardare la liberazione e conquista di Trieste da parte dei comunisti Jugoslavi, si consegneranno. E come noto, in relazione a questo fatto si sono create le condizioni determinanti per favorire, dopo 42 giorni, l'allontanamento delle truppe Jugoslave da Trieste, la divisione del territorio in A e B, e l'amministrazione provvisoria angloamericana fino al 26 ottobre del '54 quando poi questa passerà all'Italia. 
Marco Barone 

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