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Quattro triglie per una coppia

Si era ai tempi del mitico attacco dell’Inter formato da tali Jair, Mazzola, Peirò, Suarez e Corso, delle prime autovetture “Cinquecento” cui si faceva un discreto rifornimento mediante 500 (lire) di super e 500 di normale, di un poco più che ventenne impiegato sportellista appena coniugatosi, stipendio mensile intorno alle ottantamila lire, assorbito per il 35% dall’affitto di casa.

Nella città vecchia di Taranto, s’affacciava, presso Piazza Fontana, la pescheria “Bellavista” (non è dato sapere se esista ancora) e, saltuariamente, il giovane bancario, alla fine dell’orario di lavoro nella vicina Agenzia all’imbocco del Ponte di pietra, era solito transitarvi per procurarsi una manciata di specialità ittiche fresche.

Le scelte vertevano prevalentemente sulle triglie, esemplari di formato medio - piccolo sui 75/100 grammi di peso, che, all’immaginario dell’avventore, rendevano quasi la sensazione di voler sorridere con quelle minuscole pupille traslucide, antenne e sensori di salsedine profumata.

Quattro, in genere, i “pezzi” individuati e acquistati, il corrispettivo pagato pari a 400 (lire), ossia 100 per ciascuno.

E, ogni volta, in casa, si poteva imbandire una cenetta per due, una pietanza succulenta, gustosa, da festa.

Si provi, il giorno d’oggi, un attimo appena, a dare un’occhiata, in pescheria, alla varietà “triglie” di analoga pezzatura: sul cartellino del prezzo, si leggerà da 15 a 25 (euro) il chilogrammo, cioè a dire da ventidue a trentasette volte tanto.

E’ vero, è trascorso tanto tempo, per fortuna le triglie sono ancora adesso squisite come allora.

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