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Pussy Riot, procuratore chiede tre anni di prigione per odio religioso

Si avvicina il giudizio per le Pussy Riot, gruppo femminista russo che rischia fino a sette anni di prigione per ‘odio’ religioso. Le musiciste avevano scelto come forma di provocatoria protesta contro Vladimir Putin una ‘preghiera punk‘ in una chiesa ortodossa a Mosca. Ma il patriarca Kirill ne aveva invocato l’arresto, per l’atto giudicato blasfemo.

La pesantissima pena richiesta e le condizioni in cui si stanno svolgendo il processo hanno destato indignazione in tutto il mondo, con una mobilitazione dei musicistiun appello di Amnesty International. Ora il procuratore Alexei Nikiforov durante il dibattimento in tribunale ha chiesto per le tre musiciste — Maria Alyokhina, Nadezhda Tolokonnikova e Yekaterina Samutsevich — ben tre anni di prigione. Sostenendo che “devono essere isolate dalla società” e altrimenti potrebbero ripetere atti blasfemi.

L’accusa ha insistito sul fatto che si tratti di un’offesa alla religione e non di un atto politico, etichettando le donne come delle pericolose femministe. Addirittura negando l’evidenza e sostenendo che le Pussy Riot non abbiano fatto riferimento a qualche politico. Mentre invece la loro ‘preghiera’ era una satirica invocazione alla Madonna proprio per ‘mandare via’ Putin.

Emerge dal processo il peggio dell’integralismo ortodosso russo. Tra le perle, uno dei legali delle presunte ‘vittime’, Yelena Pavlova, ha contestato il fatto che per le accusate il femminismo sia ammesso dalla Chiesa ortodossa rispondendo seccamente che “il femminismo è un peccato mortale”.

Intanto l’opposizione al governo si va risvegliando proprio grazie al caso delle Pussy Riot. Una manifestazione di protesta è prevista per il 19 agosto. Mentre aumentano le voci contrarie alla repressione verso le cantanti. Anche la popstar Madonna, che si esibirà in concerto proprio a Mosca, ha espresso la sua solidarietà alle Pussy Riot attirandosi le ire del patriarcato.

Come ha fatto Mark Feygin, uno degli avvocati delle Pussy Riot, occorre insistere sulla tutela della libertà di espressione. E far capire come una sentenza repressiva rischi di affossare ulteriormente i diritti umani in Russia e favorire il confessionalismo. Per questo è importante sensibilizzare l’opinione pubblica affinché le Pussy Riot siano liberate, in vista dell’imminente pronunciamento. Anche l’Uaar quindi invita a firmare e diffondere la petizione di Amnesty.

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