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 Home page > Attualità > Economia > Pubblica amministrazione e tasse. Incomunicabilità fiscale

Pubblica amministrazione e tasse. Incomunicabilità fiscale

Ma voi ricordate la celebre promessa/aspirazione/obiettivo di Matteo Renzi, quando il medesimo stava dando la scalata al Pd, al Paese ad al governo? Un magico mondo di “banche dati che comunicano tra loro”, la fine dell’evasione fiscale ma anche della burocrazia asfissiante che spinge a moltiplicare le comunicazioni alla pubblica amministrazione, centrale e locale. “Una terra promessa, un mondo diverso dove crescere i nostri pensieri”, avrebbe detto Eros Ramazzotti.

Sfortunatamente, le cose non sono cambiate granché (ehi, ma serve tempo, no?), e capita ancora che alcune amministrazioni pubbliche mettano dei simpatici ostacoli tra i cittadini e la promessa di minori tasse. Basta annunciare sconti fiscali in nome di “equità” e “socialità”, e l’intendenza (non) seguirà.

Da un lettore riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Caro titolare,

ho affittato un appartamento di mia proprietà, ubicato a Milano. Il contratto è stato regolarmente registrato, ed ho optato per la tassazione a cedolare secca. Sin qui, tutto bene. Giunto al momento di pagare l’Imu al Comune di Milano, ho ritenuto di ricadere in una ben precisa categoria di contribuenti: quelli che hanno affittato una propria casa di proprietà con contratto registrato. Pertanto, l’aliquota applicabile sarebbe dovuta essere del 9,6 per mille.

Immagina la mia sorpresa quando il commercialista mi ha comunicato che in realtà avrei dovuto pagare secondo l’aliquota massima del 10,6 per mille, praticamente quella che si utilizza per le seconde case sfitte. “Ma come è possibile?”, ho chiesto incredulo. E’ possibilissimo, è stata la risposta, perché la “agevolazione” dell’1 per mille non è automatica, ed ovviamente le banche dati del Comune di Milano non accedono a quelle dell’Agenzia delle Entrate. Nello specifico, come da delibera comunale, ecco la documentazione da presentare per segnalare al Comune di Milano che ho un contratto d’affitto regolarmente registrato, e sul quale pago le tasse:

1. Copia conforme del contratto di locazione, vale a dire: fotocopia del contratto con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, come da testo rinvenibile sul sito del comune, unitamente alla copia della carta d’identità del locatore;


2. Copia modello/i F23 per l’assolvimento dell’imposta di registro relativa all’anno solare (o eventuale minor periodo) per il quale si intende applicare l’aliquota IMU agevolata;
3. Copia del modello 69 in caso di opzione per la cedolare secca;
4. dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante l’assolvimento degli obblighi fiscali.
La presentazione dovrà avvenire entro il 4 febbraio (termine per la presentazione della dichiarazione IMU) mediante una delle seguenti modalità:
* presentazione diretta al protocollo del comune (settore finanze e oneri tributari);
* fax*
* raccomandata
* pec, con la precisazione che l’indirizzo utilizzato non deve essere necessariamente quello del proprietario dell’immobile.

Non è meraviglioso, tutto ciò? Si apre la caccia al tesoro per fruire del poderoso “sconto” fiscale che il Comune di Milano graziosamente concede ai suoi sudditi più “ricchi”. Perché le banche dati della P.A. allargata non comunicano.

L’unico che comunica è un giovanotto un po’ arrogante ed altrettanto parolaio, che ci/vi ha promesso di cambiare tutto senza cambiare nulla. Però ci vuole tempo, notoriamente. Proviamo con un bel ventennio?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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