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Propongono i Referendum: gli Italiani pagano

Qualsiasi risultato uscirà dalle urne tutti i promotori del referendum hanno vinto: i sostenitori del SI e i sostenitori del NO. Gli unici a perdere, come al solito, sono gli italiani che si vedono sfumare circa 400 milioni di Euro per un Referendum che poteva essere evitato: se i nostri politici, anziché legiferare per convenienza di partito e di potere, avessero legiferato per le esigenze dell’Italia, ed in modo particolare in accordo con l’opposizione in “collegialità, sistema sconosciuto nell’Italia delle spartizioni”, questo referendum poteva essere evitato.

In Democrazia il Referendum è lo strumento attraverso il quale il popolo sovrano viene chiamato alle urne per abrogare o mantenere una legge.

In Italia, come al solito paese anomalo, dello strumento democratico del referendum se ne sta facendo un abuso sconsiderato; nonostante la disciplina dettata nella legge n. 352 del 1970, ulteriori limiti nell’accesso al referendum abrogativo arrivavano a seguito delle sentenze di ammissibilità della Corte Costituzionale.
 
Infatti dal primo referendum del 12 maggio 1974 (che riguardava l’abrogazione della legge Fortuna- Baslini del 1970 con la quale era stato introdotto in Italia il divorzio) al 21 giugno 2009, siamo stati chiamati alle urne ben 15 volte per abrogare o confermare 60 leggi, leggi di vario genere: dal divorzio al nucleare, alla caccia, al finanziamento pubblico dei partiti, responsabilità civile dei giudici, abolizione della commissione inquirente e del trattamento dei reati dei ministri. Addirittura dopo la catastrofe di Cernobyl siamo stati chiamati alle urne per escludere l’Enel dal partecipare alla costruzione di centrali nucleari all’estero.
In questi referendum il quorum è stato sempre raggiunto e superato fino al referendum dell’11 giugno 1995, ma appare il primo sintomo di disinteressamento al referendum del 3 giugno 1990.

Dal 15 giugno 1997 al 12 e 13 giugno 2005 non è stato raggiunto mai il quorum, dunque sono stati solo soldi buttati dalla finestra in nome della Democrazia. I promotori, i firmatari e i Politici non riescono ancora a comprendere che l’Italiano è ancora in attesa di risposte per tutti quei referendum proposti solamente per mostrare i muscoli; ma erano poi così indispensabili proporli con tanta frequenza? In realtà l’unico referendum che veramente ha cambiato l’Italia Bigotta, clericale e ipocrita è stato il primo referendum del 1974 “Abrogazione della legge del 1970” con la quale era stato introdotto in Italia il divorzio. In questa circostanza la DC e il Vaticano, forti dell’influenza che avevano sulla popolazione, erano convinti che gli Italiani sarebbero rimasti ipocriti e paurosi delle scomuniche e quindi avrebbero votato Si all’abrogazione della Legge. La sconfitta del referendum fu interpretata come una dura sconfitta della DC e Amintore Fanfani, grande sostenitore del SÌ.

 
La legge 194, che riguarda la possibilità di interruzione della gravidanza, nasce un po’ strana (sempre in un paese di bigotti per acquietare l’ira del Vaticano!) poiché la donna che si presenta in una struttura pubblica per interrompere volontariamente la gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione, si trova di fronte una situazione a dir poco surreale, infatti il medico può diventare obiettore e rifiutare di eseguire l’intervento. Questa resistenza ipocrita, esiste anche con la pillola del giorno dopo. Gli schieramenti politici ancora sono divisi per questo referendum e ci sono alcuni che vorrebbero proporre un referendum per abrogare la legge. Queste contraddizioni possono accadere solo in un Paese come l’Italia dove si spendono soldi per poi ricominciare sempre dall’inizio.
 
Non voglio fare il contabile, ma quanti soldi pubblici in queste quindici tornate di referendum?
 
Questi soldi non potevano essere spesi per il sociale, come la costruzione delle case popolari? Emergenza che nelle grandi città esiste da sempre, ma questa è un’altra storia.
 
In Italia, prima del 1974, i Radicali, Pannella e Bonino, hanno dovuto fare una battaglia interminabile per poter introdurre questo diritto, scontrandosi, chiaramente, con il parere dei partiti potenti dell’epoca e della sordità cronaca della televisione di stato (allora esisteva solo quel tipo di informazione).
 
La riflessione provocatoria è la seguente: ma se la politica ci convoca per abrogare le leggi che loro pensano, studiano, preparano, e viene votata dai due Rami del Parlamento e dopo due anni appena, come la legge elettorale attuale, non funziona, non è meglio che torniamo alle urne per le politiche, votiamo il Presidente del Senato, il Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio, i Ministri, pochi porta borsa? La crisi economica esiste. Al Parlamento scegliamo 40 professionisti di uno schieramento e 40 dello schieramento avversario, divisi tra Camera e Senato, che studiano, propongono leggi dopo il vaglio del Senato e la Camera. Con i seggi sempre aperti gli italiani votano per approvare definitivamente o bocciare la Legge. Sono convinto che questo sistema ci verrebbe a costare molto meno, le leggi sarebbero pensate per tutelare e non vessare i cittadini. E se la legge proposta risulta non efficace, i promotori verrebbero chiaramente licenziati. L’autogoverno è la migliore soluzione!

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