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Produzioni BIO Etica e Strategie di Mercato: l’importanza di chiamarsi Montalcino

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Nel panorama delle iniziative di vari territori d'eccellenza nella direzione di un'offerta completa di beni e produzioni certificate allo scopo di ottenere il consenso del mercato emergente del biologico, nonché d'indirizzare il consumo sociale verso sentieri di maggior garanzia salutistica, non può non spiccare quella che da un anno ha preso forma a Montalcino. L'innesco nell'area senese, a partire dagli anni ottanta, di nuove imprenditorialità nella produzione, nella commercializzazione e nella conseguente promozione del territorio (elementi che nell'insieme formano un marketing vincente), nel rapporto sinergico con quelle storiche, ha prodotto una diffusione geometrica dell'interesse a produzioni e metodi a tolleranza zero verso le pratiche agricole a indirizzo chimico (definite “tradizionali” in maniera strumentale da alcuni settori dell'economia e della finanza, usurpando una definzione di ruolo ecologicamente sostenibile per applicarla a una cosa che non lo è).

A poco meno di un anno dalla sua nascita (a novembre la prima candelina), il comitato Montalcino Bio può vantare numerosi successi, il più straordinario dei quali l'aver promosso e realizzato la costituzione di un distretto biologico istituzionale (come riportato in piena evidenza sui cartelli stradali di accesso alla località). Un'altra importante tra le prerogative del gruppo è la divulgazione mediante convegnistica; l'avvio di convegni scientifici e tecnici di esposizione di metodi e sistemi a supporto di un inversione di tendenza della produzione agricola meno deleteria per la biosfera e le sue risorse, l'ultimo dei quali dedicato alla Salute (nel rispetto della tradizione locale che vede nei vini di Montalcino un coadiuvante per molti disagi e patologie - fin dall'anno mille - concetto reso concreto nella campagna Vino e Salute, attiva già da una ventina d'anni nella zona, a seguito della scoperta dei benefici del rasveratolo sul sistema circolatorio), in programma per i prossimi festeggiamenti del primo anno di vita.

E' un manifesto assai potente quello di Montalcino Bio, che rende importante questa iniziativa per molti aspetti, alcuni dei quali ancora in nuce:

“Promuovere, nel territorio del Comune di Montalcino, lo sviluppo dell’agricoltura biologica e degli allevamenti biologici identificando, con tale espressione, il sistema di produzione agricolo e di allevamento nel benessere degli animali al fine di poter offrire al consumatore prodotti freschi, genuini e privi di sostanza chimiche, responsabilmente, a tutela della salute, riducendo al minimo l’impatto ambientale dell’attività agricola e di allevamento, quindi, in modo ecosostenibile, il tutto con conseguente sviluppo anche dell’attività turistica del territorio, nell’ambito del più ampio progetto di tutela ambientale e sostenibilità conseguente alla gestione biologica del territorio suddetto, ... alla realizzazione di un Distretto Bio/Naturale, intendendosi, per tale, l’area geografica corrispondente al territorio del Comune di Montalcino dove agricoltori, allevatori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni, in accordo tra loro, gestiranno, in maniera sostenibile, le risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo per arrivare alla promozione dei prodotti biologici, al fine del raggiungimento del pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali di detto territorio”.

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Oggi come non mai questa direzione presenta i connotati di una sfida. E' di pochi giorni fa la fusione tra Bayer e Monsanto (quest'ultima presto a processo per crimini contro l'umanità grazie a una “class action” alla quale per l'Italia partecipa Slowfood); le industrie chimiche si riorganizzano, si arroccano in una difesa disperata, concentrano il loro potere di persuasione fatto di finanza e prebende, saranno più velenose che mai per difendere i propri interessi dall'assalto della “cultura della salute” dilagante dall'intero pianeta... se è vero come vero che nel comitato Bio di Montalcino trovano posto alcune aziende che producono in ampie estensioni vitate di Brunello Docg, tra le quali le maggiori sono Col d'Orcia (tra i promotori) e Castello di Camigliano, ma anche altre decine, oscillanti tra pochi ettari e grandi complessi vitati, tanto che la Banfi, l'azienda più rappresentativa in termini numerici della realtà montalcinese, è ormai circondata e già si avvertono movimenti d'interesse verso produzioni più ecosostenibili. E qui si arriva al dunque:

la presa di posizione di Montalcino e di parte preziosa della sua classe imprenditoriale e dirigente rappresenta anche la nascità di una forza capace di contrastare lo strapotere delle lobby economiche legate all'industria agro chimico alimentare, laddove, come a Montalcino ma in molti altri luoghi di produzioni d'eccellenza in Italia, la qualità (e dunque il ritorno economico dovuto al prestigio) non debba essere mai inquinata da evenienze che la mettano in dubbio; forza fin'ora risultata poco efficace, garantita com'era solo dai pionieri e dalle loro associazioni, alle prese con una materia da costruire e di esito commerciale incerto.

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