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Prima regola in Terra Santa: "non ci sono regole in Terra Santa"

Assalto scattato alle 4 e 30 circa, alba di lunedì 31 maggio. Le unità speciali della marina israeliana sono arrivate con elicotteri e gommoni per assalire una delle navi dei pacifisti che tentava di raggiungere Gaza.

Prima regola in Terra Santa: "non ci sono regole in Terra Santa"

Il Fatto. Freedom Flotilla, così si chiamava la flotta salpata da Istanbul con un unico obiettivo: rompere il muro che divide Gaza dagli aiuti internazionali. Composta da sei imbarcazioni, compresa una nave turca, la F.F. aveva con sé tonnellate di aiuti umanitari. Il bilancio, ancora parziale, dell’attacco è di 19 morti e 26 feriti. La Farnesina annuncia la presenza di 4 italiani a bordo. Nessuno di questi sarebbe rimasto coinvolto nell’attacco. Tra loro una giornalista torinese, alcuni tecnici e medici italiani. 
 
L’accusa. La nave partita giovedì mattina aveva raccolto grossi quantitativi di aiuti tra professionisti del settore e beni materiali di prima necessità destinati alle popolazioni palestinesi. Più di 700 i passeggeri, tutti di diverse nazionalità.
 
Secondo Tel Aviv, a bordo della Flotilla erano presenti attivisti palestinesi armati. Dalle prime ricognizioni, però, si è subito avvertito l’errore. Gli uomini palestinesi a bordo, stando alla ricostruzione, si sarebbero difesi con bastoni e armi da taglio. Poi avrebbero sottratto con la forza un’arma ad un militare israeliano e a quel punto sarebbe scattato l’attacco. Gli uomini di Netanyahu avevano precedentemente minacciato di utilizzare la forza qualora i militanti avessero tentato di avvicinarsi alle coste della Striscia di Gaza.
 
Reazioni turche ed internazionali. In Turchia, sin dalle prime ore della mattinata si sta preparando la protesta, mentre dimostranti hanno tentato di assaltare il consolato israeliano a Istanbul. La Turchia ha convocato l’ambasciatore israeliano per protestare contro l’assalto alle navi, considerato inaccettabile. Si prevede lo sciopero generale degli arabo-israeliani, nonché proteste a Gerusalemme. Il governo israeliano ha espresso rammarico. I pacifisti, invece, hanno accusato Israele di aver violato le convenzioni internazionali.
 
L’analisi. Oltre le 200 miglia marine della costa, le imbarcazioni non sono sottoposte alla sovranità di alcuno Stato (lo dice il diritto Internazionale). L’assalto, con la forza, è avvenuto ben prima che la nave “ONG” arrivasse a forzare il blocco imposto da Israele su Gaza. Acque internazionali, civili uccisi e atto paragonabile a pirateria. Molte le voci che attendono chiarezza e luce sull’accaduto. Le navi intanto sono state scortate nei porti israeliani, dove avverrà l’inchiesta. L’intervento delle istituzioni europee e mondiali sarà più che necessario. I precedenti sono più che mai recenti. Non scordiamo ciò che è accaduto in Afghanistan con i cooperanti di Emergency.
 
Le organizzazioni umanitarie devono potersi avvalere di una regolamentazione affinché non vengano abbandonate nella formula del “soli contro tutto”. Se tutto ciò accade, l’unica regola è la paura. E quando la paura si impadronisce di un territorio di tregua, proprio questa fa cadere tutte le altre regole.

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