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Vaccino contro ebola ChAd3: presto i trial clinici

di Eleonora Degano

A dieci mesi dalla somministrazione, un vaccino sperimentale creato a partire dai frammenti di Dna di due diversi ceppi di virus Ebola (Zaire e Sudan) ancora protegge i quattro macachi usati per la sperimentazione. Promettenti dunque i risultati ottenuti finora da ChAd3, che prende il nome dal vettore usato dagli scienziati, il virus del raffreddore che colpisce gli scimpanzé. L’efficacia è stata finora testata sul ceppo del virus Zaire, uno dei più letali nonché responsabile dell’attuale epidemia africana, ma secondo gli scienziati il vaccino potrebbe rivelarsi altrettanto valido nell’immunizzazione dal ceppo Sudan.

Il vaccino, spiegano gli autori nel paper pubblicato di recente sulla rivista Nature Medicine, è in grado di scatenare una veloce risposta immunitaria, con effetti che superano di gran lunga le tempistiche ottenute finora (per quanto riguarda le ultime sperimentazioni, si parlava infatti di 4 o 5 settimane). Ottenere una simile immunoprotezione è stato possibile integrando alla somministrazione di ChAd3 quella di un secondo vaccino contenente segmenti di geni, sempre del virus Ebola, ma incorporati nel vettore MVA, modified vaccine Ankara, un virus della famiglia Poxviridae. Grazie a tale procedimento in due fasi a otto settimane di distanza l’una dall’altra, che prende il nome di vaccinazione prime-boost, si è riusciti ad aumentare sensibilmente la durata dell’immunizzazione.

La sperimentazione sui macachi si è dunque confermata un successo per ChAd3, i cui primi trial clinici di fase I sono stati già annunciati ufficialmente e verranno portati avanti ai National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, nel Maryland. Il team di scienziati che ha sviluppato il vaccino, guidati da Daphne A. Stanley dei NIH, si è dichiarato piuttosto speranzoso che, a fronte dei risultati ottenuti sugli animali, si possa arrivare presto a una versione del vaccino efficace anche sugli esseri umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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