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Precarizzazione: una continua riforma del lavoro

Con la riforma Biagi, ogni contratto modificato o di nuova nascita è un beneficio alle esigenze organizzative e di flessibilità delle aziende. Ai lavoratori questi mutamenti sono stati presentati come opportunità per chi deve entrare o rientrare nel cosiddetto mondo del lavoro, quando altro non sono che una continua precarizzazione. Da un decennio questo tipo di contratto è applicato a bel 2,5 milioni di unità, circa 11% del totale degli occupati.

Il contratto di apprendistato fino ad ora era così: 1) istruttivo e informativo in cui il giovane deve avere tra 15 e 18 anni, durata del contratto 3 anni; 2) professionale, età tra 18 e 29 anni durata di un minimo di 2 anni ad un massimo di 6 anni; 3) specializzazione durante i quali i giovani tra 18 e 29 anni possono ottenere un diploma o seguire percorsi di alta formazione. Può ricorrere a questo contratto il lavoratore dai 18 ai 29 (32 se disoccupati di lunga durata), oppure sopra i 50 senza lavoro da 2 anni, infine i portatori di handicap gravi. Per le donne non ci sono limiti quando il tasso di occupazione femminile è inferiore al 20% di quello maschile o quando il tasso di disoccupazione supera il 10% quello maschile.

La realtà, esposta in un rapporto del Comandante dei Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro Giovanni Scialdone ci chiarisce il quadro: "Più della metà delle aziende italiane, precisamente il 55 per cento, utilizza il lavoro nero e altre forme di lavoro irregolare, minorile compreso. A rivelarlo è il Rapporto 2004 sulle attività dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro. Su 21.431 imprese controllate (industriali, commerciali e agricole), in ben 11.859 si sono registrate irregolarità". 

L’estensione del lavoro non dichiarato - ha detto Giovanni Scialdone - soprattutto nelle piccole e medie imprese, appare pervasivo, dilagante, radicato in tutto il paese. Tanto che le forme di impiego irregolari possono essere assimilate a un elemento strutturale dell’economia italiana”. Il lavoro nero, spiega il Rapporto, è presente sia al nord sia al sud. Nel settentrione si manifesta “in maniera polimorfa, assumendo facciate solo apparentemente regolari” o forme di lavoro subordinato ‘contrabbandato’ per autonomo; a volte si tratta di doppio lavoro, lavori saltuari, fuori busta occultati da lavoratori regolari, fittizi contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Nel mezzogiorno, invece, il fenomeno assume modalità di lavoro a carattere continuativo; si va quindi dai lavoratori mai registrati e magari occupati in aziende fantasma coinvolgendo lavoratori giovani e adulti".

I militari hanno anche scoperto 1457 minori occupati illecitamente, per la maggior parte nel commercio e nell’artigianato, in lavori non consentiti o avviati al lavoro senza le visite mediche preventive e periodiche, o impiegati in orario notturno, senza riposo settimanale o pausa pasto ed altro. Sono stati denunciati per questo 874 datori di lavoro, a volte gli stessi genitori.

Importante anche lo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari: su 12.350 trovati al lavoro, il 26,5% (3.726) è risultato irregolare, il 19,4% (2.396) clandestino (...) Alta anche la percentuale riguardo i collaboratori familiari: su 706 lavoratori trovati nel corso di 715 ispezioni, 439 (il 62,7%) è risultato in nero; di questi, 212 erano clandestini e 124 irregolari (...) I carabinieri hanno inoltre scoperto il nuovo fenomeno del ‘lavoro interinale irregolare’, ossia quello delle cooperative fittizie che in realtà svolgono funzioni di mediazione lavorativa, ma senza averne né l’autorizzazione né le garanzie. I carabinieri nel rapporto le chiamano ‘cooperative in nero’; offrono manodopera a prezzi ‘stracciati’, e sono difficili da controllare per l’alta volatilità delle loro strutture: nascono, sfruttano e muoiono “in pochi mesi, tanto da rappresentare – si legge – un rudimentale quanto formidabile strumento di flessibilità”.

In tempo di difesa di diritti, già dalle leggi tutelati, questi vengono sempre disattesi e violati. Altre agevolazioni contributive sono la: Legge 407/90, Legge 498/98, Credito d’imposta, Contratto di Emersione, Contratto di Riallineamento, Contratto Formazione Lavoro.

Queste leggi, parziali ma sufficienti a dare l’idea di come siano solo a vantaggio degli imprenditori, benché i politici le spaccino come buona cosa sia per operai che per imprenditori. Mistificando che lo Stato sia superpartes nei rapporti tra le classi sociali.

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