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Precari, disagi, caos: inizia il nuovo anno scolastico

Parafrasando il D’Annunzio, verrebbe da dire: "Settembre... è tempo di tornare a lavorare." Per chi è fortunato. Perché è fortunato chi ha un lavoro ed è ancora più fortunato chi si è potuto permettere di andare in ferie.

In questo periodo in cui il posto fisso non è più una meta raggiungibile neanche lontanamente, e i precari, soprattutto nella scuola, sono ormai quasi la metà del personale, passare una giornata tra gli aspiranti insegnanti o personale ATA (Amministrativi ovvero gli impiegati in segreteria, Tecnici ovvero gli addetti ai laboratori e ai computer, ed Ausiliari, ovvero i collaboratori scolastici, cioè quelli che un tempo si chiamavano bidelli) è un po’ come entrare in un mondo dove si intrecciano frustrazione e rassegnazione, speranza e delusione, vecchie amicizie e agguerrite rivalità.

Ogni anno, infatti, i precari che sono riusciti a lavorare per 24 mesi anche non consecutivi (oppure gli insegnanti che hanno superato i corsi di specializzazione) e quindi a rientrare nelle graduatorie di prima fascia, si ritrovano nei primi giorni di settembre in un istituto scolastico incaricato dal Provveditorato agli studi dove possono "scegliere" (ma spesso, soprattutto all'inizio, le scelte sono tra il prendere un posto, anche lontanissimo o di poche ore, e rimanere disoccupati) tra le scuole e gli incarichi disponibili.

Così si incontrano più o meno le stesse persone degli anni precedenti: Maria, Giovanna, Piero, Silvia, Francesco... e tanti altri, ognuno con le proprie esigenze, ma tutti con la stessa speranza: di arrivare il più presto possibile all'agognato posto fisso. Possibilmente prima di giungere all'età della pensione. Perché chi è ormai in graduatoria da tanti anni, ha superato i 40 e molti anche i 50 di età.

Ogni anno, però è peggio e questo, in particolare, sembra che abbia raggiunto livelli al limite della sopportazione: invece di migliorare la situazione, le procedure si sono rallentate notevolmente, sono diventate molto più difficoltose. Le convocazioni avvengono, per la provincia di Roma, in una scuola di estrema periferia (oltre il Raccordo Anulare), dove le centinaia di persone sparse, in attesa di essere convocate, non sanno nemmeno quali sono le scuole e i posti disponibili.

Gli altri anni, infatti, veniva pubblicato un elenco all'esterno, piuttosto lungo, con gli istituti in ordine di distretto, che veniva aggiornato quotidianamente. Quest'anno, l'elenco, molto ma molto più corto (cioè meno posti disponibili) non segue nessun ordine e le scuole già scelte risultano ancora disponibili.

Il primo giorno della convocazione, la settimana scorsa, centinaia di collaboratori scolastici avrebbero dovuto scegliere entro un orario decente. Invece all'una di notte molti erano ancora lì in attesa. Diversi bambini (figli dei precari provenienti da tutta la provincia) dormivano stesi nei prati circostanti, con i loro genitori che ancora vagavano da una stanza all'altra senza sapere se e dove sarebbero andati a lavorare per tutto l'anno. "Sembrava una scena da terzo mondo", racconta qualche testimone, ancora sconvolto.

A quell'ora il personale di quella scuola, costretto a simili straordinari, era distrutto dalla stanchezza e una parte delle convocazioni è slittata al giorno dopo, peggiorando notevolmente la situazione. Le nomine rimaste per i collaboratori, infatti, il giorno successivo hanno causato a loro volta lo spostamento delle convocazioni degli assistenti tecnici e amministrativi, provocando ulteriori ritardi, inquietudini e nervosismi.

Come se non bastasse, poi, è stato deciso, da non si sa bene chi, che coloro che usufruivano della Legge 104 (cioè coloro che hanno familiari con gravi problemi di salute) dovevano essere chiamati prima di tutti gli altri, stravolgendo in questo modo le stesse graduatorie. Inoltre molte di queste persone chiamate anticipatamente non erano ancora arrivate, perché convocate più tardi.

Tutto questo insieme di cose è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: qualcuno si è limitato ad inveire a voce alta, ma altri hanno chiamato i carabinieri e altri ancora la polizia. Per farla breve, le convocazioni di questo secondo giorno sono iniziate a mezzogiorno passate. In questo modo chi credeva di uscire verso le dieci del mattino (o anche prima) con un posto sicuro per tutto l'anno scolastico, ha dovuto aspettare fino alle 4 del pomeriggio. E così via per tutti gli altri.

I problemi, tuttavia, non finiscono qui, poiché pare che le comunicazioni tra il Provveditorato e le scuole che si occupano di queste nomine non funzionino. Così ci sono dei posti vacanti che non verranno coperti presto perché se non risultano nell'elenco trasmesso, non possono essere scelti. Ma succede anche il contrario: ci sono dei posti segnalati liberi, che però in realtà non esistono o sono già occupati.

In Sicilia gli insegnanti sono già scesi in strada a protestare. Manca veramente poco perché lo facciano anche nel Lazio e, probabilmente, anche in altre Regioni.

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