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Povero Guido. E intanto il denaro dell’emergenza de L’Aquila è finito

Dall’incontro con il sindaco, nonché vice commissario alla ricostruzione, Cialente, promosso ieri dal tavolo di lavoro sulle tasse del presidio di piazza Duomo, scopriamo che il primo cittadino è indignato. Lo rivela in un tendone pieno di persone venute per ascoltare le sue parole e quelle di altri politici ed amministratori. Indignato con il governo,dopo quattordici mesi, la bella addormentata finge di svegliarsi. Dopo non aver mai preso una posizione netta e le necessarie distanze dalle linee governative per la conduzione dell’emergenza e per i decreti che non mettono danaro in questa tragedia.
 
Continua a modificare i suoi discorsi secondo la platea che ha davanti. Continua ad essere oscuro ed inefficace. E con lui tutto il team di dirigenti e tecnici di vecchia e nuova nomina. Persone inadeguate a fronteggiare la nostra condizione. Piccoli burocrati che si sono adeguati alle manovre dei pescecani che ci hanno divorato. Altro che orgoglio degli Aquilani. Il primo cittadino ha provveduto ad informarci che il danaro dell’emergenza è terminato. Quello per la ricostruzione non c’è. Quindi nessun contributo di autonoma sistemazione per i venticinquemila che si autogestiscono e che hanno visto gli ultimi miseri spiccioli a febbraio.
 
L’amministrazione pagherà marzo ed aprile, forse, e poi basta. Eppure ci hanno obbligati ad autodichiarazioni e richieste di incremento della somma per i nuclei di una o due persone. Con file snervanti ed impiegati indisponenti. Nessun contributo per i traslochi, altre code, nel caldo afoso dell’agosto dello scorso anno. Nessun contributo per i beni di prima necessità, perduti nel sisma. Niente danaro per i puntellamenti dei palazzi feriti. Nel frattempo questi signori, comissario Chiodi e vice commissario Cialente, non mettono neanche mano all’idea della città da ricostruire. Non hanno la più pallida idea di cosa occorre. Sono lì, in balia delle onde. Continuano a non parlar chiaramente. Continuano, loro che potrebbero essere ascoltati, a non dire agli Italiani e persino agli Aquilani stessi, quelli che credono ancora nel famoso miracolo, poiché rincretiniti dalla propaganda di regime, che qui siamo allo stremo. Che qui stiamo morendo.
 
La beffa è stato l’intervento dell’on Puerluigi Mantini, il quale, alla fine di un discorso tanto condivisibile, quanto superfluo, ha chiesto le dimissioni di Guido Bertolaso. Le ha chieste, fra gli applausi degli astanti, davanti a chi, seduto in prima fila, ex presidente della provincia e sindaco, ha da sempre avallato e riverito il capo della protezione civile. Insignendolo persino di premi al merito, e permettendogli di fare di noi e della nostra città carne da macello.
 
Il sindaco, raggiunto da me alla fine dell’incontro, quando gli ho detto che mi aspetto che urli a gran voce ciò che aveva appena sostenuto, non ha risposto, se non con parole che svicolavano dalla richiesta diretta. Mi ha detto che Guido, nonostante tutto, è amato da una parte di Aquilani e che lui ne è contento, poiché il poverino attraversa un brutto periodo. E mi ha rinfacciato che, quando ha chiesto la tassa di scopo per L’Aquila, è stato lasciato solo dal movimento. Movimento che ritiene debba essere il cagnolino che accorre per essere strumentalizzato. Lo ha detto senza neanche sapere che è in atto da tempo una raccolta di firme per richiedere la tassa. E che si è giunti ad un numero rilevante di consensi. Lo ha detto dopo avermi informata che il regolamento per la partecipazione, che noi pretendiamo a gran voce da più di un anno, è al vaglio di un tale Giuseppe (Totò direbbe uno scognomato) dal mese di luglio dello scorso anno. Lui non ha tempo per occuparsi della partecipazione dei cittadini. Mi domando cosa faccia.
 
Si pregia di lavorare ventiquattro ore al giorno. Ebbene, che porti a conoscenza della cittadinanza, che nulla sa, i risultati di tanto lavoro. Ma di trasparenza delle istituzioni, in questi lidi, non se ne parla. Il sindaco fa balenare le dimissioni da vice commissario alla ricostruzione. Le dimissioni non si paventano, a mo’ di minaccia. Le dimissioni si rassegnano, quando non si vuole essere complici di inganni ed iniquità.
 
L’Aquila è nelle mani di individui di questo calibro. Amministratori che non hanno il coraggio di riportare le nostre condizioni. E noi, cittadini responsabili, a cercare ancora un colloquio con loro. Mi dissocio. Non si può tirar via l’olio dai sassi. Cosa abbiamo noi, se non le nostre menti pensanti e la totale abnegazione dedicata al tentativo di applicare la democrazia partecipata? Non abbiamo contributi di sorta, mettiamo mano al già scarno portafoglio per stampare volantini e manifesti. E siamo stanchi e con mille problemi personali. L’esasperazione sta arrivando.La povertà vera presto busserà alle porte degli Aquilani. Stipendi medi ridotti, da luglio, a 700 euro mensili, autonomi già allo stremo, consumi azzerati. E le bollette ed i mutui da pagare.
 
Già, povero GUIDO, sta attraversando un brutto periodo.

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