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Polonia, diritto allo sbattezzo più vicino

In Polonia i laici che fanno riferimento al sito Wystap.pl (wystap = ‘lascia’, ‘esci’ in polacco), lanciato quasi tre anni fa dall’attivista Maciej Psyk (nella foto), sono più vicini che mai nel trapiantare la procedura civile dello “sbattezzo” italiano in terra polacca. La svolta a marzo, quando presso la Corte suprema amministrativa di Varsavia si sono svolte quattro udienze contro il locale ispettore generale per la protezione dei dati personali, in seguito a un’azione legale dei “membri” di Wystap.pl. Costo hanno sostenuto che quell’ufficio (l’equivalente del Garante per la protezione dei dati personali) non ha esaminato i loro reclami contro i parroci cattolici — che gestiscono i loro registri battesimali — sulla base di pretesti superficiali.

Alla fine i giudici non hanno accolto i deboli argomenti del Garante e hanno stabilito per tutti e quattro i casi che l’ispettore generale ha il dovere legale di distinguere tra i membri della Chiesa in questione (tutti e quattro i casi riguardano la Chiesa cattolica) da quelli che non sono membri o gli ex membri. Inoltre, in una sentenza i giudici hanno affermato esplicitamente che l’opinione e la coscienza dei ricorrenti sono state trascurate dalle autorità minori come fossero irrilevanti sebbene nei fatti le abbiano prese in considerazione mentre pronunciavano la decisione. Tutti i quattro casi sono stati sottoposti di nuovo al Tribunale amministrativo regionale di Varsavia [analogo al nostro Tar] per chiarimenti ed emendamenti. Queste sentenze hanno attirato l’attenzione dei media nazionali in Polonia.

“Questa è una vittoria che crea un precedente, e abbiamo combattuto molto per arrivarci: può darsi che segni una nuova era nelle relazioni tra Chiesa e Stato in Polonia. Non sarebbe stata possibile senza il coraggio, la passione, l’audacia, la persistenza, l’intelligenza, la pazienza e la determinazione che ci sono state necessarie e abbiamo manifestato durante questo triste e prolungato scontro con le nostre stesse autorità statali. Ciò che abbiamo ottenuto non era mai stato immaginato prima, ma ora appartiene alla giurisprudenza polacca. Zbigniew Kaczmarek, Robert Binias e altre due persone che desiderano rimanere anonime stanno ancora aspettando le motivazioni scritte della Corte suprema amministrativa, ma hanno già vinto”, ha detto Maciej Psyk.

A seguito dello schiacciante quattro a zero tra l’Ispettore generale e Wystap.pl, il Tribunale amministrativo regionale di Varsavia è obbligato a cambiare i pronunciamenti per i futuri casi. Il 17 aprile il giudice Ewa Marcinkowska, che presiedeva la corte in un caso chiuso più di un anno fa riguardante Zbigniew Kaczmarek, ha ammesso che “la linea di ragionamento adottata dal Tribunale amministrativo di Varsavia non trova l’accettazione della Corte suprema amministrativa” e che il caso è stato rinviato all’Ispettore generale per la protezione dei dati personali, che deve adottare questo nuovo orientamento.

“È stato davvero impressionante per noi, anche scoraggiante, trovarci a lottare per i nostri diritti con le autorità che per prime dovrebbero proteggerli, ma che non lo fanno molto. Speriamo che questa lezione di disobbedienza civile contro il soverchiante dominio della Chiesa cattolica e la totale passività dei funzionari dello Stato non sia dimenticata per molto tempo”, ha concluso Maciej Psyk.

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