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Piazza della Loggia, la speranza di avere giustizia

Doveva essere una mattinata di primavera da ricordare quella del 28 maggio 1974 per Bartolomeo Talenti, Luigi Pinto, Vittorio Zambarda, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Alberto Trebeschi, Giulietta Banzi Bazoli e Livia Bottardi Milani. Una mattinata passata a manifestare liberamente le proprie idee durante una manifestazione di condanna nei confronti del terrorismo nero, organizzata dai sindacati e dal "Comitato Antifascista" nella centralissima Piazza della Loggia a Brescia. Una mattinata in cui non solo venivano ricordati i valori antifascisti sanciti dalla Costituzione repubblicana, ma che doveva rappresentare in tutto e per tutto la democrazia e la libertà di pensiero della nostra Nazione. 
 
Erano in tanti a Piazza della Loggia quella mattina insieme a loro, mentre ascoltavano il discorso del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, che parlava loro dal palco allestito al centro della piazza. "Ci troviamo di fronte, dunque, a trame intessute segretamente da chi ha mezzi ed obiettivi precisi. Si vogliono sovvertire così le Istituzioni democratiche della nostra Repubblica nate dalla Resistenza" , questo diceva Castrezzati da qual palco da dove ricordava anche che l'eversione neofascista" strumentalizzava i giovani attentando alla "vita umana" utilizzando ordigni esplosivi per colpire le sedi dei partiti e dei simboli dello Stato democratico. Alle 10,12 mentre il suo discorso si soffermava nel ricordare i valori della lotta al fascismo e della Resistenza citando gli anni bui della Repubblica di Salò, una tremenda esplosione colse tutti di sorpresa. Un ordigno era stato nascosto in un cestino dei rifiuti e la sua potenza distruttiva provocò la morte di questi 8 civili innocenti ed il ferimento di altre 103 persone. 
 
Era stato da poco compiuto l'attentato terroristico più grave ed efferato dopo quello di Piazza Fontana a Milano del 1969. Come per quella strage purtroppo ancora oggi la giustizia italiana non ha accertato la responsabilità di nessun colpevole. Nel 1979 si arrivò alla condanna di uno stravagante personaggio legato agli ambienti neofascisti, Ermanno Buzzi, che venne assassinato nel 1981 nel carcere di Novara da altri due "signori neri" quali Mario Tuti e Pierlugi Concutelli mentre era in attesa del giudizio d'appello. Tuti ha sempre giustificato l'omicidio di Buzzi perché quelli erano "anni feroci" ed affermando testualmente che "eravamo tutti inferociti e Buzzi ci ha rimesso le penne". 
 
Successivamente una seconda indagine portò gli inquirenti a ritenere che le vittime di Piazza della Loggia fossero opera criminale di alcuni esponenti di Ordine Nuovo, già imputati per Piazza Fontana, quali Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Tramonte, oltre che accusare di fuorviare le indagini un ex generale dei Carabinieri, Francesco Delfino. Nel 2012 furono tutti assolti in appello ma nel 2014 la Cassazione ha annullato le assoluzioni di Maggi e Tramonte, una notizia che ha soddisfatto Manlio Milani, presidente dell' associazione "Familiari delle vittime di Piazza della Loggia", che ha parlato di "scelta di verità" da parte dei giudici. Pochi giorni fa la seconda Corte d'Assise di Milano ha respinto la richiesta dei difensori di Carlo Maria Maggi di sospendere il processo per motivi di salute del proprio assistito. 
 
La girandola giudiziaria per quelle 8 vittime innocenti quindi continua. Come per tutte le stragi italiane e le tragedie dei cosiddetti anni di piombo, spesso si sono tirati in ballo i servizi segreti deviati, depistaggi di ogni tipo e ci sono state sovente le ipotesi più inquietanti e disparate su chi ha voluto veramente far esplodere quella bomba. In ogni caso quelle 8 vite ingiustamente spezzate aspettano ancora oggi giustizia. Speriamo fiduciosi che sia la volta buona dopo ben 41 anni di angosciosa attesa.

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