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Petrolio, una petizione per salute e ambiente

AGIRE Petizione Ulderico Pesce – “Mi hanno incastrato”. Lo dice sconsolato Giovanni, il protagonista dello spettacolo teatrale “Petrolio” di Ulderico Pesce.

 E sa perché. Operaio con contratto precario nel centro di estrazione del petrolio di Viggiano, in Basilicata, è addetto al controllo del serbatoio numero 4, quello dal quale sgorgano tonnellate di greggio che si disperdono nel terreno. Stare zitto o denunciare? Il rischio è grande. A parlare si perde il lavoro e si ferma il Centro Olio che finanzia l’Università di Potenza e il Crob, la struttura per la lotta al cancro della regione. Se chiudono la figlia Maria non potrà laurearsi e, soprattutto, non potrà curarsi dal tumore venutole proprio per avere respirato il famigerato H2S emesso dal centro estrattivo. L’Italia è così, non solo in Basilicata, ma pure a Taranto, Brescia, Casale Monferrato o Marghera. O salute o lavoro. E troppo spesso vince il lavoro, perché le bollette bisogna pagarle e qualcosa a tavola deve pur arrivare. E perché i metodi di persuasione sono efficaci: il buono carburante, il nuovo marciapiede per lo “struscio” domenicale, la maglietta del calciatore del cuore o una festa con il cantante del momento. Tutto gentilmente offerto dalla generosità del gestore dell’impianto. A fare il resto ci pensano l’ultimo amore della soubrette, la nuova serie televisiva o la Champions League, perfette armi di distrazione di massa. I malati e morti si dimenticano, seppure il computo è da guerra. Ogni anno nella sola Basilicata più di 3.000 persone si trovano in dono un referto di tumore e i decessi si contano a centinaia. Per salire nell’alto dei cieli non è d’obbligo vivere in Val d’Agri perché c’è la morte di esportazione. Sversamenti di greggio (400 tonnellate “ufficiali” solo dal serbatoio numero 4 di Giovanni) e sostanze chimiche impiegate per la perforazione si disperdono nelle acque di sottosuolo e riemergono dalle sorgenti. Con gli elementi tossici come idrocarburi policiclici aromatici, cromo e mercurio a ritrovarsi nella dighe del Pertusillo e di Monte Cotugno, bacini artificiali con acqua destinata a irrigare le colture di Puglia e Basilicata…e a diffondere malattie e disgrazie.

Il gas putrido che uccide

La soluzione ci sarebbe ed è pure semplice: stabilire regole per la tutela della salute pubblica e farle rispettare. I soldi non mancano. L’estrazione quotidiana si aggira sui 90.000 barili da 158,99 litri di greggio dal quale si ricavano 72 litri di benzina, 36 di gasolio e altri combustibili. Sono decine di milioni al giorno e una quantità di miliardi di euro annua da finanziare quasi mezza Legge di Bilancio dello Stato. A mancare è la volontà, come quella di fare rispettare l’obbligo di creare delle vasche di recupero sotto i serbatoi di stoccaggio o, peggio, di legiferare una norma che recepisca i limiti di emissioni massime consentite per la tutela della salute dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) per l’H2S. Il famigerato idrogeno solforato o acido solfidrico, meglio noto con “gas putrido” per l’odore nauseante, bruciato da decenni, 24 ore su 24, negli impianti lucani e non solo. Un gas incolore che inalato può causare danni “all’apparato respiratorio con irritazione della mucosa nasale e degli occhi, tosse, attacchi asmatici, dispnea, insufficienza respiratoria e morte”. Non solo. “Si riscontrano anche effetti extrarespiratori con disturbi cardiocircolatori, nervosi e mentali fino al coma” (1), ma pure l’aumento dell’insorgere di tumori. Nelle acque provoca la moria di pesci ed effetti dannosi sulla flora, vegetali commestibili compresi. Il limite consigliato dall’OMS per evitare problemi alla salute pubblica sarebbe di 7 microgrammi/metrocubo, valore nemmeno considerato.

La petizione per i lucani e per l’umanità

Lo spettacolo scritto e interpretato da Ulderico Pesce non è solo un atto di accusa contro gli “assassini” del popolo lucano. Si, perché Maria, la figlia di Giovanni, è morta davvero, come molti altri compaesani. La recita è pure un appello ad agire firmando la petizione collegata alla rappresentazione, scelta già effettuata in passato con riscontri di successo come la chiusura della perdita di uranio radioattivo dal deposito del Metapontino denunciato con “Storie di scorie”. Ora la petizione chiede interventi sul piano della tutela della salute comprendente, tra l’altro, la nascita di un Osservatorio Ambientale per rilevare i danni a persone animali e natura e il completamento del “registro tumorale di Basilicata”. Altra richiesta è la “ricontrattazione delle royalties” derivare dall’estrazione, oggi tanto marginali da rendere la Lucania uno dei territori più poveri d’Europa malgrado la presenza del più grande giacimento del Continente. Si domanda, inoltre, il “blocco di qualsiasi nuovo permesso di ricerca, il divieto di realizzare nuovi pozzi, la dismissione di tutti gli impianti e la conversione, nell’arco di 3 anni, dell’attività petrolifera in impianti di energia pulita”. Un appello, quest’ultimo, in linea con le esigenze di riduzione delle emissioni di gas serra per il contenimento degli effetti generati dai cambiamenti climatici in atto. Un’urgenza per l’intera umanità. Manca, ma l’autore ha dichiarato di volerla inserire, la richiesta di recepimento dei valori dell’OMS per le emissioni di H2S. La petizione può essere sottoscritta qui.

P.S.: lo spettacolo è molto bello

Per approfondire sull’argomento vi consigliamo la lettura di questo articolo di Valori e di seguire il profilo twitter @dukana2

Ulderico Pesce, Petrolio – Intervista TV2000

 

Note

(1) Fonte: Acido solfidrico (H2S) in ambienti confinati: un rischio spesso sottovalutato” di F. Benedetti, L. Frusteri e A. Balletta

Questo articolo è stato pubblicato qui

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