• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Clima, la classifica di aziende e associazioni “cattive”

Clima, la classifica di aziende e associazioni “cattive”

INFOGRAFICA InfluenceMap Climate Policy Footprint Report 2021 – Le compagnie petrolifere e del gas degli Stati Uniti, insieme alle loro associazioni di categoria, sono in cima alla graduatoria delle organizzazioni più ostili nel perseguire gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi.

 È quanto emerge dal Climate Policy Footprint 2021, il rapporto di InfluenceMap che valuta le politiche sul clima delle 350 principali multinazionali e delle 150 associazioni industriali del mondo in base all’analisi di oltre 50.000 elementi. Di seguito riportiamo la classifica delle Top 10 per ciascuna categoria, mentre per vedere la Top 25 si può scaricare il rapporto completo qui.

La graduatoria delle imprese

Sono due compagnie petrolifere statunitensi a dominare la classifica delle aziende con comportamenti e politiche più ostili alla transizione ecologica, la ExxonMobil (1° con un punteggio di -66) e Chevron (2°, -65). Un settore, quello del greggio made in USA, ampiamente rappresentato nelle top 25 con ConocoPhillips (7°, -36), Phillips 66 (12°, -24), Valero Energy (13°, -24) e Occidental Petroleum (22°, -19). Le altre due categorie con molte rappresentanze in graduatoria sono quelle dei settori dell’auto e dell’energia. Nel comparto automotive, la Toyota è 3° (-53) a causa della sua opposizione alle normative che prevedono il graduale divieto alle vendite di veicoli a benzina, diesel e ibridi. Altre case automobilistiche nella Top 25 sono BMW (18°), General Motors (20°), Daimler (24°) e Hyundai (25°). Nel settore energetico sono presenti società attive nel promuovere il gas naturale in alternativa al carbone, come BP (9°), OMV (10°) e Gazprom (17°), e utility focalizzate sui combustibili fossili, come Southern Company (4°), Sempra (5°), American Electric Power (11°) e Duke Energy (15°). Da notare che nella Top 25 sono rappresentate 11 imprese USA, 9 europee, 2 canadesi, 2 asiatiche e una australiana. Assenti le società italiane. Si tratta di imprese che, secondo il direttore di InfluenceMap Ed Collins, puntano a frenare le politiche per la riduzione delle emissioni di gas serra non soltanto ostruendo l’iter delle normative green, ma pure attraverso studi scientifici alterati, il greenwashing e la diffusione di sofisticate narrative per sminuire le responsabilità umane sul riscaldamento globale.

La graduatoria delle associazioni

Sono ancora due realtà USA attive nel mondo dell’estrazione del greggio e del gas a presiedere i gradini più alti delle associazioni di categoria più avverse a perseguire gli obiettivi prefissati dall’Accordo di Parigi. Si tratta dell’American Petroleum Institute (1°, -95 punti) e dell’American Fuel & Petrochemical Manufacturers (2°, -88 punti), le più attive tra le 13 organizzazioni del settore dell’energia fossile incluse nella Top 25, compresa la FuelsEurope (18°, -40 punti) che ha tra i propri membri realtà italiane come Alma Petroli, Gruppo API ed ENI. Molte sono pure le associazioni industriali intersettoriali in classifica, della quattro a meritarsi l’ingresso nella Top 10: Camera di commercio degli Stati Uniti (3°), BusinessEurope (5°), la Camera di commercio della California (8°) e la Federazione delle industrie tedesche (9°). Si tratta, rimarca il rapporto, anche di realtà presenti alla COP26 per fare attività di lobby contro le politiche climatiche. La classica per aree geografiche vede gli USA davanti a tutti con 10 realtà seguito dall’Europa con 7 associazioni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità