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Perché il ddl-antiomofobia non è incostituzionale


Secondo la maggioranza l’aggravante di omofobia è discriminatoria perché, in caso di aggressione, tutela le vittime gay più delle altre. Ma è falso: la legge non sanziona la qualità della vittima, ma l’intenzione omofoba dell’aggressore. I deputati, però, fanno finta di non capire. Per mascherare con l’incompetenza la loro intolleranza.

 

«Oggi la maggior parte del Parlamento ha scelto di stare dalla parte dei violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni». Paola Concia è indignata e arrabbiata. La Camera ha appena approvato le pregiudiziali d’incostituzionalità sul progetto di legge che avrebbe introdotto nell’ordinamento penale italiano l’aggravante di omofobia per i reati contro l’incolumità della persona. C’erano voluti più di mille giorni perché l’aula potesse iniziare a discuterlo. L’altro ieri, invece, la maggioranza quel progetto l’ha affossato. E la Concia, che insieme al ministro Carfagna, di quel progetto di legge è stata la più impegnata promotrice, non ci sta. «A settembre, col Pd, riparte la battaglia. Ricominceremo con un nuovo testo», dice a l’Unità.

Anche Bersani si è schierato dalla parte di Paola Concia, mentre nel Pdl Margherita Boniver e Fabrizio Cicchitto dicono di aver votato a favore delle pregiudiziali, in modo da bloccare la legge, per ripicca contro il voto “giustizialista” del Pd in favore dell’arresto di Alfonso Papa. Più onesto il clima in casa Udc, che insieme a Pdl e Lega ha votato a favore delle pregiudiziali. Da segnalare il commento omonegativo di Buttiglione, che in due interviste a Repubblica e al Messaggero ha denunciato «una campagna che mira ad abbattere una certa idea di famiglia che era e resta la più grande acquisizione della nostra civiltà» invitando a «stare attenti a non fare la propaganda a uno stile di vita (sic!) omosessuale». Con queste affermazioni Buttiglione si è fatto scavalcare per buon senso persino da Paola Binetti, che ha sollecitato invece «una campagna culturale» per «creare un clima di rispetto e accoglienza nei confronti degli omosessuali».

Le pregiudiziali di costituzionalità presentate alla Camera contro la legge sono tre. Una firmata da quattro deputati dell’Udc (tra cui Buttiglione e Binetti), una da cinque deputati Pdl (tra cui Straquadanio e Pecorella) e l’ultima da ben undici deputati leghisti. Tutte contestano l’incompatibilità della legge con due articoli della costituzione, l’articolo 3, che rende tutti i cittadini uguali davanti alla legge, e l’articolo 25, che stabilisce tra l’altro il principio di tassatività dell’azione penale (il comportamento da sanzionare deve essere specificato dalla legge con “sufficiente determinatezza”).

Secondo i promotori delle pregiudiziali, il progetto di legge, che introduceva un’aggravante fino a un terzo della pena per i reati commessi per motivi di omofobia e transfobia, avrebbe violato il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sancito dall’articolo 3 della Costituzione perché avrebbe tutelato una categoria di persone anziché altre: «appare evidente - si legge nelle pregiudiziali – che la circostanza aggravante così configurata offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale» mettendola in una «situazione normativamente differenziata rispetto ad altre situazioni analogamente meritevoli di tutela».
 
Ma è falso. La proposta di legge non tutela gli omosessuali, né stabilisce che chi aggredisce un omosessuale o una transessuale deve per forza essere soggetto a un aggravamento di pena rispetto a chi aggredisce una persona eterosessuale. La legge dice tutt’altro: che l’aggravante si applica quando l’aggressore ha «commesso il fatto per motivi di omofobia e transfobia, intesi come odio e discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale di una persona verso persone del suo stesso sesso, persone del sesso opposto, persone di entrambi i sessi».

Non sarebbe stata sanzionata la qualità della vittima, ma l’intenzione dell’aggressore. In astratto, sarebbe stato sottoposto all’aggravante anche l’ipotetico aggressore omofobo che aggredisce una persona eterosessuale credendola per sbaglio omosessuale. La norma in discussione non era stata scritta per tutelare le persone non eterosessuali, ma per sanzionare le convinzioni omofobe quando portano a una violenza. Era una legge pedagogica, non protettiva, che poteva essere parte di quell’azione culturale omopositiva (o meglio, omoneutrale) che Paola Binetti ha detto di volere promuovere.

A conferma di questa interpretazione, la legge, nella sua formulazione generale e astratta, sanzionava non solo gli atti di violenza omofobica e transfobica, ma anche quelli di violenza eterofobica. «Discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale di una persona verso persone del suo stesso sesso, persone del sesso opposto, persone di entrambi i sessi», diceva il testo. Ogni aggressione motivata dall’orientamento sessuale della vittima, qualunque esso sia, sarebbe stata oggetto della nuova aggravante.


Altro problema, invece, sarebbe stato dimostrare nel processo che proprio l’orientamento sessuale dell’aggressore fosse stato il movente del crimine: un ostacolo difficile da oltrepassare che avrebbe reso per lo più simbolica quella legge, che però sarebbe stata efficace, ad esempio, nel caso di aggressioni commesse al grido di ingiurie omofobe (in quel caso la matrice omofobica del delitto sarebbe evidente).

Per lo stesso motivo è errata anche la seconda parte delle pregiudiziali, quella che contesta al progetto di legge la violazione dell’articolo 25 della costituzione. Secondo i promotori delle pregiudiziali, la circostanza aggravante stabilita dal progetto di legge sarebbe stata troppo generica perché si tratterebbe di «una formulazione fondata su situazioni e scelte soggettive attinenti alla sfera individuale potenzialmente mutevoli nel tempo e non sempre di agevole verifica». Come dimostrare l’orientamento sessuale di una persona?

Anche in questo caso i promotori hanno sbagliato l’oggetto della verifica richiesto dalla legge: non bisogna dimostrare che la vittima è omosessuale, ma che l’aggressore l’abbia aggredita a causa della sua omofobia. Così come non si sarebbe dovuto dimostrare che una vittima fosse stata davvero eterosessuale o transessuale se l’aggressore l’avesse percossa e allo stesso tempo ingiuriata al grido di “sporco eterosessuale” o “transussuale schifoso”. È evidente che l’aggressore abbia picchiato quella persona a causa del suo disprezzo per gli eterosessuali o per le transessuali. Solo questo avrebbe fatto scattare la nuova aggravante.

Ora, delle due l’una: o 293 deputati non conoscevano il testo di legge che hanno dichiarato incostituzionale, oppure, come ha scritto con efficace capacità di sintesi Paolo Madron, «l'incostituzionalità della legge è una penosa scusa che maschera l'intolleranza».


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