• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Perché firmare il referendum dei Radicali sull’8x1000

Perché firmare il referendum dei Radicali sull’8x1000

L’otto x mille è una fantasiosissima trovata grazie alla quale la Chiesa cattolica incamera una gran parte dei contributi destinati - attraverso una piccola percentuale delle tasse dovute dai contribuenti - alle confessioni religiose.

Come è noto chi non destina il suo contributo (forse pensando di risparmiare, ma non è così perché il contributo volontario non è una tassa in più, è una percentuale degli importi già dovuti) a qualcuno degli enti indicati, vede i suoi soldi finire in un calderone comune che poi sarà ripartito di nuovo fra gli enti destinatari in proporzione alle scelte effettivamente indicate.

Con questo meccanismo - dal momento che solo il 43,5 % (dati 2010) esprime la sua scelta - e che alla Chiesa cattolica viene destinato l’85% delle opzioni, pari al 37% scarso del totale, è sufficiente avere il 37% delle firme per incamerare l’85% degli incassi globali.

Un articolo su un sito cattolico, sferzante sull’argomento, in cui si afferma platealmente (siamo alle comiche): “Quale colpa ha la Chiesa cattolica se è lei a ricevere la maggioranza delle preferenze del 40% dei contribuenti che esprime una scelta?”, chiarisce il punto (da non perdere i commenti dove un poveretto si è onestamente impegnato a combattere i mulini a vento per chiarire i conteggi).

La “colpa” della Chiesa cattolica non è di incassare ciò che i cittadini volontariamente le vogliono dare, ma è di incamerare senza battere ciglio (come tutti gli altri, eccetto la Chiesa dei Mormoni, ma in misura infinitamente più contenuta) il regalino che la classe politica italiana le ha gentilmente fatto con un manifesto imbroglio ai danni dei contribuenti italiani, che per distrazione o ignoranza o menefreghismo, continuano a non dichiarare la loro scelta. Magari perché sono atei e non vogliono destinare soldi alle confessioni religiose, pensando, secondo logica, che se non indicano una qualche chiesa i loro soldi non andranno a una qualche chiesa.

Sbagliato. I loro soldi andranno comunque, per la maggior parte, alla Chiesa Cattolica che con l’introduzione dell’otto x mille (nato con la revisione del Concordato siglata nel 1984 dal governo Craxi) si è vista triplicare gli incassi fino a quel momento elargiti dallo Stato sotto forma di “congrua” per il clero. Nel frattempo il fondo dell’ otto x mille si è moltiplicato per cinque negli ultimi venti anni.

È quindi una scelta decisamente etica firmare il referendum radicale che vuole modificare lo stato di cose presente:

“Per restituire l’effettiva libertà di scelta ai cittadini. Vogliamo che la quota relativa alle scelte non espresse sull’8xMille (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno, ridistribuita alle confessioni religiose) rimanga in capo al bilancio generale dello Stato”.

Dal momento che le casse dello Stato sono al verde, che non ci sono soldi per le scuole, per le forze di polizia, per la magistratura, per la sanità eccetera, perché mai boicottare un referendum come questo?

Eppure basta accennare ai referendum radicali perché qualcuno tiri subito fuori la solita aria fritta dei radicali trasformisti e voltagabbana. E i discorsi seri vanno in malora.

Anche se è sufficiente andare su Wikipedia alla pagina giusta e il calcolo è presto fatto: fra i politici del partito di Berlusconi ci sono 8 ex radicali e 13 ex comunisti provenienti dalle fila della sinistra intra o extraparlamentare; oltre a numerosissimi socialisti e socialdemocratici (ma questo non fa storia). Per non parlare dei vari Bossi e Maroni, leader della Lega Nord, entrambi provenienti dalla sinistra extraparlamentare.

Anche ammessa qualche imprecisione, i numeri non parlano certo di una specifica tendenza dei Radicali, più di altri, a cambiare casacca.

Se poi con “trasformismo” si intende la prassi politica di passare da uno schieramento all’altro, nei momenti topici della vita politica, allora dobbiamo parlare piuttosto dei famosi casi Scilipoti e Razzi (entrambi da IDV) e della coppia Cesario-Calearo (entrambi già passati dal PD veltroniano all’API di Rutelli prima del gran salto finale). Tutti e quattro furono decisivi nel salvare il quarto governo Berlusconi al voto di fiducia del 2010.

La prassi di alleanze politiche variate nel corso del tempo è invece stata percorsa dai Radicali (in una delle varie forme che si sono dati) dal momento che tra il 1994 e il 1996 si sono alleati con Forza Italia e in seguito con il centrosinistra.

Ma qualcuno ci ricorda “...che il trasformismo sia sempre stato una costante della storia della democrazia italiana, che negli anni 1980 ha preso la configurazione di consociativismo”, cioè una sostanziale, anche se non dichiarata, alleanza DC-PCI.

Questa alleanza “contro natura”, in tempi recenti ha preso la forma esplicita di una accoppiata di governo tra PD e PDL dapprima nel pudìco sostegno al governo Monti e poi nella forma attuale di aperta corresponsabilità (e connessa ambiguità) nel governo Letta.

Al punto che Pippo Civati sul suo blog scrive:

“... il nostro elettorato è talmente provato e disilluso (...) che si aspetta che il Pd, cioè il suo partito, salvi Berlusconi. Non è un fatto scaramantico: se facessimo una consultazione dei nostri elettori, scopriremmo che un’altissima percentuale è quasi certa che le cose andranno male”.

Insomma, si sa bene che l’inaffidabile è il Partito Democratico.

Ma alla festa del PD (partito che governa insieme a Berlusconi) di Cortona, in provincia di Arezzo, i militanti e i responsabili locali del PD (partito che governa insieme a Berlusconi) hanno ritenuto di poter cacciare i radicali presenti con il loro banchino per la raccolta delle firme.

Invece di correre a firmare anche loro del PD per fare in modo che il popolo italiano possa finalmente esprimersi con un voto informato e consapevole su quesiti che non sono certo quesiti di "destra" ma, al contrario, portano a livello referendario battaglie politiche sostenute dallo stesso PD, invece di esaltare i Radicali che hanno costretto il PDL a firmare perfino per l'abrogazione di un paio delle loro più odiose leggi senza poter avere niente in cambio...i baldanzosi “democratici” (che governano insieme a Berlusconi) sono ricorsi alle maniere spicce per risolvere il problema con una manifestazione del più demenziale autolesionismo politico, compiuto con una verve stalinista d'altri tempi: i radicali si sono permessi di ottenere la firma di Berlusconi? Ergo sono “nemici” da cacciare.

I casi sono solo due: o le incongruenze continuate e aggravate del Partito Democratico hanno ormai danneggiato irrimediabilmente il cervello dei suoi stessi militanti (che avrebbero dovuto da tempo cacciare i loro dirigenti casomai) oppure lo stalinismo (che è l’altra faccia del fascismo, non meno crudele e violenta) non è mai morto del tutto. E amen.

Pippo Civati, presente a Cortona, è stato informato della cacciata dei reprobi dall'eden democratico e pare che abbia fatto spallucce; se questo è il nuovo che avanza, abbiamo poche speranze anche per il futuro.

Resta l'invito a firmare perché i referendum radicali si facciano, che è la cosa che serve per verificare la volontà popolare su argomenti che sono tutto tranne che "di destra".

 

Foto: Riccardo Palazzani/Flickr

 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares