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Perchè essere "contro" Berlusconi?

Le manifestazioni del 13 marzo nelle varie piazze italiane, sotto il nome di "regole day", mettono in evidenza il risentimento di una buona fetta della popolazione verso una politica, ed in particolare verso un Berlusconi, che si ritengono legittimati a decidere quando una regola debba essere applicata e quando no, al di fuori di qualsiasi meccanismo di garanzia, svuotando così la norma del suo contenuto. 

Essere contro Berlusconi non significa essere nemico di Berlusconi. Questo fraintendimento è dovuto alla radicalizzazione dello scontro politico voluta proprio da lui. Essere contro Berlusconi significa soltanto che i propri valori sono totalmente diversi dai suoi e che non si può sopportare, pur accettandolo, che sia il principale rappresentante dell’Italia. La questione sta tutta nella concezione che si ha del rispetto delle regole. Se si ripone totale fiducia in un uomo solo, senza il minimo spirito critico, è normale ritenere che le regole servono solo a disciplinare l’ordinaria vita quotidiana delle persone comuni, e non quella di chi è stato investito della sovranità popolare, perchè lui è il migliore, e quindi, oltre a dettare le regole, può starci comodamente seduto sopra.

Un importante costituzionalista tedesco del ’900, Carl Schmitt, ha giustificato il nazismo sostenendo che la dittatura è l’unica forma possibile di democrazia immediata e diretta, distinguendo due tipi di dittatura: quella sovrana, dove il tiranno fa del popolo ciò che vuole; quella commissaria, dove il dittatore interviene fin dove è necessario per ripristinare l’unità del popolo, per poi ritirarsi. Schmitt legittima così il fùhrer prinzip, per cui il dittatore è colui che prende qualsiasi decisione a garanzia di questa unità del popolo, poichè la politica è ridotta al conflitto tra amico/nemico e all’eliminazione di tale conflitto. Quindi, visto che la rappresentanza parlamentare è sganciata dal votante, ed è pure lenta nel decidere, è necessario che l’unità politica sia incarnata da qualcuno che non deve essere eletto, che deve essere totalmente indipendente: il dittatore, che farà il bene di tutti.


Le connessioni con l’attualità sono evidenti, questo è il modo di vedere la democrazia di Berlusconi e probabilmente di buona parte degli italiani, che infatti lo vota. La differenza con la dittatura commissaria è dovuta al fatto che le democrazie hanno fatto dei passi avanti e che quindi almeno il diritto di voto non è nemmeno in discussione. Oggi subentra allora la volontà, di chi lo vota, di rinunciare a qualsiasi tipo di responsabilità e di affidarsi totalmente al proprio leader, che sa quale è il bene di ciascuno, e deciderà certamente meglio di chiunque, meglio anche del diretto interessato. Questa tendenza a deresponsabilizzarsi è naturale nell’uomo, perchè scegliere è difficile e faticoso. Quante volte, presi dal dubbio, desidereremmo non dover prendere una decisione.

Quindi il ’dittatore’ non prende più il potere con ogni mezzo, ma lo fa inizialmente rispettando le regole, approfittando della rinuncia delle persone alla propria libertà, ma poi, una volta che si trova lì, tutto gli è consentito, perché questa è la volontà vera di chi lo ha eletto. Volontà che si desume dal fatto che tutto gli è perdonato e che tutto ciò che dice è preso per vero, la sua parola vale più di qualsiasi altra, anche perchè ha la forza di imporsi.

Ma allora dove sorge il problema? Sorge nel momento in cui su 50milioni di persone, la maggioranza di queste non lo vota e lui con una maggioranza relativa impone la sua tracotanza. Certo, la maggior parte delle sue attività sono svolte nell’apparente rispetto delle regole, ma a parte il creare regole apposta per sé, le altre le svuota di contenuto. E questo non è accettabile per la maggioranza degli italiani, che non riescono ad impedirlo per il semplice fatto che non sono uniti tra loro perché non hanno la stessa fede verso un leader politico di quella che hanno gli elettori di Berlusconi. Quindi non ci vedo niente di strano in questo ’accanimento’ contro l’attuale Presidente del Consiglio. Semplicemente è una reazione di coloro che basano la propria convivenza con gli altri sul rispetto della persona e della regole e che credono nella democrazia vera, quella democrazia che solo se sostanziale consente che i diritti di tutti vengano rispettati, che i diritti delle minoranze non siano schiacciati sotto i numeri della maggioranza (peraltro relativa).

Le persone scese in piazza credono che un futuro migliore sia possibile, credono nella forza del cambiamento, credono che anche una goccia nell’oceano possa contribuire a eliminare l’inquinamento dall’oceano stesso, mantenendosi pulita e pulendo quel che può, rendendosi così, esempio positivo da emulare.

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