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 Home page > Tribuna Libera > Perché diamo del tu agli uomini di colore?

Perché diamo del tu agli uomini di colore?

E' una frequentatrice assidua di treni che vi parla.

Sono le 19.12 di un solito venerdì sera, mi trovo sulla carrozza 4 nella seconda classe di un intercity campano e, per l'ennesima volta, assisto ad una conversazione, per lo più unilaterale, che troppo spesso le circostanze mi hanno portato ad ignorare, a lasciar correre. 

Eppure oggi è stato un giorno diverso, oggi ho scoperto l'esistenza del giornalismo partecipativo e l'attuale possibilità da parte mia, una cittadina qualunque e con nessun tipo di esperienza pratica nella scrittura e nel giornalismo ma con il sogno appeso, la passione incoltivata della scrittura e dunque mi son detta che forse una voce potrei averla anch'io e che nelle mie esperienze quotidiane ed ordinarie qualcosa degno da raccontare c'è.

Non son discorsi in cui probabilmente si ritroverebbero viaggiatori e viaggiatrici di treni ad alta velocità, frequentatori di prima classe o usufruenti dei comfort che trenitalia offre; son discorsi da regionale, da interurbano e da metropolitano che tra l'altro sono i luoghi deandreiani del secondo millennio, quelli in cui si entra a contatto con la realtà e la si guarda dall'interno. Son luoghi frequentati dalle cosiddette "minoranze etniche" che poi già di per sè è un termine che non mi piace, in quanto tende a enfatizzare una realtà non sempre vera e da per scontato che questo gruppo sia rappresentato da gente "in minoranza" rispetto alla popolazione di un determinato luogo, aspetto che non vedo ragioni del perché debba essere sottolineato.

Ed è proprio un esponente di queste minoranze etniche il protagonista del racconto che sto per farvi; un uomo di colore seduto qualche posto avanti al mio in questa carrozza quattro possedente un biglietto di prima classe che aveva accidentalmente sbagliato posto a sedere. Durante il solito, ma neanche tanto, controllo biglietto da parte degli operatori trenitalia un ragazzo, palesemente più giovane del protagonista del nostro racconto, deputato alla suddetta ispezione con un fare di evidente superiorità si rivolge al passeggero parlando in modo eccessivamente alto, scandendo le parole in maniera del tutto innaturale e, soprattutto, dandogli del tu, tutto questo per avvertirlo di essere seduto nella carrozza sbagliata e ordinandogli di cambiar posto. L'uomo, evidentemente confuso da tanta accortezza da parte dell'operatore trenitalia di far comprendere le proprie parole e ogni lettera scandita delle frasi pronunciate, con un fare del tutto tranquillo risponde in un italiano perfetto di essersi confuso e ringrazia il suo interlocutore alzandosi e spostandosi nel posto evidentemente assegnatagli. Tutto questo circondati da una certa quota di passeggeri del tutto inalterati da tale evento in quanto probabilmente lo considerano parte dell'ordinaria amministrazione di una società. Ma non da me. Per quanto non sia stata la prima volta in cui mi è capitato di assistere a episodi del genere la conversazione mi ha pressocché sconvolto e, ancor di più forse, mi ha sconvolto la rassegnazione dell'uomo vittima della vicenda. Un uomo rassegnatasi ad essere trattato alla stessa maniera, se non peggio, di un bambino, considerato incapace di comprendere allo stesso modo di tutti gli altri passeggeri frasi semplici e totalmente alla sua portata e in virtù di cosa? Del colore della sua pelle.E no, non rispondete virtualmente a questa mia accusa dicendo che sono cose che non rientrano nei parametri del razzismo in quanto è normale rivolgersi in questo modo ad un cittadino straniero ed è assolutamente legittimo assumere che non comprenda bene la nostra lingua e i nostri pronomi di terza persona, utilizzati come forma di rispetto verso un non conoscente; Non lo è, non è assolutamente normale né legittimo in quanto avete mai visto un esponente della vostra società rivolgersi in questo modo ad un cittadino, che so, svedese? inglese? tedesco? Eppure i turisti, che per lo più rappresentano nazionalità di questo tipo che ritroviamo in Italia son molto più stranieri dell'uomo in questione e dei tanti uomini in questione, molti dei quali nati e cresciuti in italia, alcuni istruiti, altri meno ma comunque perfettamente in grado di comprendere la lingua che son abituati a parlare.

Dunque, perché cose del genere son considerate normali e non degne di nota? Perché tutti sanno che il razzismo è una parola con un significato negativo ma al contempo, nei loro atti quotidiani, lo esercitano senza neanche rendersene conto, nella maggior parte dei casi. Perchè tale ragazzo, il controllore in questione, probabilmente sarà anche una brava persona, non discriminerebbe mai apertamente però considera normale rivolgersi ad un uomo di colore, più adulto di lui, così come si rivolgerebbe ad un bambino scostumato a cui va insegnato come comportarsi, a cui vanno elencate le buone maniere.

Eppure io le buone maniere le insegnerei a lui.

Foto di Ioannis Ioannidis da Pixabay 

 

 

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