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 Home page > Tribuna Libera > Per un "precario" è nell’amicizia la speranza

Per un "precario" è nell’amicizia la speranza

Oggi al lavoro, un amico mi ha chiesto se fossi mai stato "aiutato" nel corso della mia vita. Mi ha posto una domanda così, di getto, senza che avessi avuto modo di riflettere: mi ha messo di fronte alla mia vita, e d’un lampo la prima cosa che ho pensato è il contesto in cui scrivo.
Ascoltatemi se avete modo di darmene il tempo. 

Sono formalmente disoccupato, vivo nella Terra dei Fuochi, dove ad ogni passo puoi schiacciare un sacchetto nero, sono uno degli invisibili, di quelli del "sommerso", di quelli che non rientrano al Sud nelle statistiche sul "nero", ma che ingrossano la cifra Istat sulla disoccupazione meridionale, a due cifre.

Sono un suddito del potere leghista e di quello mafioso, di quel potere mafioso silenzioso, che non si fa scorgere nell'ottica di quella parte del Paese che già vede distinte di fatto due Italie, che spera nella riuscita del programma leghista attraverso il Federalismo, e che regge sulle spalle di un uomo che attaca di continuo i magistrati, che sfugge al suo giudizio, e intanto fa affari.

Lavoro senza un futuro, senza stabilità, perenne precario sotturbano senza una speranza, di quelli che se hanno la sfortuna di campare, passeranno il resto della loro vecchia esistenza nel disagio totale.

Allo stesso tempo ho visto i volti di tante persone che mi aiutano, ma non ho avuto subito il coraggio di ammettere di voler bene, di chi lo fa a modo suo, nell'intimo.

In un primo momento mi è venuto da dire di no, ma i volti erano sempre lì, e ho visto davvero tante persone che mi hanno dato una chance lungo il mio percorso in questa esistenza.

Ho visto i volti di persone con le quali magari non parlo, ma alle quali sarò sempre riconoscente per il bene che mi vogliono. 

Mi sono reso conto che anche chi ti fornisce il lavoro, anche a nero, non viene supportato da nessuna pubblica amministrazione, non viene incentivato a rendersi libero lui per primo, se deve convivere con spazzatura e criminalità.

Di colpo ho pensato agli amici che stanno fuori e che non contatto spesso, ma che ogni volta che ci incontriamo per me è sempre una data da ricordare nel cuore.

Ho pensato ai volti di tutti quelli che una chance lavorativa me l'hanno sempre offerta, ma che non ho avuta la capacità di capirla, verso i quali non provo rancore, quanto mai gratitudine.

Ho pensato alla mia famiglia, sempre per ultima ma sempre nel solco della mia stessa anima, alla gratitudine per i miei genitori, all'affetto sincero per mio fratello e per mia cognata e alla gratitudine per avermi fatto vedere le loro bimbe, che rappresentano il futuro.

Ho pensato a chi non c'è più.

In un istante mi si è gonfiato il petto ricolmo di... Speranza

Quella stessa speranza che muove quei giovani a lottare per il loro futuro.

Scusate se vi ho disturbato per un lampo neurologico.

Commenti all'articolo

  • Di Maugusteo (---.---.---.246) 8 gennaio 2011 22:34
    Maugusteo

    Bello questo lungo pensiero, ed è proprio vero che non si deve mai perdere la speranza anche di fronte a mille dificoltà!
    Essere giovani da l’opportunità di continuare a lottare per cambiare questa società che non ci piace, ma dobbiamo farlo sempre, anche quando un politico ci chiede il voto promettendoci qualcosa in cambio allora fottiamolo...

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