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Per i Rom in Italia: 30.000 firme da tutto il mondo

Migliaia di attivisti non sono riusciti a fermare l’ultimo sgombero di Rom in Italia, ma stiamo tenendo alta la pressione perchè questo non accada ancora.

Nella prima mattina del 28 settembre 2012, dopo mesi di proteste, la polizia e i bulldozer alla fine sfondano i cancelli del Tor de’ Cenci – un campo Rom alla periferia di Roma, in Italia, descritto in “WIRE” di settembre/ottobre.

Francesco Sejdic, 23 anni, è stato testimone della demolizione del container dove ha vissuto quasi tutta la sua vita. “Io sono stato bambino al Tor de’ Cenci. Mi sono sposato lì. E poi in cinque minuti hanno distrutto tutto. Ora, se guardo delle foto del campo, comincio a piangere”, ci ha raccontato.

Lui era una delle quasi 250 persone, tutti originari della Bosnia ma residenti in Italia sin dal 1990, trasferite in quella giornata in altri due campi organizzati dalle autorità. Uno di questi, La Barbuta, è circondato da recinzioni e da un sistema a circuito chiuso ed è situato vicino alla pista dell’aeroporto di Roma. L’altro, Castel Romano, è ancor più isolato, e non è neanche servito dalla rete autobus.

Lo sgombero ci ha ricordato quanto sia grande la sfida che abbiamo davanti. Ma semplicemente attivandosi, persone di tutto il mondo, hanno dimostrato come la solidarietà è in grado di dare forza alle persone come Francesco nel continuare a combattere per i loro diritti.

Abbiamo cominciato in settembre con il lancio della nostra conferenza stampa “Al margine: Rom, sgomberi forzati e segregazione in Italia”, seguito dalla Giornata Mondiale dell’Azione in Italia. Come risultato il Governo dell’Italia potrebbe aver bisogno di pianificare l’investimento di tempo per lavorare alla cessazione della politica degli sgomberi forzati e della segregazione dei Rom.

Più di 30.000 attivisti da tutto il mondo hanno firmato le nostre petizioni e cartoline chiedendo al Presidente del Consiglio di spendere anche solo un minuto per occuparsi di questa questione. Trentamila minuti fanno 500 ore, circa tre settimane.

Appena “WIRE” è andato in stampa erano già in atto i piani per consegnare queste petizioni e cartoline al Governo in Roma per il 22 dicembre. Coloro che avevano risieduto al del Tor de’ Cenci sarebbero stati presenti, in compagnia dei membri di altre comunità Rom che sono costantemente a rischio di sgombero forzato.

Ora la pressione sul Presidente del Consiglio sta crescendo.

Amnesty International ha recentemente sottoposto la questione al tribunale civile, che presto deciderà se collocare le persone presso il campo La Barbuta, e le condizioni ivi presenti, costituiscano discriminazione.

Stiamo anche chiedendo alla Commissione Europea di aprire una procedura contro l’Italia a causa delle violazioni messe in atto per il trattamento discriminatorio nei confronti del popolo Rom.

Noi pensiamo che l’Italia abbia violato la direttiva Europea sull’eguaglianza delle razze, e stiamo chiedendo all’unione Europea di mettere sotto pressione l’Italia per dare alla comunità Rom l’accesso ad un sistema abitativo adeguato senza discriminazioni.

Se il Governo non reagirà ai nostri appelli, ci rivolgeremo alla Commissione Europea per proteggere i diritti della comunità Rom italiana. Come il padre di Francesco, Ferid, puntualizza: “Io andrò avanti a cercare una soluzione, per la giustizia, per i diritti umani, e per un posto dove poter vivere.” Gli attivisti di tutto il mondo continueranno a percorrere la stessa strada con lui.

 

Traduzione di Delia Dorsa (La Redazione www.sdfamnesty.org)

 

Fonte: Magazine WIRE di Amnesty International- n. 43 gennaio/febbraio 2013

 

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.195) 22 aprile 2013 15:43

    Non è razzismo e sono sicuro che molti di loro saranno anche brave persone, ma quello che viviamo (a Milano) non è una situazione tollerabile. Li vedi che educano i loro bambini già dalla tenera età a fare del male, a rubare e a prendere per culo il prossimo, fregandolo nel migliore dei modi. E se sei loro vittima è inutile reagire, agiscono in branco e fanno male! Infestano le strade, i luoghi pubblici e i mezzi di trasporto rendendoli insicuri e invivibili. Sono autori delle peggiori (o migliori - dipende dai punti di vista) rapine in casa e per la strada poi vogliono dettar legge. Abbiamo già i nostri problemi in Italia, di loro possiamo farne molto ma molto a meno!

    • Di (---.---.---.135) 22 aprile 2013 22:48

      Il problema che è comodo generalizzare. Come generalizzavano criticando gli italiani quando andavano all’estero come migranti: "erano sporchi, puzzavano, non educavano i loro bambini erano tutti ladri, mafiosi". 
      Bisogna giudicare una persona per quello che fa e non per il fatto che non abbia una casa, che non abbia i soldi per comprarsi una casa o pagarsi un affitto, per il fatto di appartenere ad un gruppo di persone.
      Quando qualcuno commette un reato deve essere giudicato per quel reato. Questo è giusto e doveroso. Ma non perchè una persona ROM ruba allora tutti i ROM sono ladri.
      Questa generalizzazione è il nocciolo della discriminazione.
      Queste persone hanno dei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani che l’Italia ha sottoscritto e per legge deve rispettare.
      Gli sgomberi forzati non sono conformi alle leggi di standar internazionali.
      Gli sgomberi rispettando determinate procedure sono legittimi.
      Si chiede di rispettare la legge che regolamente gli sgomberi. Si chiede di rispettare la legge non solo ai Rom ma anche ai governi.
      Non perchè la giustizia non funziona, allora allora sono tutti delinquenti.
      Poi la maggior parte di Rom hanno cittadinanza italiana, e sono un percentuale bassissima su tutta la popolazione italiana.
      Non si possono negare che ci siano problemi, ma i problemi non sono enormi e non si risolvono discriminando, non portando giustizia e dignità. Che giustizia e dignità sono quelle portate solo a una certa fetta di popolazione e non a un’altra?

      Monica M.

    • Di (---.---.---.100) 23 aprile 2013 01:38

      Il rispetto della legge: un passaggio essenziale del vivere civile e della convivenza tra persone. E’ un passaggio difficile e non sempre naturale, tanto che, a volte, ci viene meglio pensare che gli altri sbagliano più di noi o che, sbagliando gli altri, i nostri errori e le nostre debolezze siano più tollerabili.
      Basterebbe ricordarci di rispettare sempre, noi per primi, le regole che la nostra società si è date, senza alibi e senza cavilli, per essere più esigenti verso noi stessi e più collaborativi verso gli altri.

      Il rispetto degli altri: un passaggio necessario per fare del vivere civile uno sforzo armonioso ed efficace.

      Ecco: se riusciamo a mettere insieme il rispetto della legge con quello per gli altri esseri umani, allora abbiamo fatto un grande passo in avanti.
      E tutte le volte che ci accorgeremo che "di problemi ne abbiamo già tanti", ci verrà in mente di rimboccare le nostre maniche piuttosto che strattonare quelle altrui.

      Buona strada a tutti noi
      Laura Taraborrelli

  • Di (---.---.---.109) 23 aprile 2013 21:25

    Teneteli a casa vostra allora! No non volete?! Siete dei razzisti!!! Fate ridere, ipocriti del cavolo. Io pago le tasse, perchè loro no? Io non rubo, perchè loro sì? Io non vivo abusivamente su terreno non mio, perchè loro si? Io lavoro, perchè loro no? E ditemelo dopo che vi è stata svaligiata la casa dai rom che loro non rubano, secondo voi di cosa vivono? Carità e amore?

  • Di (---.---.---.213) 23 aprile 2013 22:32

    "Io lavoro, perchè loro no".
    Ci sono Rom che lavorano e Rom che non lavorano. Come ci sono persone in genere che lavorano e non lavorano. Il punto è che un Rom difficilmente ottiene un lavoro se si qualifica di etnia Rom. Questa è discriminazione. Ed è contraria alla legge. Se tutti i datori di lavoro la pensano come Lei, per i cittadini Rom (molti hanno la cittadinanza italiana) non ci sarebbe nessuna speranza. Non è vero che tutti i Rom rubano. Come non è vero che tutti gli italiani rubano. Come non è vero che tutti i politici rubano. La responsabilità va affidata all’individuo. Non si deve denigrare una persona a causa della sua etina, credo, stile di vita. E’ semplicemente una questione di giustizia.

    Monica Mazzoleni

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