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Per cambiare l’Italia bisogna cambiare prima gli italiani

 

 

La crisi economico-politico-finanziaria che stiamo vivendo pretende - o almeno, per buonsenso, dovrebbe pretendere - un radicale cambiamento istituzionale. I media e i social network sono pieni di richieste simili, a volte sbandierate come tormentoni politici, altre volte lamentate con rabbia da cittadini indignati. Ciononostante, è evidente che queste premure non sono ascoltate né tantomeno accolte perché i segni del cambiamento, tanto richiesto, non si intercettano né nei comportamenti delle istituzioni (che, ad esempio, non provvedono a diminuire i propri costi di gestione né i propri privilegi) né nei comportamenti dei singoli individui (che, ad esempio, non rinunciano a cercare le raccomandazioni per ogni occasione, addirittura per andare al ristorante).

L'Italia in crisi è fatta di istituzioni in crisi, ma soprattutto di italiani in crisi. Ci sono individui dietro la richiesta di 700 euro necessari per pulire una strada sporca di sangue avanzata dalla società SEA (per il Comune di Roma) alla madre del quindicenne morto in un incidente, causato da un palo irregolarmente installato sulla strada (Leggo, 04.01.2013). Ma c'è anche la donna che ha ritirato la pensione della madre per 14 anni dopo la sua morte (Leggo, 19.12.2012). Poi c'è il dirigente della USL trevigiana che ha candidamente ammesso di utilizzare da anni un contrassegno per disabili contraffatto (Il Gazzettino, 04.01.2013). Lecito e illecito si confondono continuamente e con estrema agilità.

Le cose vanno male, ma non possono essere raddrizzate perché chiunque, più o meno, è invischiato nelle storture e ne trae vantaggi di qualche genere, come nelle classiche situazioni familiari in cui la convivenza genera negli anni un malessere per uscire dal quale non si riesce a fare nulla: ci si lamenta, ma non si adottano mai comportamenti diversi da quelli che innescano i conflitti. Il campo d'azione quotidiano dei mediatori, dei negoziatori e degli psicologi è proprio questo e forse sono loro i più adeguati a raccogliere la sfida di cruciale importanza per l'Italia oggi: scardinare i circoli viziosi delle abitudini malsane e delle caste lussuriose; introdurre paradossi laterali con i quali dissolvere i paradossi che soffocano il benessere collettivo; ristrutturare le logiche del malaffare egoista per tradurlo in affari (business); valorizzare l'invidia e trasformarla in uno stimolo per migliorare se stessi, invece che viverla come un movente per danneggiare il prossimo; invertire la logica del minimo comune multiplo (l'uguaglianza fondata sul numero più basso) nella logica del massimo comun divisore (tanto più abbiamo, tanto più possiamo dividere, tanto più siamo incentivati a contribuire); svelare obiettivi innovativi, giovani, più allettanti dei risultati abitudinari e di breve periodo (l'uovo oggi o la gallina domani... la gallina oggi o l'uovo domani... ma esistono anche le trote, le mele, i cinghiali...); trasformare le critiche (ad esempio, ai pesci perché sono incapaci di scalare le montagne) in domande creative (anche se incapace di scalare una montagna, come posso usare un pesce?).

Per fare questo bisogna ascoltare e accogliere il grido di aiuto di una società che non capisce la natura del proprio malessere. Serve un manipolo di agenti provocatori che aiutino l'Italia a guardarsi allo specchio e a vedere oltre le proprie abitudini malsane. Serve una rivoluzione culturale fatta da persone che, invece di gridare, ascoltino e capiscano il malessere del prossimo, dimostrando di avere ascoltato e capito.

Noi siamo qui per ascoltare i vostri problemi, per capirli e per discuterli insieme.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.198) 12 gennaio 2013 10:31

    E le sembra facile? Finora non c’è riuscito nulla e nessuno. Neppure la dittatura fascista, che adesso vogliono di nuovo non come prima ma peggio di prima, c’è riuscita! Ci riuscirà a breve quella finanziaria? Non credo: gli italiani sono e resteranno sempre "un volgo disperso che nome non ha". Perciò le cose vanno male per essi e con chiunque altro si sporchi contattandoli!

  • Di David Asìni (---.---.---.20) 12 gennaio 2013 18:14
    David Asìni

    E nato prima l’uovo o la gallina? La crisi ha rotto lo scellerato patto stato-cittadino io rubo tu evadi, creando un’artificiosa ondata di indignazione popolare anti-casta. Ma la mentalita’ dell’italica popolazione, piaccia o meno, restala stessa. Per avere un governo di tipo "svizzero", servirebbero gli elettori svizzeri...Non vedo alcuna soluzione a breve termine, poveri noi.

  • Di (---.---.---.158) 12 gennaio 2013 19:16

    No. Sono nate prima le italiche genti. Perciò non possono amalgamarsi per formare l’Italia: perché sono uno peggiore dell’altro!

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