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Per Blatter le 50mila persone che protestano a San Paolo non contano nulla

Oltre 50.000 cittadini sono scesi in piazza a San Paolo ieri sera, rivendicando i propri diritti contro una gestione opaca della preparazione ai mondiali di calcio che si terranno in Brasile nel 2014. Al centro della protesta, però, anche la scarsità di servizi, sicurezza, istruzione. Una situazione socio-economica che sta esplodendo sulla soglia di un evento sportivo che - ormai da consuetudine - finisce per alimentare corruzione, affarismo e marginalizzazione delle fasce meno agiate della popolazione. La risposta di Blatter, tuttavia, non è proriamente edificante.

Erano 50000 ieri a San Paolo, e 250.000 in tutto il Brasile. Sono i cittadini scesi in piazza contro il governo di Dilma Rousseff, neo-presidentessa della federazione, giunti a rivendicare la propria posizione all'interno di un paese ormai consapevole delle criticità di una società dove non trovano servizi, ma neanche sicurezza o un sistema scolastico adeguato. È indicativo al riguardo che fulcro della protesta siano divenuti il dispendio per i mondiali imminenti e il costo del trasporto pubblico.

Cinque città hanno di conseguenza annunciato la riduzione del prezzo dei biglietti, ma la questione rimane aperta: non solo perché naturalmente il punto è quello di una dignità costantemente negata dall'essere trasportati come bestie da portare al macello - e questo dovrebbe esserci familiare - ma anche perché la risposta giunta dalla FIFA, nella persona di Joseph Blatter è quantomeno oscena: "Il calcio è più importante dell'insoddisfazione delle persone".

Joseph Blatter (fonte: DirettaNews) Certo, se si segue il discorso di Blatter poi si scopre che il punto è un altro: "I manifestanti stanno usando la piattaforma del calcio e la presenza della stampa internazionale per ampliare la protesta". Dunque utilizzare un minimi di criterio sul come e chi avrebbe interesse a cavalcare il malcontento sarebbe salutare. Di certo magari Blatter potrebbe però porre la stessa attenzione ai loschi figuri che avrebbero molto da trarre dai ricchi appalti in questione. Anche perché di gran lungo più certa - provata da una lunga e tragica lista - è l'evidenza di quanto sfigurate siano uscite alcune nazioni dal fasto barocco dei grandi eventi sportivi. Al più, se questo non bastasse, un certo qual senso di dignità potrebbe essere sufficiente a ricordargli come a blaterare in mondovisione poi le cose che ci sono insensatamente uscite di bocca tendenzialmente vengono ricordate.

Da una scintilla infatti è divampata a San Paolo la rabbia per l'alto costo della vita, il degrado, la corruzione. Che mescolati con il tesoretto di una coppa del mondo tendenzialmente giungono a risultati disastrosi. Che d'altronde da un evento ordinario si possa arrivare alla guerriglia dovrebbe dimostrarlo - senza scomodare una reietta memoria - i fatti di Istanbul.

Il Brasile rischia le fiamme, ma naturlamente il populismo in stile Lula della signora Rousseff - tanto amato dalla boccaloneria brasiliana - non può fare molto. Ma a scanso di un gusto catalogatorio da occhio della civiltà sul microcosmo selvaggio, verrebbe comunque da chiederci di fronte alle parole di Blatter cosa possa invece l'ortodossia grassoccia da profeti del futuro, chiaramente non più tollerabile.

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