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Pensieri (disarmati)

Nati guerrafondai o speranzosi di pace?
Innamorati follemente del sangue criminale o fiduciosi su un possibile quieto vivere?

Dalla Nigeria alla Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Afghanistan e Siria: decine sono i conflitti armati presenti in tutto il mondo. Da sempre la storia umana è tormentata e violentata da continui conflitti situati nelle più disparate zone del mondo. Da qui qualsiasi persona penserebbe che sia arrivato il momento di tranquillizzare il proprio Mr. Hyde, anche solo per aver raggiunto per la prima volta nella storia, l’obiettivo e la soddisfazione di far vivere solamente il Dottor Jekyll. Inoltre si potrebbe pure pensare che di Mr. Hyde nel secolo scorso ne sono vissuti fin troppi; secolo dove sono state protagoniste le due guerre mondiali. Ebbene, nonostante questo, i diversi Dottor Jekyll stanno continuando a subire continui omicidi. Omicidi commessi da un continuo, incessante acquisto di armi. 

Ma di questo, in fondo, ne siamo innamorati. Sicuramente il voler continuare a bombardarci da soli sfugge dalla logica pacifista, dato che altra violenza genera altra violenza. 

guerra

Ma “forse” è una necessità anche di carattere economico. Sorprende il vedere continui viaggi mentali che associano al significato di guerra a quello di pace, pensando che spargere lacrime e sangue possa risolvere dei tentativi di insurrezione mettendoli a tacere. Probabilmente si è perso meravigliosamente il concetto di circolo vizioso. Statisticamente parlando, molti conflitti si generano nelle zone di povertà assoluta e con non pochi problemi. Può apparire chiaro che qualsiasi persona che si trovasse in una situazione ed in una condizione di vita difficile, possa scegliere come “extrema ratio” e quindi come unica strada e scelta da percorrere, la via dell’estremismo.

Estremismo che genera successivamente altra violenza. Altra violenza ed altra guerra. Questo è il circolo vizioso, particolarmente difficile, se non impossibile, da comprendere. Ma qual è la differenza tra una guerra tradizionale e una guerra combattuta a colpi di leggi, di democrazia e di senso civico? Senza dubbio è necessaria una buona dose di riflessione. Una guerra combattuta a colpi di pallottole può risolvere il problema a breve termine, ma lo può riportare nel futuro grazie al circolo vizioso descritto in precedenza. Una guerra a colpi di leggi, di democrazia è complicata, lenta e stancante, portando però in seguito benefici a lungo termine. 

Di sicuro se si garantiscono situazioni di vita decenti e sostenibili è più difficile che diversi soggetti finiscano ad accogliere amorevolmente qualche azione estremista. Senz’altro ciò non aggrava la situazione. Inoltre una guerra a colpi di democrazia è complessa per il cambiamento di mentalità che necessita, dato che non esiste fattore più faticoso da cambiare come l’impostazione mentale e la visione psicologica di una qualsiasi persona. Ed è proprio perché è difficile da modificare che permette di garantire una stabilità pacifica associata a delle condizioni accettabili di vita e una sorta di “stop alle armi” a lungo termine. 

Siamo proprio sicuri che siamo umani?

Il nutrire qualche dubbio e qualche perplessità è più che legittimo, ovviamente. L’unica e ultima battaglia che rimane da combattere è quella che vede schierata la violenza e la nonviolenza, facendo umanamente vincere la seconda. Obiettivo: restare umani.

“Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta si combatterà con clava e pietre”.

Einstein

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