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Pena di morte: tre brutte storie dagli USA

Testi ripresi dal “Foglio di collegamento” del Comitato Paul Rougeau. A seguire la presentazione e l’indice del numero 260

MESSO A MORTE IN GEORGIA PER L’OMICIDIO COMPIUTO DA UN COMPLICE

Il 20 giugno scorso è stata portata a termine negli Stati Uniti la 1500esima esecuzione dopo la ripresa della pena capitale avvenuta nel 1977 con l’esecuzione di Gary Gilmore nello Utah. La somministrazione dell’iniezione letale a Marion Wilson in Georgia ha suscitato un insolito scalpore.

Approssimandosi il 20 giugno, data per la quale era stata fissata l’esecuzione di Marion Murdock Wilson Jr. in Georgia, è esplosa nei media la discussione sul suo caso e l’attenzione del pubblico si è concentrata sugli ultimi avvenimenimenti verificatisi prima dell’esecuzione.

L’interesse sull’esecuzione di Wilson è conseguito anche dal fatto che si trattasse della 1.500-esima esecuzione dopo la ripresa della pena di morte negli Stati Uniti d’America avvenuta nel 1977 con l’esecuzione di Gary Gilmore nello Utah (1).

Esauritesi le ultime schermaglie legali che hanno prolungato la vita del condannato di quasi 3 ore, Wilson ha subìto l’iniezione letale ed è morto alle 21:52 del giorno stabilito.

Fuori del carcere di Jackson in cui avveniva l’esecuzione di Wilson, denominato Georgia Diagnostic and Classification Prison, si era radunata un piccola folla di manifestanti contro la pena di morte tra cui la floridiana SueZann Bosler, un’attiva abolizionista che riuscì a salvare dall’esecuzione l’assassino di suo padre (vedi n. 218).

I legali di Marion Murdock Wilson si erano invano battuti perché il condannato fosse riparmiato insistendo soprattutto sul fatto che ad uccidere materialmente con un colpo di pistola la guardia fuori servizio, il 24enne Donovan Corey, Parks fu il complice Robert Earl Butts Jr.

Il delitto avvenne il 28 marzo del 1996. Quel giorno Marion Wilson, che aveva 19 anni, e Robert Butts, che aveva 18 anni, chiesero un passaggio in macchina a Parks che fu ucciso una mezz’ora dopo.

L’esecuzione di Marion Wilson è stata preceduta di un anno da quella di Robert Butts messo a morte il 4 maggio 2018.

(1) Vedi il numero 234

 

IN ILLINOIS, STATO ABOLIZIONISTA, SI PROGRAMMA UN PROCESSO CAPITALE

É possibile essere condannati a morte in uno degli Stati Uniti d’America che ha abolito la pena capitale? Sì se si viene processati a livello federale, come potrebbe accadere in Illinois.

In Illinois, all’inizio di giugno, durante la selezione dei giurati per il processo del 29enne Brendt Christensen, una delle candidate ha obiettato perplessa che non capiva come fosse possibile intentare un processo capitale in uno Stato dove la pena di morte è stata abolita da anni. Il giudice le ha spiegato che il caso di Brendt Christensen è uno dei rari casi in cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti persegue una condanna a morte in uno Stato che l’ha abolita, utilizzando le leggi che consentono l’applicazione della pena capitale per determinati crimini.

Quello di Christensen è il primo processo capitale in Illinois da quando lo Stato ha abolito la pena di morte nel 2011. Le organizzazioni abolizioniste locali sono rimaste scioccate dalla notizia. Rob Warden, che nel 2000 fu uno dei capi del movimento abolizionista nel suo Stato, ha dichiarato: “È oltraggioso che il governo federale stia di fatto imponendo l’uso della pena di morte in uno Stato che l’ha abolita. È moralmente offensivo e ingiustificabile”. Anche l’ex governatore dell’Illinois, George Ryan, che fece fare al suo Stato il primo passo verso l’abolizione della pena capitale, imponendo nel 2000 una moratoria sulle esecuzioni, ha detto che intentare un processo capitale nell’Illinois viola la volontà della maggioranza dei suoi abitanti. Ryan ha dichiarato ai giornalisti: “Penso sia una pessima idea, anche se non è possibile ribellarci. L’unica cosa che si può fare è battersi affinché il governo federale abolisca la pena di morte”.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato di voler la pena di morte per Christensen (che si proclama innocente del crimine) perché il giovane è accusato di aver rapito e torturato a morte una ricercatrice universitaria cinese 26enne, Yingying Zhang, dopo averla costretta a salire sulla sua auto. Il corpo della giovane non fu mai ritrovato. La sua scomparsa nel 2017 fu un duro colpo per la comunità degli studenti cinesi presenti negli Stati Uniti. Il padre di Yingying, Ronggao Zhang, ha dichiarato in un’intervista, riferendosi a Christensen: “Non riesco a credere che ci sia una persona così malvagia tra noi in questo mondo. Ritengo che debba assolutamente essere condannato a morte”.

I casi capitali a livello federale sono aumentati sotto l’amministrazione Trump, dopo la moratoria pressoché instauratasi durante la seconda presidenza di Barack Obama. Nei primi due anni da quando Trump è in carica, il Dipartimento di Giustizia ha approvato almeno una dozzina di casi capitali. Non sono ottenibili dati più aggiornati ma Robert Dunham, direttore esecutivo del Washington Death Penalty Information Center, dice che ci sono tutti i segnali di una tendenza all’aumento dei casi capitali a livello federale, in controtendenza rispetto a quanto avviene nei singoli Stati che stanno riducendo tali casi.

Solitamente le accuse di omicidio dovrebbero essere mosse dalle autorità a livello statale, e a livello federale solo in ristrette fattispecie di reati, come gli omicidi commessi durante gli attacchi terroristici, le rapine nelle banche e i rapimenti. L’Illinois avrebbe potuto accusare Christensen di omicidio e rapimento secondo le leggi dello Stato, il che avrebbe determinato per lui, se riconosciuto colpevole, al massimo una condanna all’ergastolo. I suoi avvocati difensori hanno chiesto al giudice James Shadid, incaricato del caso, di dichiarare incostituzionale il processo capitale a livello federale, ma il giudice si è rifiutato di accogliere tale richiesta.

Il braccio della morte federale ospita al momento 62 detenuti. Di questi, solo 4 furono processati in Stati che hanno abolito la pena di morte. I condannati trascorrono moltissimi anni in attesa perché gli appelli si protraggono a lungo. Dal 1988 ci sono state solo 3 esecuzioni a livello federale, tutte portate a termine con l’iniezione letale a Terre Haute, nell’Indiana, tra il 2001 e il 2003.

 

ANNULLATA LA CONDANNA A MORTE DI UN NERO PROCESSATO 6 VOLTE

Curtis Flowers, un afroamericano che è stato condannato alla pena capitale 6 volte in Mississippi, dal 21 giugno non è più un condannato a morte. Ma potrebbe ricevere la “massima pena” in un settimo processo.

Il 21 giugno scorso la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato con una votazione 7 a 2 la condanna capitale dell’afroamericano Curtis Flowers, da 22 anni detenuto in Mississippi, che è stato processato ben sei volte per lo stesso reato.

Il giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh (1), nella relazione della maggioranza, ha scritto: “I numeri parlano chiaro. Nel corso dei primi 4 processi, c’erano 36 potenziali giurati di colore che lo Stato poteva scegliere se ammettere. Lo Stato cercò di non far ammettere nessuno dei 36”.

In effetti l’avvocato accusatore Doug Evans cercò, in tutti e 4 i primi processi contro Flowers, che non aveva precedenti penali, di non far entrare persone di colore nella giuria.

La Corte Suprema annullò i primi tre processi per condotta disdicevole dell’accusa, non solo per aver dimostrato pregiudizi razziali, ma anche per aver cercato di fuorviare la giuria riguardo alle prove.

Nel quarto e quinto processo la giuria fu composta anche da due persone di colore ma non si arrivò al verdetto.

Nel sesto processo un giurato di colore fu ammesso e la giuria votò per condannare l’imputato. La Corte Suprema del Mississippi convalidò la condanna, affermando che in questo caso non ci furono pregiudizi razziali, ma adesso il processo è stato annullato dalla Corte Suprema USA, con una maggioranza di 7 a 2, proprio con la motivazione della sussistenza di pregiudizi razziali.

Un aspetto singolare della questione è che dei due giudici dissenzienti, uno è Clarence Thomas, unico membro afroamericano della Corte Suprema statunitense. Nella sua relazione di dissenso, Thomas ha scritto: “L’opinione della maggioranza è così evidentemente errata che devo contestarla. Questo processo a Flowers non presentava alcuna prova di discriminazione razziale compiuta di proposito da parte dello Stato durante la selezione della giuria.” E ha aggiunto: “L’unica nota positiva del parere di questa Corte è che lascia lo Stato liberissimo di re-incriminare Flowers. Per tutto il resto, la sua opinione distorce i nostri standard legali, ignora i documenti presentati, e riflette una totale mancanza di rispetto nei confronti dell’analisi attenta da parte delle corti del Mississippi. Qualsiasi accusatore in gamba avrebbe esercitato le stesse possibilità di selezione della giuria compiute dallo Stato in questo processo. E sebbene l’opinione della Corte dia impulso alla sua autostima, prolunga inutilmente la sofferenza dei familiari di quattro vittime. Mi permetto rispettosamente di dissentire.”

Quindi adesso tutto torna nelle mani dello Stato del Mississippi che dovrà decidere se riprocessare Flowers… per la settima volta!

  1. Brett Kavanaugh è l’ultimo giudice entrato nella Corte Suprema degli Stati Uniti, scelto da Donald Trump. Su Kavanaugh, ultraconservatore, i contrari alla pena di morte hanno manifestato perplessità (vedi numero 253, nel Notiziario)

LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO “FOGLIO DI COLLEGAMENTO”

Questo numero è dedicato in gran parte al tour compiuto in Italia da Dale Recinella e da sua moglie Susan che dedicano tutta la loro vita all’assistenza dei condannati a morte della Florida, delle loro famiglie e delle famiglie delle vittime dei crimini. Il tour cominciato il 26 maggio si è concluso il 12 giugno.

Pur essendo Dale e Susan di fede cristiana il loro impegno viene apprezzato da tutti, credenti e non credenti, come potete constatare leggendo gli articoli che li riguardano.

Trovate articoli che parlano della pena di morte in vari Paesi – compreso un Paese europeo, la Bielorussia – e che spiegano come la pena capitale viene applicata attualmente e come veniva applicata nel passato. Articoli che mostrano ancora una volta che la pena di morte è sempre e comunque un fenomeno orribile, da eliminare in tutto il mondo e da seppellire nel passato.

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

IL SOMMARIO DEL NUMERO 260

Conferenze e incontri importanti di Dale e Susan in Italia

Pena di morte, dolore che si aggiunge ad altro dolore  

Da Wall Street al braccio della morte, Dale Recinella a Rebibbia

Li accompagno a morire, parlando di Gesù

Messo a morte in Georgia per l’omicidio compiuto da un complice

In Illinois, Stato abolizionista, si programma un processo capitale

Annullata la condanna a morte di un nero processato 6 volte

L’Italia e Amnesty schierati in favore di Ahmadreza Djalali

Nel 1860 l’ultima esecuzione in pubblico a New York 

Ottanta anni fa l’ultima esecuzione pubblica in Francia

Notiziario: Arabia Saudita, Bielorussia, Iran, Vietnam 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 giugno 2019

Pagina Facebook: Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte

Scriveteci all’indirizzo [email protected] per comunicarci il vostro parere su quanto scriviamo, per chiederci ulteriori informazioni riguardo ai temi trattati, per domandarci dell’andamento delle nostre campagne in corso, per comunicarci il vostro accordo o disaccordo sulle posizioni che assumiamo.

AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI

È di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.

Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’iscrizione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!

ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU

Per aderire al Comitato Paul Rougeau invia un messaggio e-mail all’indirizzo [email protected] con una breve autopresentazione e con i tuoi dati. Appena puoi paga la quota associativa sul c. c. postale del Comitato Paul Rougeau.

Le quote associative annuali sono le seguenti:

Socio Ordinario € 35

Socio Sostenitore € 70

L’edizione e-mail del Foglio di Collegamento è gratuita per soci e simpatizzanti, chiedila a:

[email protected]

Versa la tua quota associativa sul c. c. postale 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau,

IBAN: IT31Q0760112600000045648003, specificando la causale.

LE IMMAGINI SONO SCELTE DALLA “BOTTEGA”: le tre vignette sono di Mauro Biani, Giorgio Franzaroli (ripresa da “Il fatto quotidiano”) e Giuliano Spagnul.

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