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Papa Francesco: per il cristiano no all’ipocrisia e a un “linguaggio socialmente educato”

Per il Papa l’ipocrisia è dei corrotti, non è da cercare l’inganno né linguaggio persuasivo e la vanità indebolisce il cristiano. Il parlare del cristiano sia semplice e in verità dall’amore.

Nessun “linguaggio socialmente educato” che sia incline all’ipocrisia è ammesso per il cristiano che è portavoce della verità che rende liberi. È l’insegnamento offerto da Papa Francesco nel corso della sua omelia in Casa Santa Marta. L’ipocrisia cerca l’inganno, la menzogna, bugia che non cerca la verità e non la dice. Dai corrotti viene il linguaggio dell’ipocrisia che abusa della fiducia altrui, mentre la verità non viaggia da sola ma con l’amore.

Ciò che appare un “linguaggio persuasivo” per il Papa porta invece “all’errore, alla menzogna”, mentre ciò che si attende dal cristiano è un parlare semplice e asciutto e una “parola di verità e con amore”. Il cristiano non agisce con l’adulterazione delle parole, adulando per circuire le intenzioni di altri per ingannare e persuadere in danno del prossimo, non lascia cadere i fatti senza che siano visti nella giusta ottica veritiera che parla dell’operato di Dio.

Il cristiano non va avanti in modo “zuccherato” a imbonire il prossimo per regalargli una visione buonista della vita, ammorbidendo le azioni per trarne vantaggio personale. Vi è, per il Papa, un nesso indissolubile: ipocrisia è corruzione, proprio per l’artificio di piegare i significati delle azioni e delle parole contravvenendo alla semplicità della mitezza cristiana.

Papa Francesco riserva al termine della sua riflessione una considerazione sulla “certa debolezza interiore”, per cui “ci piace che dicano cose buone di noi”. Le persone ipocrite e corrotte fanno spesso leva sulla vanità e, in tal modo, si adoperano per indebolire l’agire del cristiano. Il Papa esorta i fedeli a parlare in verità, con amore, “sentire” ciò che si dice per avvertire di essere in sintonia con la propria coscienza forgiata nell’autenticità del parlare e agire. Un parlare che non cerca la lusinga o la dona, non trova falsità di testimonianza per accusare o avere ragione, ma predilige il “parlare dei semplici, parlare da bambino, parlare da figli di Dio, parlare in verità dall’amore”.

Da quanto affermato dal Papa, si può trarre la conclusione che per il cristiano è giusto professare una sola fede, con una sola lingua, con inequivocabili modi cristiani ispirati da Dio, che siano semplici e corretti in verità e che prediligano l’amore alla lusinga, la mitezza alla vanità, un linguaggio che abbia come fine una comunicazione limpida.

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