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Papa Francesco e l’impronta iniziale di una “curia dimagrante”

Meno apparenza, più cammino e sostanza nella Chiesa che “odora come il suo gregge”. 

Camminare, edificare, confessare che la vita è bella, la semplicità dell’animo porta grandi frutti di pace e serenità e aiuta a discernere il percorso da intraprendere per il bene di tutti, senza accumulare nulla che non sia la gioia del cammino verso gli altri.

La speranza rinfranca i cuori e rende gioia e forza per affrontare i momenti tristi della vita. Conservarsi giovani nei cuori vuole significare approfondire il proprio cammino cristiano nella speranza di non “invecchiare” nei propositi di fare del bene senza lasciarsi rattristare dagli eventi ma camminando come degni uomini amati. Il nuovo Papa Francesco esorta a non farsi scoraggiare per effetto del possesso che viene meno in tempo di crisi poiché l’unico incontro che vale è quello con se stessi assieme al suo Creatore, fedele e ben disposto all’aiuto incondizionato. 

Il nuovo Pontefice ha già dato una sua impronta forte al papato da poco intrapreso e, giorno per giorno, va tracciando le direttrici sulle quali rimodellare il ruolo e la funzione della Chiesa nel terzo millennio. In questo tempo molto difficile per l’Italia e dinanzi alle delicate scelte che si profilano per uscirne, il soffio d’aria fresca che Papa Francesco sta insufflando ai suoi fedeli inizia a farsi strada e, di fatto, è già dimenticato il passaggio traumatico che ha reso possibile ciò. Il “cristiano” è dunque risospinto a operare nel sociale con più forza e determinazione, gli stessi “pastori della fede” sono chiamati a prendere “l’odore del loro gregge”, perché nessuno si senta superiore agli altri e tutti a disposizione di tutti.

Molti scandali indeboliscono giustamente il messaggio e il modo di agire della Chiesa. La mancanza di trasparenza nelle finanze, i casi di pedofilia, il rapporto sui documenti della Santa Sede resi pubblici alla stampa, la curia vaticana da riformare e altri nodi taciuti anche per effetto di un camminare della Chiesa di Roma troppo vicina alla politica. Oggi col nuovo Papa si apre la stagione di una diversa missionarietà della Chiesa che dovrà semplificare le sue strutture, “dimagrire” dei suoi possedimenti, aprirsi alla trasparenza, badare alla sua missione di “mediatrice della fede” per non scadere nell’essere solo intermediaria della fede, e rendere più “itineranti” i vescovi nelle loro sedi, che spesso ricoprono da oltre un ventennio senza alcun limite nel risiedere per troppo tempo in un solo luogo. 

Papa Francesco, essenziale nei modi, bada ai risultati della sua missione piuttosto che alle apparenze del ruolo e ciò potrebbe essere posto come insegnamento anche alla politica che ancora non ha saputo interpretare gli eventi a vantaggio di un operare più creativo ed efficace, capace di lasciare indietro le vecchie logiche dei partiti per dedicarsi a un cammino più semplice e vivace di mediazione con moltiplicazione delle soluzioni vincenti. La politica si muove ancora in modo sequenziale, ma come dimostra Papa Francesco per riuscire a camminare e non bloccarsi bisogna “uscire da se stessi”, dalle rigide gabbie di convenzioni e pregiudizi di ruolo e mettersi al servizio del bene comune e della gente comunicando in prima persona l’intenzione del “sacrificio” e della responsabilità praticata.

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