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Palestina, quella terra sempre più stretta

C'è solo da porre il discrimine tra chi attacchi e chi si difenda

Il 1917 è un anno cruciale perché pone le basi per la fioritura del futuro stato Ebraico. La Gran Bretagna spodesta l'impero Ottomano dai territori palestinesi imponendovi la sua sfera di influenza. E' così che il 31 ottobre 1917 la dichiarazione cosiddetta "Balfour" sancisce l'inizio della simpatia dei britannici nei confronti dei sionisti e della nascita di un focolare ebraico in Palestina.

Dal 1918 al 1947 il Regno Unito supporta la grande migrazione di massa verso i territori Arabo-Palestinesi (400.000 israeliani nel 1936) provocando violente rivolte finite nel sangue da parte del popolo indigeno di cultura araba, che si vede non solo occupato militarmente ma addirittura invaso fisicamente da ondate di uomini donne e bambini arrivati con lo scopo di restare.

Il 29 novembre 1947 l'ONU approva la Risoluzione n. 181. Lo stato di Israele da questo momento in poi è una realtà, accettata dalla comunità internazionale tutt'altro che a maggioranza (33 voti a favore, 13 contro e 10 astenuti).
Nel 1948 il Regno Unito si ritira dai territori palestinesi dando piena autorità a Israele ormai divenuto stato a tutti gli effetti.

Dal 1948 in poi la situazione politica nella zona diventa incandescente, e Israele, accerchiato e disconosciuto dagli stati arabi oltre che dalla stessa popolazione palestinese, si vede costretto in una guerra perpetua che lo vede vincente fino ai giorni nostri, anche grazie all'appoggio occidentale.



La geopolitica palestinese dal 1946 ad oggi risulta radicalmente cambiata come evidenzia la foto qui sopra. Ormai la porzione di territorio occupato in mano allo stato di Israele è assai vasto e la popolazione araba costretta in ghetti e campi profughi trasformati col lavoro degli stessi in città vere e proprie. L'esercito Israeliano con il pretesto della difesa del proprio stato perpetra ogni giorno violenza nei confronti degli invasi, privandoli dei diritti fondamentali e rendendo la vita di esseri umani complicata se non impossibile. Spostamenti, proprietà, coltivazioni, pesca e altri fondamenti di una società civile sono sotto stretto controllo militare e ciò rende la vita degli abitanti palestinesi fortemente condizionata dal volere di qualcun altro, quindi non libera.

E' evidente che l'anomalia Israeliana esista, e che tanti errori si siano commessi nella creazione di uno stato dal nulla in un territorio complicato come quello mediorientale. Una decisione tra l'altro dettata da motivi puramente religiosi, che vorrebbero la terra promessa Ebraica sita nei pressi di Gerusalemme, città divisa tra Islamici, Ebrei e Cristiani.

La spregiudicatezza dell'occidente nel perpetrare quello che è stato un crimine, appropriarsi con la forza di territori stranieri con il pretesto storico-religioso, fa quantomeno indignare. L'ONU, nella sua massima veste di pacificatore delle nazioni si è reso colpevole di lavorare contro sé stesso, producendo la nascita della violenza e dei soprusi, per una causa errata in partenza.

Ora inevitabilmente la violenza di un popolo contro l'altro è immutabile e si autoproduce, poiché nessuna delle parti è disposta a risolverla. Non esiste violenza giusta o sbagliata, ma esiste violenza difensiva e violenza offensiva. C'è solo da porre il discrimine tra chi attacchi e chi si difenda, e se chi si difenda sia il vero violento.

Se un giorno la Sardegna fosse invasa dai Tunisini nostalgici dell'antico punicismo, o la Sicilia occupata dai Greci memori delle proprie colonie classiche. Se questi si appropriassero con la forza dei territori italiani, di cultura italiana, di fede cristiana, privando gli abitanti dei loro diritti sulla propria terra e sulla propria dignità. Chi sarebbe tacciato di violento? Spero vivamente per la fiducia che ho nell'intelligenza umana né i Sardi, né i Siciliani.

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