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Per la morte del calcio non tacerò

Io non ci credo che 500, 5000, 10000 persone si spostino da una città all’altra, e talvolta anche da una nazione all’altra, per una squadra di calcio.

Ci dovrà essere per forza un motivo, una ragione che spieghi questo fenomeno.
 
E’ qualcosa di antropologicamente molto più puro, qualcosa sociologicamente molto più spiegabile.

Il tifo, la fede, la squadra del cuore, parliamoci chiaro, sono tutte cazzate.
 
E’ Odio. Banalmente Odio. Solo e semplicemente Odio.
Odio verso una società che non ti appartiene, Odio verso un lavoro che ti rende schiavo e non più partecipe, Odio verso i padroni, Odio verso tutti.
 
Odio che esplode ed Odio che trova la domenica, la sua valvola di sfogo, e prende una forma: la Violenza.
 
La Violenza verso gli altri tifosi, verso le altre città, verso i poliziotti, verso gli stadi, verso tutto ciò che non sei tu e che non è tuo.
 
La perdita dei valori, la fine dell’etica.
Addio sciarpe, Addio slogan, Addio famiglie.
Coltelli, Sbarre, Passamontagna.
 
Ma in che cazzo di città viviamo?
Milano, Roma, Napoli, Torino, Bergamo, Verona, Palermo, Catania.
Vi rendete conto che la Violenza è ovunque
anche perchè il calcio è ovunque?
 
Raccontata così ai nostri nonni, che 60-70 anni fa conobbero le granate ed i nemici veri, mi sembra tutta una messa in scena.
 
Un qualcosa montato ad arte, già programmato, qualcosa di inevitabile ma scontato. Ma a pro di che? E soprattutto per il divertimento di chi?
 
Credo sia arrivato il momento in Italia di non chiamare più "CALCIO", quei 22 coglioni che prendono a calci avanti e indietro quei palloni di cuoio.
 
Questi sono mini-imprenditori, piccoli manager, esperti di marketing, hanno procuratori, hanno avvocati, hanno ville e negozi di proprietà.
 
Altro che tifosi, ultrà e curve.
Siamo clienti, vittime, pagliacci, schiavi dei loro vizi e delle loro donne.
 
Amiamo le nostre squadre del cuore, diciamo di avere una fede.
Una fede che si PAGA e dove l’unico dogma è non sapere chi e per cosa.
 
Lavorare per pagare abbonamenti e biglietti.
Lavorare per pagare Sky e Mediaset Premium.
 
"Ma la vita già è pesante di per sé, tutti questi problemi....almeno il Calcio è rimasto l’unico passatempo. Ed è l’unico che ci rende unici."
 
Coltellate e mazzate da Catania a Bergamo, come se piovesse sangue.
 
Quando muore un poliziotto o un tifoso è strano, non si parla mai di criminalità organizzata, mafia, camorra, ’ndrangheta.
 
E’ un morto del calcio.
 
Uno sciopero di una o due giornate e dopo ricomincia lo schifo.
I miliardi riprendono subito a scorrere tra le panchine e l’erba.
 
E poi l’aspetto peggiore: come tutto ciò si ripercuote sui ragazzi.
 
Vorremmo aiutare l’Africa, l’Abruzzo, Telethon, Emergency, Medici senza Frontiere, i Volontari, la Ricerca, le Malattie Incurabili.

 
Abbiamo figli che sognano Ibraimovich e non Rita Levi Montalcini.
Abbiamo figli che sognano Cristiano Ronaldo e non Margherita Hack.
 
Già, è proprio esatto ciò che pensate.
La conclusione è che abbiamo figli che quindi non sognano.
 
Se per un ragazzo l’unica ambizione è fare il calciatore,
questo vuol dire la fine dei sogni.
 
Le università a puttane. Le scuole chiuse. I professori senza alunni. I libri chiusi. La classe dirigente del futuro.
 
Oggi ho pensato di scrivere questo sfogo, dopo che ho letto che è stata trovata una scritta del genere ieri pomeriggio a Torino: ’No alla tessera del tifoso - 10, 100, 1000, Raciti’.
 
"Cazzo, la nausea". Ho pensato.
Raciti, l’ispettore di polizia che venne ucciso fuori allo stadio di Catania.
Per una partita di calcio di MERDA.
 
E poi ho pensato a tutto il male possibile e alla velocità della luce.
A tutto ciò che di più negativo ho potuto leggere in questi giorni.
A tutto ciò che più può contraddire l’Italia e gli Italiani.
 
Ho pensato al fatto che secondo le statistiche oggi in Italia ogni famiglia ha in media 15.000 euro di debiti, e poi ho pensato subito al vicepresidente di Mediaset, Piersilvio Berlusconi, che ha dichiarato che Mediaset Premium chiuderà il 2009 con ricavi superiori ai 500 milioni di euro.
 
Ho pensato a Giorgio Bocca che ha detto che i Carabinieri in Sicilia sono collusi con la Mafia, poi ho pensato al Cocer dei Carabinieri che ha dichiarato di aver provato sdegno e sconcerto per le parole di Bocca, e poi subito, rapidamente, ho pensato ai due Carabinieri che salutano Emilio Fede che scende dall’aereo di Stato della Repubblica Italiana.
 
E poi infine ho pensato a lui, quanto non vorrei parlare di lui, ma c’entra sempre. Il presidente del Milan, il capo di Emilio Fede, il papà di Piersilvio, l’Italiano che nel Mondo eccelle per eccellenza: pensate, ha dichiarato che i giornalisti sportivi sono i più bravi perchè non fanno domande.
 
Povera Italia.
 
E poi ho pensato di nuovo a Raciti.
Ahhh, un sospiro di sollievo.
 
Caro Filippo, ecco sappi che tu non c’entri.
 
Perchè non è vero che tutti gli Italiani sono Berlusconi, non è vero che tutti i Carabinieri attendono Emilio Fede che scende dall’Aereo di Stato, non è vero che sei morto per una partita di calcio trasmessa da Mediaset Premium, non è vero che sei una vittima del marketing, una vittima dei calciatori, una vittima del tifo violento, una vittima dei procuratori, una vittima di Luciano Moggi.
 
No Caro Filippo Raciti.
Tu non sei una vittima di un sistema malato e corrotto.
Ora per alcuni sei e resti una giornata di campionato non disputata. Cioè un’occasione in più per restare a casa a masturbarsi con i gol e i replay.
 
Caro Filippo sei una sola giornata, che ti è valsa una sola Medaglia.

«Con spiccata professionalità, non comune determinazione operativa e consapevole sprezzo del pericolo si prodigava nel fronteggiare e respingere un gruppo di facinorosi tifosi catanesi, rimanendo mortalmente ferito nel corso dei violentissimi scontri. Luminosa testimonianza di elevato senso civico, encomiabile altruismo ed eccezionale spirito di servizio, spinti sino all’estremo sacrificio.»— Catania, 2 febbraio 2007

 
 
 


Caro Filippo Raciti, oggi lo posso dire.
 
Anzi. mi rivolgerei volentieri a tua Moglie.
 
Cara Marisa, oggi puoi farlo se vuoi, perchè è ancora più chiaro che tuo marito non è morto per loro.
 
Oggi, Cara Marisa, è arrivato il momento: quella medaglia, puoi appenderla Ufficialmente al Cesso.
 
CARO FILIPPO RACITI, QUEL GIORNO E PER SEMPRE, NON LORO, MA LO STATO.

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