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Onu, 52 Paesi condannano i crimini della Corea del Nord

Ecco quanto si legge nella dichiarazione firmata dagli Usa e da altri 51 paesi all’Onu, tra cui Sud Corea, Giappone e i Paesi europei, inclusa l’Italia.

“Gli abusi e le violazioni del governo della Nord Corea sono stati ben documentati da resoconti credibili, che includono uccisioni arbitrarie, condizioni carcerarie dure e pericolose per la vita, punizione di membri della famiglia per reati presumibilmente commessi da un individuo, e controllo statale totale dell’ espressione attraverso censura e repressione. Pyongyang commette questi crimini contro i cittadini suoi e di altri Paesi”.
Nel testo, letto dall’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield, presidente di turno del Consiglio, si afferma che “da soli, questi abusi e violazioni dei diritti umani richiedono l’attenzione del Consiglio. Ma gli abusi e le violazioni dei diritti umani del governo della Corea del Nord contribuiscono anche a facilitare le sue armi illegali di distruzione di massa e i progressi dei missili balistici”.
Pyongyang “si impegna nel lavoro forzato nazionale e all’estero e nello sfruttamento del lavoro per generare entrate in modo da sostenere e far avanzare le sue armi illegali di distruzione di massa e programmi di missili balistici. E il clima politico repressivo della Corea del Nord consente al governo di dirottare risorse per lo sviluppo di armi, a scapito del benessere delle persone che soffrono di gravi difficoltà economiche e malnutrizione”.
“Niente di tutto questo è accettabile. E continua a mancare la responsabilità per questi abusi e violazioni dei diritti umani”, hanno aggiunto, chiedendo al Consiglio di Sicurezza “di ritenere il governo nordcoreano responsabile delle sue azioni”.
Nel corso del Consiglio è intervenuto, in collegamento video, l’Alto commissario per i diritti umani Volker Turk, che ha sottolineato come “raramente la Corea del Nord sia stata così dolorosamente chiusa al mondo esterno come lo è oggi”.
“Questo – ha aggiunto – è il risultato di politiche di governo inizialmente legate al contenimento della pandemia da Covid, ma che poi sono cresciute in modo ancora più esteso quando la pandemia è finita. Informazioni raccolte dal mio ufficio indicano una crescente repressione della libertà d’espressione e di movimento, il persistere del lavoro forzato e un peggioramento della situazione dei diritti sociali e economici, dovuti alla chiusura ai mercati e ad altre forme di entrate”.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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