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Omicidio Basile: ancora nessuna svolta nelle indagini

AgoraVox ha seguito in passato la storia di Peppino Basile, consigliere comunale dell’Italia dei Valori di Ugento, un piccolo paese del Salento, assassinato con 19 coltellate la notte tra il 14 ed il 15 giugno 2008.

I media si affrettarono a liquidare il caso come “omicidio passionale”, deviando l’attenzione dal reale movente dell’assassinio: le battaglie scomode di Basile in difesa dell’ambiente e contro “’o sistema”, la devastazione del territorio ad opera dell’amministrazione comunale di Ugento, con la complicità di imprenditori e affaristi locali.

Basile aveva preso di mira le irregolarità compiute nella discarica abusiva di Contrada Burgesi (una mancata bonifica costata 3 milioni di euro, in 40 ettari di cave destinate a diventare la più grande pattumiera d’Italia), sulla quale la Guardia di Finanza ha imposto il sequestro.

Le sue agguerrite audizioni nell’aula del consiglio comunale di Ugento e nell’amministrazione provinciale di Lecce non risparmiavano nemmeno la gestione del parco della Marina, gli interessi della Erg nel mega parco eolico di Ruffano, l’abusivismo edilizio nel villaggio turistico Orex e presunte irregolarità nella concessione della Pineta comunale.

A distanza di un anno dall’omicidio Basile, nonostante l’indagine aperta dalla Procura di Lecce, non sono ancora stati individuati i diretti responsabili. 

In un video pubblicato su Youtube, Pierfelice Zazzera, deputato pugliese dell’Italia dei Valori, denuncia la mancanza di chiarezza nella vicenda e ricorda un primo dato importante: tre giovani esponenti di Alleanza Nazionale, interrogati e rilasciati dalla polizia, sarebbero gli autori materiali delle scritte sui muri che minacciavano di morte il consigliere Basile.


Uno di questi è il nipote di Eugenio Ozza, il sindaco di Ugento.
Per ora non ci sono arresti e gli unici due indagati sono i vicini di casa di Basile, tra cui un ragazzo di 17 anni interrogato in qualità di testimone dell’omicidio e indagato insieme al padre per false dichiarazioni (avrebbe mentito su alcuni dettagli dell’omicidio per coprire qualcuno).

Dopo la quinta audizione il giovane si trova anche accusato di favoreggiamento dal pm Simona Filoni, della Procura per i minorenni di Lecce.

Altri minori sono ascoltati in queste ore dalla Procura, nomi nuovi, non ancora iscritti nel registro degli indagati, che potrebbero riferire altri particolari della notte in cui Peppino Basile venne brutalmente assassinato.

In attesa di una svolta nelle indagini, non resta che l’accorato appello di Don Stefano Rocca, il parroco di Ugento, che nel porgere gli auguri alla nuova giunta provinciale di Lecce, invita il presidente Antonio Gabellone ad impegnarsi per fare chiarezza nel giallo della morte di Basile: “Siamo consapevoli che il silenzio non porta sicuramente frutti – dichiara nella sua lettera Don Stefano – e occorre parlare per aiutare gli investigatori nel loro delicato lavoro. Credo che una parola autorevole come quella di un presidente della Provincia, rafforzata da altre autorevoli voci (ad es. l’onorevole Fitto e gli esponenti del centrodestra rimasti fino ad ora in silenzio, ndr) suscitino un incoraggiamento verso coloro che potrebbero collaborare per svelare una verità che sta diventando sempre più un mistero. Presidente, le chiedo come già sta facendo per altre situazioni gravi del nostro territorio (vedi l’ambiente), di prendere in forte considerazione questo mio appello che sta durando da circa 13 mesi, di farlo suo e dell’intera giunta provinciale. Il delitto Basile non deve e non può rimanere un giallo, perché occorre dare volto e nome a coloro che hanno macchiato la nostra terra”

Per approfondimenti:
http://www.iltaccoditalia.info

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