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Nuvole nere sul Medio Oriente

Proviamo ad elencare i fattori di instabilità che si stanno concentrando nell’area del petrolio mediorientale, che rendono possibile e probabile un conflitto militare di proporzioni tali da ripercuotersi su tutte le economie mondiali.

- La minaccia iraniana di bloccare lo stretto di Hormuz (da cui passa il 40% del petrolio mondiale) è realistica e relativamente facile, affondando vecchie navi da carico e minando la zona.

Bisogna tener conto che questa minaccia origina dalle sanzioni occidentali che, come sanzione al programma nucleare di questo paese, vogliono impedire la commercializzazione del petrolio iraniano.

- Qualche mese di blocco porterebbe il petrolio a 200 dollari al barile, la qual cosa non dispiacerebbe a entità potenti come il cartello multinazionale delle grandi compagnie petrolifere le cui riserve raddoppierebbero di valore e compenserebbero i mancati introiti.

Anche i paesi produttori non vedrebbero male uno stop alla estrazione, anche perché il petrolio è un bene in via di esaurimento e aumenterà di valore fino a quando non sarà sostituito da altre modalità energetiche.

- Visto che una parte del petrolio che passa dallo stretto di Hormuz è destinato alle emergenti economie di India e Cina, non credo che dispiacerebbe agli strateghi della globalizzazione un rallentamento di queste economie.

- Da parte israeliana vi è un interesse vitale ad una crisi, in cui intervenire per bloccare manu militari il programma atomico iraniano e ristabilire la propria egemonia in Medio Oriente, in stretta alleanza con gli USA.

- Gli USA, lasciato l’Iraq e prossimi a lasciare (da perdenti) l’Afghanistan, entrerebbero prestissimo in crisi di astinenza da guerre, sistema vitale che alimenta economia e politica americana, metodo “democratico” che deve procacciare materie prime e quindi ricchezza, in nome degli “interessi vitali” e della “sicurezza” (una volta chiamato più semplicemente ed efficacemente imperialismo).

- La tentazione USA di mettere le mani sul petrolio iraniano e ristabilire l’egemonia imperiale sull’intero Medio Oriente è fortissima e ora non si tratta nemmeno di fabbricare prove false sulle armi di sterminio in possesso di Saddam Hussein, visto che gli iraniani lavorano chiaramente per disporre dell’arma atomica.

Certo mi assale sempre quel dubbio che le armi di distruzione di massa in mano alle cosiddette democrazie sono legittime, anche se pesano enormemente nel minacciare i nemici di chi le possiede (famosa la frase della Clinton che minacciava di incenerire quello stato che avesse toccato Israele).

- Un rallentamento dell’economia globale, dovuto ad una guerra contro l’Iran, apparirebbe non molto pesante anche perché c’è una crisi di saturazione dei mercati, e facilmente la guerra potrebbe coprire la crisi sistemica del capitalismo mondiale, addossando la responsabilità agli ayatollah.

Concludendo, penso che molti fattori convergano nel rendere questo conflitto possibile.

Solo gli iraniani potrebbero fare un bel dispetto ai colonialisti: potrebbero annullare il programma nucleare, dichiarare la pace con Israele e vendere il loro petrolio a 50 dollari solo a Cina e India. Segnalati suicidi al Pentagono!

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.255) 9 gennaio 2012 16:21

    Paolo Mazzanti.

    L’articolo descrive un panorama del tutto realistico e le possibili, spero non probabili, conseguenze.

    La speranza è che entro breve tempo entri in funzione l’oleodotto terrestre, che, bypassando lo stretto di Hormutz, ridurrebbe la necessità del transito di petroliere nello stesso.

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