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Nuovo Ordine Mondiale: con Letta è giunta l’era della mescolanza...

Sbaglia chi pensa che tutti gli avvenimenti accaduti negli ultimi tempi all’interno dell’ambiente politico siano frutto di errori, errati calcoli o pressioni scatenate da maggiori rassicurazioni di confermare continuità alle solite poltrone.

Pensare questo, dà un’ottica alquanto parziale di una situazione globale macroscopica.

Credere che gli avvenimenti politici nazionali siano assolutamente distaccati dal panorama politico internazionale ed essere convinti che – semmai – le altre nazioni “ci guardano”, è pari a non volersi convincere che le dinamiche politiche si basano su schemi ben precisi, portati avanti con grande impegno da tutti i componenti e proprio per questo, mai approssimativi o scaturiti dal caso.

Chi vuol vedere la realtà, ce l’ha sotto gli occhi da sempre e tutti i giorni.

La “distruzione” del Partito Democratico ad opera del segretario del Partito Democratico, fa dire alla massa che Bersani non è stato in grado di…

Proviamo a vederla in un altro modo.

All’interno di un progetto mondialista di globalizzazione politica internazionale atto a parificare le metodiche, i progetti e di conseguenza ad amalgamare le forze politiche fino a renderle di un unico colore e quindi senza alcun colore, vi è un passo che è quello dell’azzeramento dei colori politici.

Il decadimento del Centro Sinistra in Italia non è frutto del “caso”. Così come non è frutto del caso, lo smorzamento degli ideali di destra che negli ultimi venti anni si sono fatti confluire in una “ideologia” ambigua di Centro Destra che è servita – appunto – a lavorare quotidianamente al solo fine di distruggere tutto ciò che potesse riferirsi a tale ideologia politica.

Non è un caso che il partito di Centro Destra di Berlusconi sia chiamato da anni “partito di plastica”. Per molti un nome di beffa, mentre doveva esser letto esattamente così: partito di plastica, cioè, non partito.

Negli ultimi due mesi, l’organizzazione politica nazionale ha messo su una sorta di atto finale prodromo ad una nuova era politica.

Lasciare due mesi senza Presidente della Repubblica né Governo una popolazione affamata ormai di Istituzioni, ha fatto si che la popolazione recriminasse uno straccio di governo e pure uno straccio di Presidente della Repubblica. Straccio inteso come ultima spiaggia possibile cui approdare dopo una violenta tempesta causa di carestia, per poter dare alla massa un senso di compiuto, di fatto, di risolto.

Il Governo Letta è il Governo del cambiamento. Non di quel cambiamento che alcuni ancora recriminano, basato sulla determinazione della fine della vetusta componente politica insediata ad omnia nei palazzi di “potere”. Il cambiamento va visto in un’ottica più grande, molto più grande.

Ricordate le parole di Enrico Letta a una assopita delegazione grillina andata in onda in streaming pochi giorni fa?

Letta in ultimo ha detto: “Dovete imparare a mescolarvi”… Poco dopo si è alzato per accomiatarsi.

Mescolarsi”. Esattamente ciò che nei fatti tangibili è accaduto alla lettura dei nomi dei nuovi Ministri di Governo. PD e PDL oggi non sono quasi più riconoscibili o differenziabili fra loro.

Una riflessione: negli ultimi anni molti hanno gridato allo scandalo guardano all’inefficace azione politica di Berrsani. Bersani in realtà, ha giocato il ruolo che gli competeva in quel momento: dare la mannaiata finale all’ideologia di Sinistra che difatti mostrava una sempre maggiore coesione col “partito di plastica” del cosiddetto Centro Destra.

L’attuale Governo in carica da poche ore è la mescolanza che serve ora ad abituare la popolazione italiana alla nuova era politica in cui si è deciso di mostrare un fatto negato fin dai tempi della Repubblica Italiana: la creazione dei partiti serviva solamente a dividere e frammentare la popolazione.

Popolazione che rimane e rimarrà per qualche tempo, aderente a una ideologia di parte essendo ormai il processo di divisione, in atto da troppo tempo per essere debellato nella mente di ognuno in un sol colpo.

Nel frattempo, la realtà ora visibile e tangibile è la mescolanza politica che, oggettivamente, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana rivela la sua parte reale: la politica non è mai divisa, è un organismo unico e coeso che solo per motivi di immagine verso l’esterno, “deve” dare di se stessa una visione suddivisa in blocchi opposti, per far si che la popolazione da un lato possa “scegliere” il proprio colore di appartenenza e dall’altro che si possa dividere e quindi frazionare un enorme numero di persone oggettivamente troppo altro per una sparuta dirigenza composta da meno di 1.000 persone. E’ un mondo in cui si entra per giurare fedeltà a tutti i componenti e per confermare che – entrandovi – si sarà legati ad un sistema uguale per tutti.

Ho trattato l’argomento NWO – Nuovo Ordine Mondiale – in molti articoli in questi anni. Ho potuto col tempo dimostrare coi fatti che ciò che spiego è reale.

La domanda da porsi ora è: cosa accadrà in futuro.

Io immagino qualcosa che possa somigliare a un livellamento politico che genererà possibilità quali l’alternanza al governo di personaggi diversi che – facendo parte dello stesso gruppo – non avranno necessità di elezioni. Immagino anche, che situazioni come queste sono componenti che si aggiungono a quel regime dittatoriale intangibile che ho descritto in altri articoli: il più temibile dei regimi dittatoriali, in quanto insovvertibile proprio a causa dell’assoluta intangibilità

Oggi, mentre scrivo questo articolo, è accaduto un fatto di cronaca: come sapete, un 46enne calabrese domiciliato in Piemonte, che ha perso il lavoro e si è da poco separato dalla moglie, verso le 11:40 nella piazza dove si trova Palazzo Chigi e proprio mentre Enrico Letta prestava giuramento al Quirinale, all’improvviso ha estratto una pistola e ha cominciato a sparare, colpendo due Carabinieri e ferendo una passante.

Questo accadimento potrà essere ora utilizzato dalla perfetta macchina della propaganda di Stato in molti modi e bisognerà fare attenzione proprio a ciò che verrà fatto, in virtù di questa azione violenta contro le Istituzioni.

Per come la vedo io, lo Stato attraverso il Governo, troverà ora prioritario lavorare alla riforma della Giustizia ma anche alla realizzazione di misure maggiormente cautelative della “sicurezza” nazionale. Lasciando magari indietro e di molto, le questioni urgenti per il paese, ma fino a poco prima della sparatoria, mettendo in coda tasse, imposte, lavoro, sanità e tutto quanto era assolutamente prioritario fino a stamane.

Chissà se anche in questo caso, tireranno fuori qualche nuova forma di “Anarchia” e con quale nome di fantasia la chiameranno.

In ogni caso, la macchina da guerra istituzionale – nazionale ed internazionale – va avanti arrotando ormai costantemente e senza nemmeno troppi macchinosi orpelli a celare realtà che solo chi non vuol vedere può non comprendere.

Pochi anni fa, un caro amico di famiglia emigrato a suo tempo in Canada e divenuto incredibilmente ricco grazie ad imprese di successo, al telefono mi disse: “Cara Emilia, preparatevi: cuoceranno le popolazioni a fuoco lentissimo come si fa con le rane. Nessuno si accorgerà di nulla. Ma accadranno cose incredibili da credere oggi”…

Il problema fra i tanti problemi oggi, è che essendo stati appunto bolliti a fuoco lento, i cittadini non giungono a capire cosa stia accadendo e come ci siamo arrivati. Si da colpa ad “errori” o a “cattive gestioni” pur di non dover aprire la mente – più che gli occhi – a qualcosa di troppo grande per poter essere visto nella sua enormità.

Chi sa e vede si salvi, perché sa cosa fare. Finché le frontiere resteranno aperte, ci sarà ancora una piccola possibilità di uscirne, ammesso poi che il pianeta regga al dissesto terribile in cui si trova e non ceda di colpo lasciando senza scampo alcuno miliardi di persone in ogni parte del globo.
Vorrei poter dare visioni meno pessimistiche: ma la realtà non me lo consente. Me ne dispiaccio senza potermene scusare.
 
Leggete anche gli altri articoli del nostro Direttore pubblicati recentemente sul Nuovo Ordine Mondiale a questo indirizzo.
Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

  • Di Piero Tucceri (---.---.---.130) 2 maggio 2013 10:55

    Gentile signora, nei giorni scorsi ho inviato questo intervento, che però, per intuibili ragioni, non hanno pubblicato. Glielo propongo nell’intento di integrare opportunamente quanto da lei già esaustivamente esposto. Grazie.

     Senza libertà fondamentali, più che senza denaro contante

    L’ormai sempre più corrotto ambiente finanziario non trascura il ricorso all’impiego delle applicazioni tecnologiche pur di sedimentare sempre più subdolamente nella popolazione un diffuso sentimento di ansia e di paura. D’altronde, il suo autentico fine rimane quello di annichilire ogni legittima aspirazione della libertà individuale, proprio come preconizzava George Orwell nel suo romanzo “1984”. Nell’intento di perseguire al meglio il suo obiettivo, lo stesso sfrutta la complicità e l’asservimento della pubblica informazione. Così che, sempre più fraudolentemente indotta all’abulia, la gente si convinca all’idea di dover rimettere le proprie libertà fondamentali nelle mani di una criminale oligarchia manipolatrice.

    In questo inquietante scenario si colloca l’iniziativa intrapresa in difesa dell’impiego del denaro contante nella regolazione delle ordinarie transazioni economiche. Essa si propone pertanto come manifestazione di civiltà, anziché come mera diatriba volta ad affermare la prevalenza di una modalità di pagamento su un’altra.

    La dittatura finanziaria instauratasi con il governo Monti, ha svolto un dirimente ruolo in proposito attraverso l’introduzione della empia soglia di 1.000 euro nei pagamenti effettuati con il denaro contante. Questa gravissima e sottostimata coartazione della libertà personale, non è tuttavia stata che la prima tappa di un ben più articolato percorso finalizzato alla completa surrogazione della moneta contante con quella elettronica. I promotori di questa sciagurata campagna, adducono che in tal modo si otterrebbe un maggior benessere sociale. Naturalmente, si tratta di una mistificazione. La realtà è profondamente diversa dalle apparenze, dal momento che questa iniziativa sia svincolata da qualsiasi nobile intento. Al contrario, il suo vero obiettivo mira all’esclusivo consolidamento del già soverchiante potere finanziario.

    Uno dei cavalli di battaglia sfruttati in proposito, si articola sulla rinuncia all’uso del denaro contante come imprescindibile premessa nella lotta contro l’evasione fiscale. A prima vista, questa potrebbe sembrare una condivisibile argomentazione. Ma non è così. Una più attenta disamina, dimostra che il grosso dell’evasione fiscale, e le più recenti e clamorose vicende di corruzione stanno a confermarlo, avvenga mediante le transazioni elettroniche, piuttosto che con il denaro contante.

    Soltanto una parodia di Stato può illudersi di combattere così semplicisticamente un articolato fenomeno come quello della vera evasione fiscale. Quel che invece occorrerebbe prospettare, ma che è inviso a molti, sarebbe uno Stato capace di combattere il fenomeno evasivo con gli strumenti propri della democrazia, onde evitare di colpire indiscriminatamente, nel primario intento di recuperare l’insostituibile rapporto di fiducia che dovrebbe caratterizzare l’interazione tra il fisco e il cittadino.

    Riguardo il fatto che il denaro contante sarebbe da ritenersi ormai “obsoleto”, basti ricordare che, nelle ordinarie transazioni economiche, esso rappresenti il solo strumento valido per concludere rapidamente e senza inganni le operazioni effettuate. Per cui, soprattutto eliminandolo, ma anche riducendolo, si introducono variabili di inefficienza nel sistema economico capaci soltanto di destabilizzarlo ulteriormente.

    Sempre nell’ottica degli avversari del denaro contante, questa sarebbe la condizione necessaria per la eliminazione dei furti e delle rapine. Anche nella fattispecie, basta soltanto tener presente l’ormai sempre più invalsa prassi della clonazione delle carte di credito e dei bancomat, unitamente con i furti di identità, per fugare ogni possibile dubbio.

    Comunque, l’aspetto più preoccupante dell’intera vicenda, è che l’imposizione della moneta elettronica incentivi il carattere arbitrario e discrezionale del potere politico e finanziario sul cittadino. È questo il risvolto più inquietante della situazione, poiché spalanca le porte all’avvento di una società dispotica nella cui ottica l’uomo non sarebbe più contemplato come fine, ma soltanto come pedestre strumento per il miglior esercizio del potere.

    Le banche svedesi sono all’avanguardia nella lotta al contante. Eppure, i loro cittadini non hanno abboccato al tranello, considerato che lo scorso anno l’ammontare delle transazioni avvenute con il denaro contante abbia raggiunto quasi i 100 milioni di corone. I negozi seguitano ad accettare i pagamenti con il contante, e una indagine condotta dallo “Swedish Quality Index”, ha rilevato l’insoddisfazione dei clienti nei confronti delle banche ostili a questa modalità di pagamento.

    L’ex Presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha definito quella relativa alla proibizione della moneta contante “una battaglia di civiltà”. Ma chi è costui? È quel Giuseppe Mussari, già capo supremo del Monte dei Paschi di Siena: cioè di quella stessa banca che il governo Monti ha cercato di salvare a tutti i costi compiendo autentiche rapine a danno dei cittadini.

    A Tokio è in corso un singolare esperimento. Sono state messe in circolazione oltre 650 mila carte, che hanno chiamato Edy Cards, le quali possono esser lette da congegni a distanza. In pratica, si tratta di inquietanti dispositivi che non occorre “strisciare” nelle apposite macchinette per esser letti, così come non abbisognano di password o di codice Pin. All’apparenza, sembrano comodissime e praticissime trovate: basta per esempio accedere alla metropolitana o al supermercato per vedere l’importo del biglietto o della spesa, opportunamente dettagliata, automaticamente detratto dall’ammontare disponibile riportato nel proprio telefono cellulare. A parte il fatto che, anche nella circostanza, resti concreto il rischio dei borsaioli, che nello specifico diventano elettronici, c’è il fatto che tramite questi bit le banche si liberino, come è del resto nella loro usanza, di quella incombenza addossandola come sempre sulle spalle dell’ignaro cliente.

    Alla fine di questo soporifero iter autarchico-tecnologico, ci saranno ad attendere la sprovveduta massa, come novelle forche caudine, i chip sottocutanei. Proprio così. I famigerati chip RFID, che renderanno ciascuno dipendente in tutto e per tutto dagli orientamenti del mondo finanziario. Sarà quella la più terribile dittatura; anzi, essa diventerà la schiavitù per milioni di persone. Allora, chiunque risulterà “trasparente” al potere bancario e statale! Proprio secondo i più elementari precetti della democrazia!

    Non a caso, molti ex funzionari del colosso bancario Goldman Sachs, occupano già posizioni di responsabilità in molti governi occidentali. In questo contesto, si distingue la presenza degli immancabili “benpensanti”. Degli “innocenti”, per intenderci. Vale a dire di coloro che sono disposti a rendersi totalmente “tracciabili”, perché tanto non hanno “nulla da nascondere”. Ebbene, sono proprio costoro gli elementi più destabilizzanti per la democrazia. Proprio costoro stabiliscono il clima ideale nel quale chiunque non intenda essere “intercettato” dal corrotto potere centrale, venga automaticamente additato come “sospetto” e perciò suscettibile di intrusioni poliziesche e tributarie.

    La società alimentata da questi riprovevoli individui cancella il fondamentale assunto per il quale non dovrebbe essere concesso ad alcuno sapere come un altro individuo spenda i propri soldi onestamente guadagnati, dal momento che ciò sarebbe visto come una condizione potenzialmente delinquenziale e di conseguenza meritevole di indiscrete indagini. Così si verrà a creare una società fatta di dossier, nei quali si accumuleranno imbarazzanti dati personali, come per esempio quello relativo al giorno in cui ci si recherà dallo specialista di una malattia che non si vorrebbe divulgare.

    Sarebbe perciò ora di rieducarci alla libertà. Sarebbe ora di riappropriarci della nostra libertà finora spudoratamente vilipesa da una accozzaglia di incalliti malviventi. Occorrerebbe riaffermare il diritto delle persone di poter scegliere liberamente il modo ritenuto più confacente per soddisfare le proprie transazioni economiche.

    Nei pagamenti effettuati con il denaro contante, le banche non vantano commissioni. Perciò intendono eliminare questa modalità di pagamento. Pretendono le commissioni ormai su tutto: anche sul caffé consumato al bar o sulla verdura acquistata al supermercato!

    Con il PD al governo si dichiarerebbe una vera e propria guerra contro l’uso del denaro contante. Il suo, sarebbe il naturale compimento dell’iniziativa già intrapresa dal governo Monti con la fissazione a 1.000 euro della soglia per il contante. Ma perché il PD assumerebbe tale comportamento? La risposta a questa domanda è articolata. Sostanzialmente, lo farebbe per non scendere da uno dei suoi preferiti cavalli di battaglia; ma lo farebbe anche per assecondare coloro che propongono addirittura la tassazione dell’uso del denaro contante in modo da equipararne l’onere con quello delle carte di credito, poiché questo esigono le banche. Lo farebbe inoltre per tutelare i suoi più diretti interessi economici intersecantisi con quelli dei banchieri, alla luce delle sue polimorfe attività commerciali, assicurative e, naturalmente, bancarie.

    Il PD e i banchieri sono accomunati non soltanto dalla volontà di eliminare il denaro contante, ma anche dalla tassazione sugli immobili e sui conti bancari, nell’univoco intento di agevolare i grossi patrimoni finanziari. In questa subdola manovra di impoverimento sociale, di concerto si avvalgono del prezioso contributo offertogli da un collaudato apparato propagandistico. Come sempre, le loro argomentazioni preferite ruotano attorno al mantra della “lotta all’evasione fiscale” e all’intenzione di voler “colpire le grandi fortune”: un ormai collaudato abbaglio capace di avvelenare il dente dell’opinione pubblica più sprovveduta, la quale rappresenta poi la vera molla di gran parte dell’elettorato della cosiddetta sinistra.

    Persino Grillo, nel suo affannoso rimodellamento elettronico attorno all’algido sistema liberista, sembra abbia capito la drammaticità sociale che implicherebbe la sostituzione del denaro contante con la moneta elettronica. Peccato soltanto che anche questa sua impennata tautologica sia destinata a rivelarsi l’ennesimo fuoco di paglia.

    Visto in quest’ottica, il governo Monti si è dimostrato incapace? No! Infatti, non occorrono menti di bocconiana formazione per capire ciò che concluderebbe anche il classico scemo del villaggio, e cioè che, a forza di imporre tasse e tagli, si precipiti ineluttabilmente verso la miseria. Il vero compito del governo Monti, consisteva nel salvare l’euro e non l’Italia! Lui e i suoi complici, approfittano della crisi intrinsecamente indotta per costringere i popoli ad accettare il fraudolento federalismo europeo. Togliendo in questo modo all’Italia ogni possibilità di uscita dall’euro. Proprio come la Grecia, che ormai non ha più nulla di cui poter vivere, e che è, proprio per questo, totalmente dipendente da un euro che la strangola.

    E le nuove banconote che hanno cominciato a mettere in circolazione? Perché hanno deciso di cambiarle? Ma per costringere la gente a presentare in banca entro un determinato lasso di tempo le vecchie banconote detenute per evitare che vadano fuori corso. Immaginiamo il caso di una persona che disponga di 20.000 euro in banconote di diverso taglio. La notizia che entro breve tempo esse finiranno fuori corso, induce quel signore a presentarle in banca per sostituirle con quelle di nuova emissione. A quel punto, scatta la trappola. La banca gli chiede ragione della disponibilità di tanto denaro contante.

    Quindi, insospettita, lo addita come “evasore fiscale”, sottoponendolo di conseguenza a un autentico linciaggio mediatico. Allora, come minimo, lo sprovveduto deve pagare una multa per l’ingiustificato possesso di moneta; quindi, su quella somma, deve versare le relative tasse. Lui può fare anche i classici salti mortali sostenendo che quei soldi siano suoi, che siano stati già tassati e che appartengano esclusivamente ai suoi risparmi. È in grado di dimostrarlo? Provando a farlo, vede sistematicamente bollata come falsa o incompleta l’eventuale documentazione addotta. Ne consegue la somministrazione di ulteriori sanzioni amministrative, con gli inevitabili aggravi di mora. Intende opporsi a quegli accertamenti? Deve rivolgersi alla magistratura. Ma intanto è costretto a pagare per poi riparlarne dopo almeno una decina di anni, visti i tempi operativi della giustizia civile. Ebbene, è questa la patrimoniale cara al PD: quella che colpisce i cittadini indifesi e che non scalfisce minimamente le grosse rendite.

    Questi corrotti sanno che gli italiani, collettivamente intesi, dispongano di quasi 9 mila miliardi di euro di ricchezza privata. Più di quanto, pro capite, ne abbiano i tedeschi. Ora, hanno deciso di impadronirsi di questo tesoro. Che fa gola a tutti: ai partiti al governo, come a quelli all’opposizione, oltre che ai miliardari parassiti che manteniamo come contribuenti. Ma serve anche ai tedeschi, che così ci impediscono di uscire dall’euro, costringendoci a lavorare per meno di 500 euro mensili. A loro torna comoda questa situazione, perché in Germania l’uso del denaro contante è libero da vincoli. Loro possono spendere in contanti migliaia di euro, senza che per questo nessuno avverta il fisco, e soprattutto senza che nessuno li sospetti di essere evasori! Semplicemente, perché da quelle parti il fisco funziona diversamente da qui.

    In conclusione, si può rispondere esaustivamente ai fautori della eliminazione del denaro contante con le parole pronunciate a suo tempo da Beniamino Franklin, uno dei Padri Fondatori degli USA, il quale così si esprimeva al riguardo: “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà, né la sicurezza”. È forse il caso di precisare che costui meriti soltanto la schiavitù?

Commenti all'articolo

  • Di Piero Tucceri (---.---.---.130) 2 maggio 2013 10:55

    Gentile signora, nei giorni scorsi ho inviato questo intervento, che però, per intuibili ragioni, non hanno pubblicato. Glielo propongo nell’intento di integrare opportunamente quanto da lei già esaustivamente esposto. Grazie.

     Senza libertà fondamentali, più che senza denaro contante

    L’ormai sempre più corrotto ambiente finanziario non trascura il ricorso all’impiego delle applicazioni tecnologiche pur di sedimentare sempre più subdolamente nella popolazione un diffuso sentimento di ansia e di paura. D’altronde, il suo autentico fine rimane quello di annichilire ogni legittima aspirazione della libertà individuale, proprio come preconizzava George Orwell nel suo romanzo “1984”. Nell’intento di perseguire al meglio il suo obiettivo, lo stesso sfrutta la complicità e l’asservimento della pubblica informazione. Così che, sempre più fraudolentemente indotta all’abulia, la gente si convinca all’idea di dover rimettere le proprie libertà fondamentali nelle mani di una criminale oligarchia manipolatrice.

    In questo inquietante scenario si colloca l’iniziativa intrapresa in difesa dell’impiego del denaro contante nella regolazione delle ordinarie transazioni economiche. Essa si propone pertanto come manifestazione di civiltà, anziché come mera diatriba volta ad affermare la prevalenza di una modalità di pagamento su un’altra.

    La dittatura finanziaria instauratasi con il governo Monti, ha svolto un dirimente ruolo in proposito attraverso l’introduzione della empia soglia di 1.000 euro nei pagamenti effettuati con il denaro contante. Questa gravissima e sottostimata coartazione della libertà personale, non è tuttavia stata che la prima tappa di un ben più articolato percorso finalizzato alla completa surrogazione della moneta contante con quella elettronica. I promotori di questa sciagurata campagna, adducono che in tal modo si otterrebbe un maggior benessere sociale. Naturalmente, si tratta di una mistificazione. La realtà è profondamente diversa dalle apparenze, dal momento che questa iniziativa sia svincolata da qualsiasi nobile intento. Al contrario, il suo vero obiettivo mira all’esclusivo consolidamento del già soverchiante potere finanziario.

    Uno dei cavalli di battaglia sfruttati in proposito, si articola sulla rinuncia all’uso del denaro contante come imprescindibile premessa nella lotta contro l’evasione fiscale. A prima vista, questa potrebbe sembrare una condivisibile argomentazione. Ma non è così. Una più attenta disamina, dimostra che il grosso dell’evasione fiscale, e le più recenti e clamorose vicende di corruzione stanno a confermarlo, avvenga mediante le transazioni elettroniche, piuttosto che con il denaro contante.

    Soltanto una parodia di Stato può illudersi di combattere così semplicisticamente un articolato fenomeno come quello della vera evasione fiscale. Quel che invece occorrerebbe prospettare, ma che è inviso a molti, sarebbe uno Stato capace di combattere il fenomeno evasivo con gli strumenti propri della democrazia, onde evitare di colpire indiscriminatamente, nel primario intento di recuperare l’insostituibile rapporto di fiducia che dovrebbe caratterizzare l’interazione tra il fisco e il cittadino.

    Riguardo il fatto che il denaro contante sarebbe da ritenersi ormai “obsoleto”, basti ricordare che, nelle ordinarie transazioni economiche, esso rappresenti il solo strumento valido per concludere rapidamente e senza inganni le operazioni effettuate. Per cui, soprattutto eliminandolo, ma anche riducendolo, si introducono variabili di inefficienza nel sistema economico capaci soltanto di destabilizzarlo ulteriormente.

    Sempre nell’ottica degli avversari del denaro contante, questa sarebbe la condizione necessaria per la eliminazione dei furti e delle rapine. Anche nella fattispecie, basta soltanto tener presente l’ormai sempre più invalsa prassi della clonazione delle carte di credito e dei bancomat, unitamente con i furti di identità, per fugare ogni possibile dubbio.

    Comunque, l’aspetto più preoccupante dell’intera vicenda, è che l’imposizione della moneta elettronica incentivi il carattere arbitrario e discrezionale del potere politico e finanziario sul cittadino. È questo il risvolto più inquietante della situazione, poiché spalanca le porte all’avvento di una società dispotica nella cui ottica l’uomo non sarebbe più contemplato come fine, ma soltanto come pedestre strumento per il miglior esercizio del potere.

    Le banche svedesi sono all’avanguardia nella lotta al contante. Eppure, i loro cittadini non hanno abboccato al tranello, considerato che lo scorso anno l’ammontare delle transazioni avvenute con il denaro contante abbia raggiunto quasi i 100 milioni di corone. I negozi seguitano ad accettare i pagamenti con il contante, e una indagine condotta dallo “Swedish Quality Index”, ha rilevato l’insoddisfazione dei clienti nei confronti delle banche ostili a questa modalità di pagamento.

    L’ex Presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha definito quella relativa alla proibizione della moneta contante “una battaglia di civiltà”. Ma chi è costui? È quel Giuseppe Mussari, già capo supremo del Monte dei Paschi di Siena: cioè di quella stessa banca che il governo Monti ha cercato di salvare a tutti i costi compiendo autentiche rapine a danno dei cittadini.

    A Tokio è in corso un singolare esperimento. Sono state messe in circolazione oltre 650 mila carte, che hanno chiamato Edy Cards, le quali possono esser lette da congegni a distanza. In pratica, si tratta di inquietanti dispositivi che non occorre “strisciare” nelle apposite macchinette per esser letti, così come non abbisognano di password o di codice Pin. All’apparenza, sembrano comodissime e praticissime trovate: basta per esempio accedere alla metropolitana o al supermercato per vedere l’importo del biglietto o della spesa, opportunamente dettagliata, automaticamente detratto dall’ammontare disponibile riportato nel proprio telefono cellulare. A parte il fatto che, anche nella circostanza, resti concreto il rischio dei borsaioli, che nello specifico diventano elettronici, c’è il fatto che tramite questi bit le banche si liberino, come è del resto nella loro usanza, di quella incombenza addossandola come sempre sulle spalle dell’ignaro cliente.

    Alla fine di questo soporifero iter autarchico-tecnologico, ci saranno ad attendere la sprovveduta massa, come novelle forche caudine, i chip sottocutanei. Proprio così. I famigerati chip RFID, che renderanno ciascuno dipendente in tutto e per tutto dagli orientamenti del mondo finanziario. Sarà quella la più terribile dittatura; anzi, essa diventerà la schiavitù per milioni di persone. Allora, chiunque risulterà “trasparente” al potere bancario e statale! Proprio secondo i più elementari precetti della democrazia!

    Non a caso, molti ex funzionari del colosso bancario Goldman Sachs, occupano già posizioni di responsabilità in molti governi occidentali. In questo contesto, si distingue la presenza degli immancabili “benpensanti”. Degli “innocenti”, per intenderci. Vale a dire di coloro che sono disposti a rendersi totalmente “tracciabili”, perché tanto non hanno “nulla da nascondere”. Ebbene, sono proprio costoro gli elementi più destabilizzanti per la democrazia. Proprio costoro stabiliscono il clima ideale nel quale chiunque non intenda essere “intercettato” dal corrotto potere centrale, venga automaticamente additato come “sospetto” e perciò suscettibile di intrusioni poliziesche e tributarie.

    La società alimentata da questi riprovevoli individui cancella il fondamentale assunto per il quale non dovrebbe essere concesso ad alcuno sapere come un altro individuo spenda i propri soldi onestamente guadagnati, dal momento che ciò sarebbe visto come una condizione potenzialmente delinquenziale e di conseguenza meritevole di indiscrete indagini. Così si verrà a creare una società fatta di dossier, nei quali si accumuleranno imbarazzanti dati personali, come per esempio quello relativo al giorno in cui ci si recherà dallo specialista di una malattia che non si vorrebbe divulgare.

    Sarebbe perciò ora di rieducarci alla libertà. Sarebbe ora di riappropriarci della nostra libertà finora spudoratamente vilipesa da una accozzaglia di incalliti malviventi. Occorrerebbe riaffermare il diritto delle persone di poter scegliere liberamente il modo ritenuto più confacente per soddisfare le proprie transazioni economiche.

    Nei pagamenti effettuati con il denaro contante, le banche non vantano commissioni. Perciò intendono eliminare questa modalità di pagamento. Pretendono le commissioni ormai su tutto: anche sul caffé consumato al bar o sulla verdura acquistata al supermercato!

    Con il PD al governo si dichiarerebbe una vera e propria guerra contro l’uso del denaro contante. Il suo, sarebbe il naturale compimento dell’iniziativa già intrapresa dal governo Monti con la fissazione a 1.000 euro della soglia per il contante. Ma perché il PD assumerebbe tale comportamento? La risposta a questa domanda è articolata. Sostanzialmente, lo farebbe per non scendere da uno dei suoi preferiti cavalli di battaglia; ma lo farebbe anche per assecondare coloro che propongono addirittura la tassazione dell’uso del denaro contante in modo da equipararne l’onere con quello delle carte di credito, poiché questo esigono le banche. Lo farebbe inoltre per tutelare i suoi più diretti interessi economici intersecantisi con quelli dei banchieri, alla luce delle sue polimorfe attività commerciali, assicurative e, naturalmente, bancarie.

    Il PD e i banchieri sono accomunati non soltanto dalla volontà di eliminare il denaro contante, ma anche dalla tassazione sugli immobili e sui conti bancari, nell’univoco intento di agevolare i grossi patrimoni finanziari. In questa subdola manovra di impoverimento sociale, di concerto si avvalgono del prezioso contributo offertogli da un collaudato apparato propagandistico. Come sempre, le loro argomentazioni preferite ruotano attorno al mantra della “lotta all’evasione fiscale” e all’intenzione di voler “colpire le grandi fortune”: un ormai collaudato abbaglio capace di avvelenare il dente dell’opinione pubblica più sprovveduta, la quale rappresenta poi la vera molla di gran parte dell’elettorato della cosiddetta sinistra.

    Persino Grillo, nel suo affannoso rimodellamento elettronico attorno all’algido sistema liberista, sembra abbia capito la drammaticità sociale che implicherebbe la sostituzione del denaro contante con la moneta elettronica. Peccato soltanto che anche questa sua impennata tautologica sia destinata a rivelarsi l’ennesimo fuoco di paglia.

    Visto in quest’ottica, il governo Monti si è dimostrato incapace? No! Infatti, non occorrono menti di bocconiana formazione per capire ciò che concluderebbe anche il classico scemo del villaggio, e cioè che, a forza di imporre tasse e tagli, si precipiti ineluttabilmente verso la miseria. Il vero compito del governo Monti, consisteva nel salvare l’euro e non l’Italia! Lui e i suoi complici, approfittano della crisi intrinsecamente indotta per costringere i popoli ad accettare il fraudolento federalismo europeo. Togliendo in questo modo all’Italia ogni possibilità di uscita dall’euro. Proprio come la Grecia, che ormai non ha più nulla di cui poter vivere, e che è, proprio per questo, totalmente dipendente da un euro che la strangola.

    E le nuove banconote che hanno cominciato a mettere in circolazione? Perché hanno deciso di cambiarle? Ma per costringere la gente a presentare in banca entro un determinato lasso di tempo le vecchie banconote detenute per evitare che vadano fuori corso. Immaginiamo il caso di una persona che disponga di 20.000 euro in banconote di diverso taglio. La notizia che entro breve tempo esse finiranno fuori corso, induce quel signore a presentarle in banca per sostituirle con quelle di nuova emissione. A quel punto, scatta la trappola. La banca gli chiede ragione della disponibilità di tanto denaro contante.

    Quindi, insospettita, lo addita come “evasore fiscale”, sottoponendolo di conseguenza a un autentico linciaggio mediatico. Allora, come minimo, lo sprovveduto deve pagare una multa per l’ingiustificato possesso di moneta; quindi, su quella somma, deve versare le relative tasse. Lui può fare anche i classici salti mortali sostenendo che quei soldi siano suoi, che siano stati già tassati e che appartengano esclusivamente ai suoi risparmi. È in grado di dimostrarlo? Provando a farlo, vede sistematicamente bollata come falsa o incompleta l’eventuale documentazione addotta. Ne consegue la somministrazione di ulteriori sanzioni amministrative, con gli inevitabili aggravi di mora. Intende opporsi a quegli accertamenti? Deve rivolgersi alla magistratura. Ma intanto è costretto a pagare per poi riparlarne dopo almeno una decina di anni, visti i tempi operativi della giustizia civile. Ebbene, è questa la patrimoniale cara al PD: quella che colpisce i cittadini indifesi e che non scalfisce minimamente le grosse rendite.

    Questi corrotti sanno che gli italiani, collettivamente intesi, dispongano di quasi 9 mila miliardi di euro di ricchezza privata. Più di quanto, pro capite, ne abbiano i tedeschi. Ora, hanno deciso di impadronirsi di questo tesoro. Che fa gola a tutti: ai partiti al governo, come a quelli all’opposizione, oltre che ai miliardari parassiti che manteniamo come contribuenti. Ma serve anche ai tedeschi, che così ci impediscono di uscire dall’euro, costringendoci a lavorare per meno di 500 euro mensili. A loro torna comoda questa situazione, perché in Germania l’uso del denaro contante è libero da vincoli. Loro possono spendere in contanti migliaia di euro, senza che per questo nessuno avverta il fisco, e soprattutto senza che nessuno li sospetti di essere evasori! Semplicemente, perché da quelle parti il fisco funziona diversamente da qui.

    In conclusione, si può rispondere esaustivamente ai fautori della eliminazione del denaro contante con le parole pronunciate a suo tempo da Beniamino Franklin, uno dei Padri Fondatori degli USA, il quale così si esprimeva al riguardo: “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà, né la sicurezza”. È forse il caso di precisare che costui meriti soltanto la schiavitù?

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.205) 2 maggio 2013 13:04
    Emilia Urso Anfuso

    Buonasera Sig. Tucceri

    ho letto con attenzione il suo intervento e lo ritengo molto interessante

    Forse saprà che sono a mia volta Direttore di una testata di Informazione indipendente, online dal 2006 (trova tutti i miei riferimenti, come sa, accedendo al miop profilo Agoravox))

    Mi scriva alla mia mail [email protected] sto riflettendo sul fatto di pubblicare il suo intervento

    A presto

    Emilia Urso Anfuso

  • Di Piero Tucceri (---.---.---.146) 2 maggio 2013 16:21

    Gentile sig.ra Emilia,
    grazie per l’attenzione riservatami. Fin da ora la autorizzo a pubblicare il mio intervento. Quel che in questa sede viene sottoposto a giustificata censura (per la Redazione, ovviamente), spero che almeno lei riesca a divulgarlo. Comunque, mi avvarrò della sua mail.
    Buona serata.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.144) 8 maggio 2013 15:03
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile Sig. Tucceri

    Abbiamo oggi pubblicato il Suo articolo nella sezione "Lettere al Direttore"

    Oggi lo torverà in evidenza sulla homepage della nostra testata

    Un caro saluto

  • Di Piero Tucceri (---.---.---.66) 8 maggio 2013 22:27

    Grazie, signora Emilia. Grazie soprattutto per aver dato una salutare lezione di democrazia e di libertà di informazione alla Redazione di questa Testata. Che, a quanto pare, ne ha davvero bisogno.
    Grazie ancora e buona serata.

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