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Numeretti d’Oltralpe: sul voto di fiducia a Manuel Valls

All’indomani del voto di fiducia con cui il rimpastato esecutivo di Manuel Valls procede nella sua perigliosa navigazione riformistica, una pregevole infografica di Le Monde fa luce sulle ombre della finanza pubblica francese.

Intanto, un paio di osservazioni sul discorso programmatico di Valls. Che era volto a recuperare la frangia sinistra del Parti Socialiste ma ha avuto scarso successo, a giudicare dai numeri: 269-244, con almeno 30 socialisti astenuti, in segno di dissenso e protesta contro il “liberista” Valls (ogni paese ha i propri, evidentemente, l’importante è crederlo). Il fulcro di tutto resta la famosa operazione pluriennale di taglio di spesa pubblica per 50 miliardi di euro e taglio di tasse per 40 miliardi, che nella politica francese è ormai il nuovo sarchiapone.

Più interessante la retorica utilizzata da Valls per recuperare il dissenso. A parte il preambolo “renziano” sulla necessità di rallentare l’austerità in Europa, ed il nazionalismo di maniera (questo più autenticamente transalpino che mutuato dal premier italiano) sulla Francia che non prende ordini da Bruxelles, Valls ha lanciato alcuni messaggi chiave: ad esempio, che “riformare non vuol dire rompere il nostro modello sociale”, oppure “mai meno stato, solo migliore stato”, che ha un innegabile fascino.

Nel frattempo, una infografica di Le Monde ci mostra che la riduzione del deficit pubblico in percentuale del Pil è avvenuta negli ultimi anni attraverso un evidente meccanismo di tassa e spendi, che ha aumentato l’incidenza sul Pil sia delle entrate che delle spese. Nel 2013 eravamo, rispettivamente, al 52,8 ed al 57,1%. Il debito pubblico è in continua ascesa, e nel primo trimestre di quest’anno era al 93,6% del Pil.

Ma il dato in assoluto più eclatante è quello della ripartizione del possesso del debito sovrano francese. Che per ben il 64,4% è in mano a non residenti (di cui il 60% in Europa), dopo aver toccato il picco storico nel 2010, con il 70%. Un vero boom, considerando che nel 1993 i non residenti possedevano solo il 32% del debito sovrano francese. Superfluo immaginare cosa potrebbe accadere in caso di crisi “italiana” o da PIIGS dello stato francese, con un numero del genere. Ma al momento il problema non si pone, pare.

Riguardo la capacità di tollerare il dolore dell’austerità, forse pochi sanno che, in realtà, in Francia non c’è stata sinora alcuna austerità, visto che il rapporto deficit-Pil corretto per il ciclo economico, una grandezza convenzionalmente utilizzata per misurare la variazione della stance di politica fiscale, mostra riduzioni molto lievi nel corso del tempo per i cugini transalpini. Che accadrà quando Parigi dovrà realmente stringere la politica fiscale?

FranceDebtHolders

 

foto: fbarca@instagram

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