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Notizie da mafiopoli (1° Parte)

Nel sud della penisola italica ogni accadimento deve essere interpretato, anche, in relazione agli effetti provocati sui secolari equilibri tra la borghesia politico-mafiosa, l’ala militare dell’organizzazione e il popolo ridotto a suddito dell’intero sistema.

Da Mafiopoli giungono notizie apparentemente innocue ma realmente agghiaccianti se valutate nella loro concatenazione sequenziale e nelle conseguenze prodotte sul sistema nel suo complesso. Accade così che, in occasione del 26° anniversario del barbaro assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il presidente del Senato Renato Schifani, dopo aver deposto la sua brava corona di fiori, annunci la sconfitta della mafia, con la cattura dei grandi latitanti e la rivoluzione culturale siciliana.

A Mafiopoli succede anche che il sindaco di Comiso cancelli l’intitolazione a Pio La Torre dell’aeroporto cittadino che tornerà a portare il nome di Vincenzo Magliocco, generale dell’aeronautica morto in Spagna nel 1936. Secondo Giuseppe Alfano, sindaco di centro-destra della città, è “più giusto conservare una denominazione che fa parte da più di mezzo secolo della memoria collettiva della città”.



Capita che l’ufficio della Procura della Repubblica di Palermo chieda al Coordinamento per l’ordine e la sicurezza una forma di tutela per proteggere la vita di Massimo Ciancimino e come risposta riceva il silenzio assoluto. Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito (l’ex sindaco di Palermo protagonista del cosiddetto “sacco di Palermo”) sta collaborando con gli investigatori per far luce sulla empia trattativa avviata tra lo Stato e Cosa Nostra. Ciancimino ha messo a verbale dichiarazioni molto pericolose per la sua vita: “Ero presente quando a mio padre venne consegnato il papello”, “A casa nostra venne un signore distinto (il medico Antonino Cinà, ndr) che diede a mio padre una busta con un foglio di carta in cui Cosa Nostra aveva scritto le sue richieste. Mio padre diede poi l’elenco al capitano De Donno e al colonnello Mori”.

Sulla sua testa pende una condanna a morte di Riina e Bagarella e successivamente di Matteo Messina Denaro. Il positivo esito della sua collaborazione può rappresentare l’ultima occasione per giungere alla verità su uno dei periodi storici più bui della Repubblica e rendere giustizia alle vittime delle stragi del 92’ e 93’.

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