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Norvegia, conduttrice tg esonerata dal servizio perché indossava una croce al collo

La gior­na­li­sta Siv Kri­stin Saell­mann, vol­to noto del­la te­le­vi­sio­ne pub­bli­ca nor­ve­ge­se, è sta­ta sol­le­va­ta dal­l’in­ca­ri­co di con­dut­tri­ce del tg dopo le po­le­mi­che nate per es­se­re ap­par­sa in vi­deo con una pic­co­la cro­ce al col­lo. Un caso che fa tor­na­re d’at­tua­li­tà la vi­si­bi­li­tà di sim­bo­li re­li­gio­si in am­bi­ti pub­bli­ci, come quel­lo del­l’in­for­ma­zio­ne, che non do­vreb­be­ro es­se­re ca­rat­te­riz­za­ti in sen­so con­fes­sio­na­le.

A con­te­sta­re Saell­mann, che con­du­ce­va un te­le­gior­na­le re­gio­na­le sul­la tv di sta­to NRK (Nor­sk rik­skrin­g­ka­sting), era sta­ta, scri­ve Re­pub­bli­ca, la co­mu­ni­tà isla­mi­ca lo­ca­le. La­men­tan­do l’as­sen­za di “neu­tra­li­tà nel­l’ab­bi­glia­men­to” da par­te del­la don­na. La di­ri­gen­za del­la tv, ri­ce­vu­te di­ver­se pro­te­ste e ap­pli­can­do il co­di­ce di com­por­ta­men­to va­li­do per tut­ti, l’a­ve­va quin­di ri­mos­sa da quel­l’in­ca­ri­co. Come spie­ga An­ders Sa­rheim, di­ret­to­re del­la Saell­mann, “c’è una li­nea di con­dot­ta chia­ra e cioè che i pre­sen­ta­to­ri del­le news ve­sta­no in modo neu­tra­le; li in­co­rag­gia­mo a evi­ta­re di esi­bi­re gio­iel­li con si­gni­fi­ca­ti po­li­ti­ci o re­li­gio­si”.

saellmann

La don­na, di fede cri­stia­na, in un’in­ter­vi­sta su The Lo­cal è det­ta stu­pi­ta dal cla­mo­re e ha ri­spo­sto che non era sua in­ten­zio­ne pro­vo­ca­re: si trat­ta­va sem­pli­ce­men­te di un re­ga­lo del ma­ri­to. Non le è pia­ciu­to che “per­so­ne estra­nee ab­bia­no po­tu­to te­le­fo­na­re e dire al mio capo cosa deb­ba o non deb­ba in­dos­sa­re”, tut­ta­via ha ag­giun­to: “Non vo­glio che le per­so­ne che mi guar­da­no men­tre fac­cio il mio la­vo­ro di con­du­zio­ne mi con­si­de­ri­no in qual­che modo di par­te, vo­glio es­se­re il più neu­tra­le pos­si­bi­le”.

Il caso ri­cor­da per cer­ti ver­si quel­lo di Na­dia Ewei­da, as­si­sten­te di volo del­la Bri­tish Air­ways che vo­le­va por­ta­re un cro­ci­fis­so so­pra la di­vi­sa, cui la Cedu ha dato ra­gio­ne vi­sta la far­ra­gi­no­sa re­go­la­men­ta­zio­ne del­la com­pa­gnia ae­rea. Ad ogni buon con­to, an­co­ra una vol­ta, la vi­si­bi­li­tà di sim­bo­li re­li­gio­si crea di­vi­sio­ne.

Ma se i mu­sul­ma­ni si ar­rab­bia­no per il sim­bo­lo cri­stia­no mo­stra­to in tv, mol­ti di essi sa­reb­be­ro con­ten­ti di ve­de­re una con­dut­tri­ce ve­la­ta. Ed en­tram­bi, mu­sul­ma­ni e cri­stia­ni, sa­reb­be­ro in lar­ga par­te in­fa­sti­di­ti da ve­de­re una con­dut­tri­ce con il sim­bo­lo dell’Hu­man-Eti­sk For­bund, l’as­so­cia­zio­ne so­rel­la del­l’Uaar in Nor­ve­gia.

Se si vuo­le sal­va­guar­da­re l’u­gua­glian­za, se si vuo­le che la leg­ge val­ga allo stes­so modo per tut­ti, non c’è al­cu­na ter­za via: o non è am­mes­so per nes­su­no o è am­mes­so per tut­ti. Con tut­ti i ri­schi del caso.

 

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