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Nonostante Fukushima la corsa al nucleare continua

Nonostante l'incidente di Fukushima, nel mondo la produzione di energia nucleare è in aumento. La World Nuclear Association, citando fonti dell'Iaea, fa sapere che nel 2010 si è registrato un rialzo del 2,8% rispetto al 2009: 2,63 miliardi di kwh contro 2,558 miliardi[1].

L'incremento è dovuto all'entrata in funzione di 5 nuovi reattori, per un totale di 3722 Mw: Rostov 2 in Russia, Rajasthan 6 in India, Ling Ao 3 e Qinshan II-3 in Cina e Shin Kori 1 in Corea del Sud.

Per il 2011 è previsto un lieve calo in conseguenza del terremoto-maremoto in Giappone, che ha comportato la chiusura definitiva di Fukushima Daiichi, e quella temporanea di altri 31 reattori su 55. Inoltre in Germania sono appena stati chiusi 8 tra i reattori più obsoleti.

Si tratterà solo di una parentesi: il rapporto The Future of Nuclear Energy dell'Economist[2] evidenzia un trend al rialzo nel medio-lungo termine. La scelta della Germania di dismettere tutte le centrali entro il 2022 sarà infatti compensata da nuovi impianti pianificati in Francia e negli Stati Uniti, per non parlare degli oltre 60, tra progettati e in costruzione, promossi dalla Cina. E sarà proprio il Dragone asiatico a trainare il nucleare a livello globale.

Il rapporto afferma che i primi 10 Paesi per energia prodotta dall'atomo (Stati Uniti, Francia, Giappone, Russia, Germania, Corea del Sud, Ucraina, Canada, Regno Unito e Cina) passeranno dai 319.800 Mw del 2010 a 351.200 nel 2015 e a 405.200 nel 2020. A conti fatti, un +27% in 10 anni.

In più, sottolinea il rapporto, va anche considerato l'interesse verso il nucleare da parte di vari Paesi in via di sviluppo, tra cui l'Indonesia. La conclusione è che il futuro dell'energia nucleare “sembra effettivamente un rinascimento”. L'onta popolare che ha indotto Germania e Svizzera (e in prospettiva, l'Italia) non è bastata ad arrestare la proliferazione di centrali. Non a caso il sottotitolo del documento è "Un passo indietro, due in avanti".

Al gennaio 2011[3], nel mondo erano attivi 442 reattori nucleari, per una potenza totale di 374.914 Mw. Altri 65 reattori sono attualmente in costruzione, per ulteriori 62.862 Mw. Dal computo vanno adesso sottratti il reattore di Fukushima Daiichi e gli altri la cui attività è temporaneamente sospesa in seguito ai noti eventi dell'11 marzo.

I Paesi dotati di centrali nucleari sono 31. In cima alla classifica ci sono gli Stati Uniti, sia come numero di reattori sia come potenza complessiva: 104 reattori per 100.683 Mw. Seguono la Francia (59 reattori, 63.130 Mw) e il Giappone (54 reattori, 46.823 Mw). In fondo, con un solo reattore in attività, Slovenia, Olanda e Armenia.

Quasi tutti gli impianti in funzione sono di seconda generazione: fanno eccezione solo 4 reattori di prima, nelle centrali britanniche di Oldbury e Wylfa, e 4 di terza nelle centrali giapponesi di Kashiwazaki-Kariwa, Hamaoka e Shika.
Il modello più diffuso è il PWR (ad acqua pressurizzata) con 269 reattori, pari al 61% del totale e al 66% della potenza complessiva. Seguono il BWR (ad acqua bollente) con 92 reattori e il Candu (modello canadese ad acqua pesante pressurizzata con 47 reattori.

Fra i reattori in costruzione c'è in testa la Cina, con 26 reattori per 27.230 Mw totali. Seguono Russia con 11 (9153 Mw), Corea del Sud e India con 5 (rispettivamente per 5560 e 3564 Mw).

In Europa i reattori attivi sono 195[4], per una potenza complessiva di 169.972 Mw. Vanno aggiunti altri 19 reattori in costruzione in 6 Paesi, per una potenza di ulteriori 16.941 Mw.

I Paesi europei dotati di centrali nucleari sono 17, di cui 14 appartenenti all'Unione Europea (gli altri tre sono Russia, Ucraina e Svizzera). Il Paese con il maggior numero di reattori è la Francia, con 59, per una potenza di 63.130 Mw. Segue la Russia con 32 reattori per 22.693 Mw (ad onor del vero 5 reattori, sebbene conteggiati in Europa, si trovano nel territorio asiatico del Paese). Terzo posto per la Germania (17 reattori, 20.490 Mw), al quarto il Regno Unito (19 reattori, 10.137 Mw) e al quinto l'Ucraina (15 reattori, 13.107 Mw).

Per quanto riguarda la percentuale di elettricità prodotta attraverso il nucleare, in cima alla classifica c'è la Francia con il 75,2%. Seguono la Slovacchia con il 53,5%, il Belgio con il 51,7% e l'Ucraina con il 48,6%[5].


Il sito World Nuclear News[6] segnala che nel 2010 sono stati avviati i lavori per 13 nuovi reattori, per un totale di 15.218 Mw. I nuovi cantieri erano stati 10 nel 2007 e nel 2008, e 11 nel 2009. Secondo l'Iaea, di questo passo dal 2012 entreranno in funzione 10 nuovi reattori all'anno (ai livelli del 1990), e dal 2015 più di un reattore al mese.

Dei 13 nuovi cantieri, ben 8 sono in Cina: Fuqing 3, Ningde 3, Taishan 2, Changjiang 1, Haiyang 2, Fangchenggang 1, Yangjiang 3 e Changjiang 2. Si segnala altresì l'avvio della costruzione di due reattori indiani (Kakrapar 3 e 4), che rafforzano il primato asiatico nella corsa al nuclare.
Lavori in corso anche Russia per due reattori (Leningrad II 2 e Rostov 4) e in Brasile (Angra 3). Il Giappone, infine, ha annunciato di aver ripreso la costruzione della centrale di Ohma (1383 Mw), iniziata nel 2008 ma sospesa poco tempo dopo.

1http://www.world-nuclear-news.org/EE-Nuclear_generation_up_almost_3percent_in_2010-1506116.html

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.87) 23 giugno 2011 11:30

    Quando sostenevo che le voci di fuga mondiale dal nucleare erano soltanto "suggestioni " nostrane , mi son cuccato le lezioni dei super "esperti " (anche un po’ sprezzanti).

    Noi siamo un unicum nel panorama mondiale e ,per quanto io abbia votato SI al referendum perchè ho preso coscienza che siamo un popolo inadatto a gestire una materia del genere,almeno per questo mi è servita la vicenda di Fukushima,sono perfettamente consapevole che la decisione presa ( e che va difesa con coerenza ) ci costerà carissimo nei decenni a venire ,in termini di occupazione e di tenuta sociale .Chi vivrà vedrà.
  • Di Renzo Riva (---.---.---.68) 26 giugno 2011 02:55
    Renzo Riva

    di Paolo,
    da 2 a 3 col mio voto e da 3 a 4 col voto di un mio amico.
    Non dico nient’altro.
    Hai già detto tutto tu abbondantemente.

    Un grazie al contributo dato dagli eco-sinistrati.

    Mandi,
    Renzo Riva

  • Di (---.---.---.125) 26 giugno 2011 21:34

    Mah...questi dati mi sanno tanto di un tentativo disperato dei nuclearisti, ecco perchè: intanto purtroppo Fukushima è ancora in allarme, sicchè potrebbero seguire anche altri Stati nel cambio di rotta. Ricordo che Germania e Svizzera hanno cambiato idea proprio perchè non si sta ancora risolvendo il problema di Fukushima. Spero risolvano in questo momento, ma se non accade, altri stati seguiranno di certo nell’abbandono al nucleare.

    Queste previsioni ridicole di 20-30 anni nel futuro (che non si avverano mai), sono idiozie allo stato puro. Tanto per fare un esempio era già sbagliata la previsione energetica sul nucleare di 4-5 anni fa per la Finlandia, perchè la centrale non riescono a farla aprire. Motivo: è una centrale di TERZA generazione; ebbene fino ad ora non sono stati capaci di avviarla nemmeno una, con grande rabbia degli stati che le hanno chieste.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.245) 27 giugno 2011 11:57
    Renzo Riva

    Chi erano i coglioni che dicevano che il nucleare non ha futuro?
    I sinistrati eco-storditi e gli eco-terroristi?

    Siete serviti col nuovo PEN giapponese.

    In più nel mondo si stanno costruendo altri 65 reattori per l’elettronucleare.

    Le risibili giravolte di Margherita Hack e Roberto Vacca ci dicono che non meritano dignità scientifica. Peccato per loro.

    L’abbandono di Germania e Svizzera?
    Tattica politica dilatoria che si concluderà come in Svezia.

    http://www.alessandriaoggi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2931&Itemid=28

    Renzo Riva scrive: Sapete cosa accadrà nel 2022 in Germania? Quello che è già accaduto in Svezia nel 2010, data di prevista chiusura del nucleare svedese decisa nell’anno 1988. Vi chiederete: cosa accadde nel 2010 in Svezia? Accadde che dissero: contro ordine compagni, balilla e giovani svedesi, nucleare è bello perché è indispensabile; e tutti vissero felici, contenti e nuclearizzati. Così è se vi pare.

    Altri miei articoli pubblicati su Alessandria Oggi

    http://www.alessandriaoggi.it/index.php?option=com_search&Itemid=99999999&searchword=Renzo+Riva&submit=Cerca&searchphrase=exact&ordering=newest

    • Di paolo mazzanti (---.---.---.17) 4 luglio 2011 15:40

      Non mi sembra molto elegante e soprattutto tecnico dare del c............ a qualcuno che non la pensa come te. Se ti degni, puoi leggere il mio commento all’articolo di Luca Troiano e se si (ma ne dubito, dato l’atteggiamento) posso fornirti molti dati tecnici.

  • Di paolo (---.---.---.87) 27 giugno 2011 15:30

    Ciao Riva , non so nulla di Roberto Vacca (conoscevo un Vacca futurologo onniscente , è lo stesso? ) , comunque non devi accusare Margherita Hack di giravolta ,sarebbe ingiusto .

    Io stesso sono rimasto letteralmente scioccato dal pressapochismo , dalla stupidità e dalla inadeguatezza espressa da questa classe politica , di ogni colore politico . Su un’argomento del genere nessun paese serio avrebbe consentito che a dibattere fossero la Santanchè e Di Pietro . Avevo sperato , ancor prima di Fukushima , di assistere a confronti di contenuti se non proprio rigorosi quanto meno accettabili sul piano tecnico scientifico , viceversa è stata la sagra della mistificazione e del qualunquismo trasformati in avanspettacolo , soprattutto dopo l’effetto Fukushima . Mi sono quindi convinto che questo popolo non ha i requisiti politici e morali per affrontare un programma di elettronuclearizzazione . Guarda che sta succedendo con la TAV . Avrebbero bloccato ogni iniziativa e ,soprattutto , mi ha fatto riflettere il fatto che l’unica regione disposta ad accogliere un sito di produzione sia stata la Campania . Da li’ ho capito che cosa sarebbe successo e quali implicazioni ciò comportava .


     
  • Di Renzo Riva (---.---.---.182) 27 giugno 2011 22:12
    Renzo Riva

    di Paolo,
    è proprio lui.


    Allego mio articolo pubblicato oggi da L’UNITA’ sul referendum nucleare.
    Spiego perché voto SI: in questo modo si elimina la legge 75/2011, confusa
    e incasinata [introdotta il 26/5 dall’attuale governo] che dà carta bianca
    al governo per adottare fra 12 mesi le "strategie energetiche nazionali" che
    vorrà - e data l’usuale incompetenza del governo, c’è da aspettarsi il
    peggio.
    Dunque votare SI non vuol dire affatto votare "contro il nucleare", ma
    eliminare una legge deplorevole, dopo di che (anche subito) se ne potrà fare
    un’altra ben congegnata con l’aiuto di esperti. Parecchi di questi esperti -
    amici che stimo - predicano l’astensione. Credono che, mantenendo la legge
    75 (il che accade se non si raggiunge il quorum) si favorirebbe la
    realizzazioni di centrali elettronucleari. Non è così: per farle bene (il
    che è possibile in linea teorica) occorre analizzare tutte le opzioni e
    spiegarle bene al pubblico.
    Il referendum non è pro (NO) o contro (SI) il nucleare, ma pro o contro
    l’orrida legge 75. Chiariamo l’equivoco - simile a quello del referendum del
    1987. Anche questo non fu "contro il nucleare" ma abolì 3 leggi per cui:

    - l’Italia smise di finanziare la ricerca francese sui reattori veloci
    Superphoenix
    - la scelta dei siti di centrali nucleari fu tolta al CIPE e data al
    Parlamento
    - fu abolito il finanziamento ai Comuni in cui costruire centrali nucleari.

    Cerco di dire chiaro come stanno le cose. A confondere le idee contribuisce
    anche Ratzinger, che esorta a usare energie non pericolose per l’uomo:
    dimostra di nuovo di non capire e non sapere. Infatti non cita nemmeno il
    pericolo N°1 - quello delle 12.000 testate nucleari ancora esistenti (con
    potenziale distruttivo equivalente a 730 kg di alto esplosivo per OGNI
    essere umano).
    Concludo: voto SI per le ragioni giuste, non per quelle immaginarie - chi si
    astiene cerca di conservare almeno per 5 anni un’orrida legge della destra.

    IL TITOLO che L’Unità mi ha dato è "Io, uomo di scienza, sul nucleare voterò
    SI" --- spero che chi lo legge capisca subito che non ne sono l’autore. Non
    pretendo di essere uomo di scienza (sebbene abbia prodotto alcuni teoremi
    matematici) - in TV uso il "sottopancia": "ingegnere/scrittore". A chi mi
    chiama scienziato o intellettuale, dico che sono metalmeccanico.
    Best
    Roberto

    Referendum nucleare: astensione controproducente – il SI razionale,
    di Roberto Vacca – 7/6/2011 – L’UNITA’

    È insensato essere pro o contro il nucleare, come lo è essere pro o contro le auto: ottime quelle moderne, mantenute bene, non i ruderi sbidonati. “IL nucleare” non esiste. Va bene quello modulare a sicurezza intrinseca, non quelli di Chernobyl o Fukushima. Il primo non potrebbe certo esser realizzato in base alla legge 75/2011 del 26/5/2011: un minestrone generico (nelle ultime 3 righe cambia anche il proprio titolo). Parla anche di stampa, TV, Servizio Sanitario in Abruzzo, trattamento scorie radioattive. Stabilisce: “entro un anno il Consiglio dei Ministri adotterà strategie energetiche nazionali, diversificando fra fonti energetiche”. Cioè: carta bianca all’attuale governo (che ha dimostrato incompetenza e priorità distorte in tanti settori) per ricorrere a nucleare o qualsiasi altra fonte.
    Se il Referendum del 12 Giugno non raggiungesse il quorum, ci porteremmo dietro per 5 anni questa legge vaga, aperta a improvvisazioni avventate. Ho ricevuto da Chicco Testa un “Appello di intellettuali e scienziati per non chiudere definitivamente l’opzione nucleare in Italia”: invita a disertare le urne, così senza quorum il referendum si annullerebbe. Hanno aderito colti amici fra cui fisici ed esperti. Penso che abbiano fatto male. Il testo dice: “la vittoria del SI provocherebbe una censura preventiva che impedirebbe agli italiani di essere informati sull’evoluzione del nucleare e … indebolirebbe il ruolo dell’Italia nella discussione internazionale. È, invece, importante che il nostro paese abbia voce in capitolo per stabilire i requisiti di sicurezza da imporre alle decine di centrali alle nostre frontiere.” Non è vero. Cancellare articoli della legge 75 bloccherà iniziative avventate del Governo: non l’informazione. Questa è stata bloccata, invece, dai tagli che il Governo ha praticato a ricerca e risorse della scuola. La confusa legge 75, poi, non darebbe voce in capitolo all’Italia per stabilire norme internazionali. L’Appello dice che la Legge 75 permetterebbe di “conquistare la fiducia delle popolazioni locali … riaprendo il discorso sul nucleare”. Non è così: la fiducia del pubblico si ottiene offrendo informazione chiara, fornita da esperti veri - non con testi burocratici e improvvisati.
    Dunque non aderisco a quell’appello. Disapprovo l’astensione: conserverebbe la legge confusa del 26/5, chiudendo la strada a decisioni sensate. È bene che l’energia nucleare sia prodotta e sottoposta al controllo della società. Per farlo è vitale che il pubblico sappia di più e capisca i problemi. Voterò SI – eliminata la Legge 75, faremo bene, poi, a diffondere conoscenza, fare ricerca, progettare e realizzare soluzioni energetiche anche nucleari, sicure e condivise.
    Taluno dice: “Il nucleare è troppo rischioso:ha prodotto un disastro perfino in Giappone - che usa tecnologia alta ed eccellente. Figurarsi che accadrebbe in Italia col nostro pressappochismo.” Ma anche il Giappone è inaffidabile. Perfino la rete elettrica è suddivisa in due, nelle regioni orientali a 50 Hertz, nelle regioni occidentali a 60 Hertz. Le due reti, incompatibili, hanno dimensioni simili. Le centrali dell’Ovest, non coinvolte nel recente disastro, non possono alimentare l’Est. Inoltre anche Fukushima non è stata modernizzata per 40 anni. Il Kaizen (= miglioramento continuo) giapponese è un mito. Pratichiamolo noi: ma sul serio.
    La sicurezza deve essere intrinseca: gli interventi di raffreddamento non vanno affidati a circuiti di controllo che fanno partire motori (sempre vulnerabili), ma a fenomeni naturali (dilatazione di metalli, forza di gravità). Piccoli reattori nucleari a sicurezza intrinseca sono stati progettati anche a Roma. L’eccellenza della qualità non può essere solo vantata: va progettata, realizzata e controllata. Le opzioni sono tante. Fra queste anche il ricorso ai più sicuri reattori di quarta generazione ad alta temperatura raffreddati a gas. Per prendere queste decisioni complesse bisogna studiare e capire, non ripetere slogan pro e contro.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.182) 27 giugno 2011 22:17
    Renzo Riva

    Sopra è riportata una mail pervenutami dallo stesso Vacca col lquale intrattengo un rapporto epistolare.

    Scrive:
    Spiegarle al pubblico

    Per me è da populisti.
    Sarebbe già tanto si spiegassero fra studiosi della materia.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.182) 27 giugno 2011 22:28
    Renzo Riva

    Altra mai, pregevole, di Roberto Vacca pervenutami in data 27 nAprile 2011


    Allego un mio SCOOP, pubblicato oggi da TUTTOSCIENZE - LA STAMPA, ma ancora
    ignorato da tutta la stampa italiana (e anche parecchia straniera).

    Il Giappone, che vanta perfezione tecnologica (zero difetti, miglioramento
    continuo, etc.)

    NON HA UNA RETE ELETTRICA INTERCONNESSA
     
    [Invece le reti elettriche europee sono interconnesse da decenni. Servono 400 M di abitanti; hanno potenza di 700 GW].

    La metà orientale del Giappone (dove sono ferme le centrali di Fukushima) ha una rete a 50 periodi (80 GW - ora diminuiti). La metà occidentale ha una rete a 60 periodi (100 GW). C’è una stazione di conversione di frequenza, capace di trasferire solo metà dell’uno % della potenza totale. La situazione è assurda renderà difficile la ripresa industriale dopo il
    disastro.

    Anche Wikipedia documenta la situazione. Il numero di Maggio di SPECTRUM (mensile dell’Institute of Electrical and Electronic Engineers) ci dedicherà un articolo dettagliato. Si trovano conferme interessanti anche con GOOGLE.

    Avevo scritto l’articolo il 4 aprile, ma vari giornali non l’ hanno considerato interessante. TUTTOSCIENZE lo ha accettato (p.26) e ha dato risalto alla questione. [Alle pagine segg. Buoni servizi su ricerca spaziale e matematica].

    Impariamo e sfatiamo leggende.

    Best
    Roberto

    Giappone: rischiosa la rete elettrica non intelligente
    di Roberto Vacca, 4 Aprile 2011

    Taluno ha detto: “Il nucleare è troppo rischioso, perché ha prodotto un disastro tremendo perfino in Giappone - il Paese che usa alta tecnologia di qualità eccellente. Figurarsi che accadrebbe in Italia col nostro pressappochismo.”
    Non è un ragionamento sensato. Alti livelli di sicurezza si garantiscono elaborando alberi di eventi (per analizzare le conseguenze di ogni possibile rischio). Si assicurano anche costruendo sistemi ridondanti: in caso di guasto ogni funzione è svolta da altre unità, per altre vie – si chiama ridondanza. Ma in Giappone è inaffidabile proprio la rete elettrica. Fu creata nel 1896 già suddivisa in due parti, quando aziende elettriche delle regioni orientali importarono apparati Siemens (funzionanti a corrente alternata a 50 Hertz, cioè 50 cicli al secondo) e altre nelle regioni occidentali ne importarono da Westinghouse e General Electric (funzionanti a 60 Hertz). Le due reti hanno dimensioni poco diverse e sono restate separate e incompatibili per 115 anni – fino a oggi. Quindi le centrali dell’Ovest, non coinvolte nel recente disastro, non potevano e non possono essere collegate per alimentare utenze dell’Est. In mezzo c’è una centrale di conversione di frequenza, ma la potenza massima che può trasformare da 60 a 50 Hertz è meno di un GigaWatt (un milione di kiloWatt) cioè la metà dell’uno per cento della potenza totale. Questa può produrre 80 GigaWatt nella parte Est e 120 GigaWatt nella parte Ovest. La situazione è documentata nella letteratura tecnica e, naturalmente, su Web, la rete Internet e anche su Wikipedia.
    È una situazione assurda: molti elettrotecnici italiani non riescono a credere che i giapponesi l’abbiano ereditata tranquillamente. Ai tempi antichi in Italia esistevano piccole reti a 42 Hertz, ma si allinearono sui 50 Hertz come il resto d’Europa. Gli anziani ricordano che le linee ferroviarie liguri-piemontesi furono costruite nel 1925 (e fino alla guerra) in corrente trifase (3000 Volt, 16 2/3 Hertz). Dopo la guerra tutte le ferrovie italiane usarono corrente continua a 3000 Volt – standard unico. I giapponesi portano un ritardo di oltre 60 anni. Fare energia nucleare o solo gestire l’energia di un paese in queste condizioni è rischioso – e rallenterà la ripresa dopo il disastro dell’11 Marzo.
    La gestione di grandi sistemi tecnologici non è una scienza esatta. Si giova anche di principi semplici che chiunque può capire. I giapponesi hanno vantato la teoria e la pratica del kaizen – tendenza al miglioramento continuo: operare ogni giorno meglio del giorno prima, innalzando la qualità, la sicurezza, la funzionalità, la semplicità di ogni impianto, di ogni fabbrica, di ogni prodotto. Ai lavoratori giapponesi si insegna a tenere note delle proprie esperienze e a comportarsi come piccoli scienziati. L’impegno personale non basta: lavoratori e operai si organizzano, allora, in “circoli di qualità” per discutere problemi e cercare soluzioni nuove. Teoria e pratica della gestione totale di qualità furono introdotte in Giappone dopo la guerra da famosi esperti americani (Baldridge, Juran). Si parlava di “difetti zero” – e a ragione. La perfezione di prodotti nipponici divenne proverbiale. Però hanno trascurato questi sani principi proprio nel settore dell’energia elettrica, in cui la rete rappresenta una ricchezza enorme. Rende disponibile l’energia ovunque sia richiesta e ovunque sia generata – ma in Giappone no. Il principio del Kaizen è stato disatteso anche nelle centrali nucleari di Fukushima. Furono costruite 40 anni fa: per modernizzarle: non era disponibile un giorno solo, ma 14.600 (= 40 x 365). Invece sono rimaste alla tecnologia di mezzo secolo fa. Nei progetti moderni la sicurezza deve essere intrinseca: gli interventi di raffreddamento non sono affidati a circuiti di controllo che fanno partire motori, ma a fenomeni naturali come la dilatazione di metalli e la forza di gravità. Piccoli reattori nucleari a sicurezza intrinseca sono stati progettati (ma non costruiti) anche a Roma. L’eccellenza della qualità non può essere solo vantata: va progettata, realizzata e controllata.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.182) 27 giugno 2011 22:37
    Renzo Riva

    Sempre di Roberto Vacca altro pregevole intervento via mail
    pervenuta in data 1 Giugno 2011

    Allego mio articolo pubblicato oggi da L’Unità
    - tratta della notizia (che serpeggia, specie in Oriente):
    il Giappone avrebbe usato Fukushima per arricchire plutonio per farne bombe nucleari.
    Fisicamente la cosa sarebbe possibile — ne potrebbero fare, forse, mille.
    Ho analizzato i dati e concludo che il timore è infondato.
    Mi pare una notizia interessante (e buona, tanto per cambiare). È peculiare che avevo proposto il pezzo a 5 noti quotidiani nazionali coi quali avevo collaborato in passato --- e tutti l’hanno rifiutato considerandolo irrilevante. Taluno l’ha definito allarmista.
    Come diceva Oxenstjerna (ministro svedese) 250 anni fa:
    "Videbis, fili mi, quam parva sapientia regitur mundus"

    Roberto


    FUKUSHIMA: FABBRICA DI ARMI ATOMICHE? 
    Di Roberto Vacca, 11 maggio 2011.

    “Il Presidente Goto ha detto in TV che il Giappone ha prodotto dieci missili nucleari. Minacciava di usarle contro gli Stati Uniti, se non avessimo ceduto a certe loro assurde richieste. Non cedemmo e la US Navy ha distrutto quei missili.” – disse il Presidente Durling.
    Questa situazione drammatica è raccontata in uno dei capitoli finali del romanzo di Tom Clancy “Debito di Onore” (1994). Secondo alcuni, però, la realtà supera la finzione: l’unità N°4 di Fukushima non avrebbe prodotto energia: sarebbe stata usata per arricchire plutonio da usare in testate atomiche. Yoichi Shimatsu, giornalista giapponese trasferito a HongKong., sostiene che i ritardi degli interventi di emergenza e l’estrema reticenza miravano a coprire esperimenti e attività mirate a produrre bombe atomiche. Il progetto sarebbe promosso da una congiura fra TEPCO, General Electric, Partito Liberal Democratico giapponese, METI (Ministero giapponese di Economia, Commercio e Industria) e la stessa Casa Bianca.
    Altre fonti, numerose su Web, informano che a Fukushima ci sono 11.000 tonnellate di scorie nucleari non riprocessate (contravvenendo ai regolamenti internazionali). Da questo materiale, in effetti, sarebbe possibile produrre 1000 testate nucleari – secondo il Congressional Research Service USA.
    Sono state già diffuse smentite ufficiali. Su questo terreno critico non c’è da sperare in prove sicure di fatti e intenti. Riporto qui per primi gli elementi che potrebbero confermare le intenzioni giapponesi di dotarsi di armi nucleari.
    Già durante la seconda guerra mondiale fisici giapponesi avevano iniziato ricerche e progetti per realizzare la fissione nucleare, fra cui impianti per produrre acqua pesante in Corea del Nord – poi presi dai russi.
    Quattro Primi Ministri dichiararono pubblicamente che l’Articolo 9 della loro Costituzione non nega il diritto del Giappone a dotarsi di armi atomiche: Nobusuke Kishi nel 1957, Tsutomu Hata nel 1996, Yasuo Fukuda nel 2002 e Shinzo Abe nel 2006. Aggiunsero che il Giappone era in grado di produrre bombe atomiche, ma che non lo aveva ancora fatto. [Kishi fu Ministro del Commercio e dell’Industria del Manchukuo prima e durante la guerra e fu anche il vice del Generale Tojo, impiccato per crimini di guerra nel 1948. Era considerato uno dei 25 criminali di guerra colpevoli di peggiori misfatti. Fu in carcere dal 1945 al 1948 - poi fu primo ministro dal 1957 al 1960.]
    Nel 1970 e nel 1995 il governo giapponese commissionò ad esperti un’analisi costi-benefici dell’eventuale sviluppo indipendente di armi atomiche. In ambo i casi si concluse che era meglio continuare ad affidare la sicurezza internazionale alla protezione USA. L’opzione dell’arma atomica, però, continua a essere considerata.
    Il Giappone è l’unico paese non dotato di armi nucleari ad avere un impianto per riprocessare le scorie: Rokkasho-mura, ove sono in funzione centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio.
    L’opzione armi nucleari è stata sostenuta e discussa pubblicamente senza destare scandalo.
    Per contro, altre circostanze indicano che sono infondati i timori di congiura e di imminente trasgressione del Patto di Non Proliferazione (ratificato nel 1976). Questo evento avrebbe ripercussioni ed evocherebbe emulazioni sgradite anche a Tokyo.
    Anzitutto i giapponesi non hanno missili intercontinentali, né siti usabili per un primo test. Inoltre il Giappone ha sviluppato con gli USA un piano comune di difesa missilistica.
    La dottrina dei tre “no” nucleari (non possesso, non produzione, divieto di introduzione nel territorio) è stata riaffermata ripetutamente da statisti e politologi. Ampi strati dell’opinione pubblica avversano la ricerca sulle armi nucleare ricordando le stragi di Hiroshima e Nagasaki
    Il Giappone ha cooperato fin dagli inizi con la IAEA (International Atomic Energy Agency) di Vienna e tutte le sue attività nel settore sono soggette alle salvaguardie e al monitoraggio dell’Agenzia. M. Elbaradei, direttore generale dell’IAEA dal 1997 al 2009 ha scritto: “il Giappone ha impeccabili credenziali per la non proliferazione”.
    Attualmente, poi, dopo il disastro di Fukushima, il Giappone è impegnato nella ricostruzione industriale e del sistema energia. La generazione di elettricità fino all’inizio del 2011, era assicurata dal nucleare per il 35% - ora molto ridotta dopo Fukushima. I piani giapponesi a lungo termine prevedevano entro il 2050 un ricorso quasi esclusivo ai reattori veloci autofertilizzanti. Questi sono molto attraenti per gli alti rendimenti in materiale fissile. Due prototipi (MONJU e JOYO) hanno subìto incidenti e incontrato difficoltà tecniche, come era già accaduto al reattore francese Superphenix disattivato nel 1998.
    I giapponesi devono affrontare già molti problemi (fra cui l’unificazione della frequenza dell’intera rete). Sembra improbabile che decidano di aggravarli avventurandosi nel settore militare.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.190) 29 giugno 2011 00:57
    Renzo Riva
    Ho inviato il link di questo articolo al prof. Franco Battaglia che mi risponde


    non "nonostante f.", ma "come ci insegna f.", il nucleare continua.

    MANDI
  • Di paolo mazzanti (---.---.---.17) 4 luglio 2011 15:32

    Da Paolo30: commento all’articolo di Luca Troiano su Fukushima e la "rinascita" del nucleare.

    Credo sia inutile cercare di influenzare gli esperti su pro e contro nucleare o rinnovabili,
    I governi devono salvaguardare la capacità produttiva (TWh/anno) e la potenza disponibile (GWe) in grado rispettivamente di supportare le necessità di energia elettrica ed evitare assolutamente "blackouts" per mancanza di potenza.

    L’aumento di produzione da nucleare è evidenziato dal rapporto di WNA dell’1/7/11, che precisa si tratti di aumenti da reattori esistenti (maggior utilizzo del "load factor"?), non da nuovi impianti.

    Le ipotesi realistiche per il futuro (2030, oltre è un esercizio teorico, date le tecnologie in sviluppo sia nelle rinnovabili, che nelle classiche ottimizzate, che nel nucleare a fusione),
    evidenziano che le nazioni più stabili (la grande maggioranza) prediligono una riduzione progressiva dell’apporto nucleare, un aumento da rinnovabili e da combustibili meno inquinanti.

    Invece poche nazioni in forte sviluppo industriale, che usano combustibili altamente inquinanti, devono orientarsi al nucleare, che consente un forte aumento di energia elettrica e potenza con relativa (se tutto va bene) rapidità: sono Cina, India, Russia e Sud Corea.

    Il bilancio sembra contro il nucleare. 

  • Di (---.---.---.225) 19 luglio 2011 22:42

    E anche il Giappone inizia a fare retrofront sul nucleare....

    Come avevo scritto più su, mi pare ancora troppo presto per tirare le somme e dire che il nucleare piace ancora, mi sembra di più un tentativo disperato.

    Purtroppo Fukushima ancora brucia, e più dura, più la gente si impressionerà, più i governi saranno costretti a scegliere altre vie di approvvigionamento energetico.

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