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Non solo poesia: Giuseppe Leone, un artista a 360 gradi

Giuseppe Leone, detto "Leonino": un artista completo.

Non solo poesie: mostra pittorica e presentazione poesie dell'artista canicattinese Giuseppe Leone.

A Canicattì, alle ore 17.30 del 9 Giugno scorso, nei locali recentemente ristrutturati della “Badia” si è svolta la presentazione del libro di Poesie “Psicomosaici” con annessa mostra pittorica dell’artista canicattinese Giuseppe Leone. Il significativo titolo dell’evento, patrocinato dal Comune di Canicattì, è “Non solo Poesie…”, vista la versatilità di questo interessante artista che ha pure realizzato dei dipinti dai ricchi e vivaci colori per lo più di genere astratto. Tinte che fitte, intense e poetiche s’intrecciano come in una selva inesplorata all’interno della cornice.

Dall’intreccio policromo e vorticoso di alcuni di questi dipinti emergono delicatamente figure di graziosi animali (un gattino, un pappagallo) o dei profili di volti umani; altri sono “rifiniti” con sgocciolature di colore in stile pollockiano. Credo però che si tratti più di una coincidenza che di pedissequa imitazione della sgocciolatura, o dripping, tipica dell’Action painting.

Tutti i quadri esposti l’artista a suo tempo li aveva generosamente donati agli amici; egli non ne ha mai voluto vendere alcuno. In occasione della mostra questi stessi amici li hanno staccati con piacere dalla pareti per mostrale per la prima volta in pubblico.

I relatori dell’evento in qualità di rappresentanti dell’Amministrazione Comunale sono stati il Vice Sindaco Gaetano Rizzo e il Presidente del Consiglio Comunale Mimmo Licata, che, introdotti dalla moderatrice Dott.ssa Teresa Monaca, hanno aperto la presentazione. Il poeta Domenico Turco ha poi esposto la sua interessante recensione letteraria dell’antologia poetica, mentre l’artista Diego Alù ha curato quella artistica.

Hanno pure partecipato all’evento culturale il sostituto Procuratore Gaetano Paci, Lella Falzone, Salvatore Saporito, Federica Pansica e Brigida Alaimo, i quali a turno hanno letto alcune poesie di Leone, in lingua e dialettali, direttamente dai tavoli allestiti nell’ampio cortile della Badia, in perfetto stile bar, con dolcetti e bibite offerte dall’Amministrazione. Ciò proprio per ricreare quell’atmosfera intima da amici seduti al bar che discutono di letteratura e arte; non a caso l’evento è iniziato con le note della famosa canzone di Gino Paoli “Quattro amici al bar”.

Le declamazioni sono state accompagnate da musiche di Tonino Milazzo con la chitarra e di Totò Spatola con la fisarmonica. Milazzo ha pure musicato e cantato una poesia dialettale del poeta, mentre Salvatore Treppiedi ne ha letto la biografia - da egli stesso scritta - in versi siciliani, così pure l’amico Santo Guadagnino che ne ha scritto una in lingua, letta dalla dott.ssa Monaca. Infine l’Architetto Rosamaria Corbo, dal suo “baresco” tavolino, ha riferito alcuni cenni storici sull’origine seicentesca della Badia che era un Monastero di Monache di clausura Benedettine, e poi ha condotto i presenti per una visita guidata fra le tante e labirintiche stanze dell’antica Abbazia.

La presentazione del libro è stata un’idea degli amici dell’artista, sbrigativamente definito l’artista schivo dato che nemmeno voleva presenziare all’evento. “Facitilu vuantri”, “Fatelo voi”, è stata la sua risposta alla proposta degli amici che alcuni decenni fa erano soliti riunirsi al Bar Moka Haiti, sul Corso Umberto, ora non più esistente ma ai tempi considerato un piccolo Caffè Letterario dove Giuseppe Leone, detto anche Leonino, di una generazione più grande, si distingueva per l’apertura mentale e come precursore dei tempi, tanto da essere considerato quasi il maestro della comitiva. La dott.ssa Monaca l’ha definito un contadino che ha seminato tante brillanti idee per gli amici.

Dopo tante insistenze Leonino si è convinto a presenziare, ma come un normale spettatore, senza volere intervenire. Mi ha spiegato alla fine che egli non è affatto schivo, ma che solo per motivi di salute non ha voluto affrontare il dibattito, probabilmente prevedendo di non poterlo fare tiepidamente, ma con la passione e l’ardore che sicuramente traspare dalle sue poesie e dalla sua pittura.

Devo dire che ci ha fatto subito simpatia, un settantacinquenne dall’aspetto fin troppo normale, vestito molto sobriamente, quasi sciatto, semplice e con un modo di approcciarsi umile e modesto. Dietro la semplicità delle sembianze però, leggendolo e ascoltandolo, con meraviglia si scopre celarsi un’interiorità profonda. Si capisce che attraverso il duro e doloroso percorso esistenziale dell’uomo sensibile e intelligente che ha “scalato” la vita e le vette dell’arte fino in fondo, senza timore di osare e in piena libertà e autonomia per dare un senso alla propria esistenza, quasi staccandosi dal materiale suolo egli è entrato a pieno titolo in una dimensione più autenticamente spirituale. Un uomo genuino e indipendente dunque, un artista originale e completo, ma anche un acuto e altrettanto originale pensatore, al di là della sua poesia immaginifica ed icastica. A dispetto del suo dichiararsi un analfabeta, dalla sua scrittura trapela invece un uomo colto oltre che profondo.

A riprova di quanto detto finora, trascrivo la dedica che ha scritto sul frontespizio della sua raccolta poetica donata a una declamatrice dei suoi versi:

Gentilissima Lella Falzone. Il Poeta è colui che ha sogni, che divulga le visioni del suo cuore rischiando sempre di divenire falso Profeta, se le dona come verità ricevute dall’alto. Il Profeta è lui stesso Poeta. Poiché l’uomo non può ricevere nulla nel suo spirito senza collaborarvi col proprio Pensiero.

Con simpatia, Leonino. Canicattì 30/05/2012.

  

 

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