• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Non esiste solo il profitto. Il valore della cultura democratica

Non esiste solo il profitto. Il valore della cultura democratica

 

 “Imparare senza pensare è inutile. Pensare senza imparare, pericoloso”. Confucio

“La libertà sta nell’essere padroni della propria vita”. Platone

“Non per profitto” è un saggio che rivaluta l’importanza della cultura umanista nelle democrazie capitaliste (Marta C. Nussbaum, Il Mulino, 2011).

Martha C. Nussbaum insegna Law and Ethics nell’Università di Chicago e la tesi espressa in questo libro è molto lineare: “Ogni società comprende persone che sono preparate a vivere con gli altri in termini di rispetto e reciprocità, e persone che perseguono il beneficio della prevaricazione. Dobbiamo capire come produrre più cittadini del primo tipo e meno del secondo".

Nessuna società è “pura nel suo intimo”. Ci sono cattivi cittadini e buoni cittadini in ogni paese e il nazionalismo acritico “alimenta non solo uno spirito aggressivo nei confronti dell’esterno, ma anche una cecità verso le ingiustizie perpetrate all’interno” di uno Stato (p. 46).

Purtroppo gli economisti conoscono il prezzo di ogni cosa e il valore di poche cose, e gli educatori burocrati “votati soltanto alla crescita economica non vogliono uno studio della storia che insista sulle ingiustizie di classe, casta, genere e appartenenza etnoreligiosa, perché ciò indurrebbe a una riflessione critica sul presente. Non auspicano neppure una riflessione seria sul diffondersi del nazionalismo e sui danni che esso produce, o sul modo in cui troppo spesso la dimensione etica viene travolta in nome della presunta superiorità della tecnica” (Rabindranath Tagore, premio Nobel, “Nazionalismo”, edito a New York nel 1917).

Il nazionalismo espresso a livello scolastico può essere occulto e manifesto. Questo fenomeno non è mai positivo e andrebbe ridimensionato. E in genere “la preparazione punta ormai su quel tipo di cose che una macchina ben programmata riesce a fare meglio di un essere umano, e lo scopo principale dell’istruzione, il raggiungimento di una vita ricca di significato, appare inutile e messo da parte” (John Dewey, filosofo e pedagogista americano, “Democrazia e educazione”, 1915).

Secondo l’autrice il vero problema da affrontare a scuola è quello di apprendere il senso della cittadinanza attraverso la condivisione di esperienze e di progetti. Per attivare la curiosità dei giovani bisogna stimolare il dialogo, aprendo le aule scolastiche al mondo esterno e proiettando l’attività dei giovani nella vita reale della comunità. Di certo le persone che si sentono responsabili delle proprie idee, diventano più responsabili delle proprie azioni (Tagore, Nazionalismo).

Nel bene e nel male anche la scuola è un’istituzione e ogni gerarchia impone una comunicazione rigida, primitiva e infantilizzante anche agli studenti più grandi. Ogni mente indottrinata è simile alla mente infantile: un bambino “crede alle idee che gli suggerisce il suo ambiente, ben più che a ciò che percepisce egli stesso. Vede il mondo attraverso le idee degli altri… il bambino racconta ciò che crede che un adulto si aspetti da lui” (Boris Cyrulnik, “Autobiografia di uno spaventapasseri”, 2009). La burocrazia della scuola riproduce i pregiudizi. In ogni caso anche se “la conoscenza non è garanzia di buon comportamento, l’ignoranza lo è quasi certamente di uno cattivo” (Nussbaum).

Le istituzioni devono premiare il valore umano delle idee: nazione, etnia, “classe sociale, celebrità e prestigio non contano nulla, conta soltanto il ragionamento… La quantità di persone che pensano questo o quello non fa nessuna differenza. Chi è educato a seguire il ragionamento anziché i numeri è una persona utile per la democrazia, il tipo di persona che resisterebbe alla tentazione di dire qualcosa di falso o affrettato, come dimostrano gli esperimenti di Asch” (Nussbaum).

Molti anni fa Bernard Russell affermò: “Per la maggior parte degli uomini la vita reale è una lunga permanenza in seconda classe, un compromesso tra l’ideale e il possibile; ma il mondo della ragione pura non conosce compromessi, non conosce limitazioni pratiche, non conosce barriere all’attività creativa dalla quale promana ogni grande opera”(Misticismo, logica e altri saggi, 1917). Bisogna pensare liberamente e agire con coraggio. Dopotutto essere saggi significa “Cambiare in meglio le cose che possono essere cambiate; gestire saggiamente le cose che non possono essere cambiate; soprattutto comprendere in quale delle due situazioni ci si trova” (Cartesio).

Il cervello diventa mente quando si assume la responsabilità dei suoi pensieri (Wilfred Bion) e il vero problema della democrazia è quello di riuscire a insegnare a ogni persona a difendere le minoranze e a difendersi dalla cultura burocratica totalizzante e dalla dittatura della maggioranza.

Non è facile essere compassionevoli: in genere “gli esseri umani provano compassione verso coloro che conoscono” e trascurano tutti gli altri. Inoltre possono “attribuire alla persona che soffre la causa delle su stesse sofferenze […] Queste oscillazioni nel grado di compassione possono legarsi con la perniciosa dinamica della vergogna e del disgusto […] Rafforzando la solidarietà fra le élite e allontanandole ancor di più dai soggetti subordinati”. Nei casi peggiori arriva la guerra civile.

In molti casi “Il divertimento è essenziale affinché le arti alimentino la capacità di intuizione e speranza. Non è soltanto l’esperienza dell’artista ad essere così importante per la democrazia; lo è anche il modo in cui la rappresentazione consente di affrontare i temi più spinosi senza naufragare nell’ansia” (Nussbaum). Del resto “il mondo è un posto dove tutti noi manifestiamo debolezze e abbiamo bisogno di trovare sostegno in qualcun altro”, ma “chi ha il privilegio di insegnare non può dimenticare il dovere di imparare” (Alfonso Aguilò, Istituto Europeo di Studi sull’Educazione di Madrid).

Comunque le scuole del futuro saranno auto-innovative: “Gli studenti seguiranno da soli conferenze e lezioni in video, usando il tempo in classe per intavolare dibattiti e cercare soluzioni ai problemi. I computer e altri apparecchi portatili forniranno lezioni più o meno personalizzate e feedback capaci di motivare” (Bill Gates, in “Steve Jobs” di Walter Isaacson, 2011, p. 591).


Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.42) 2 febbraio 2012 22:23

    ma dove li hai trovati sti versi Non è facile essere compassionevoli: in genere “gli esseri umani provano compassione verso coloro che conoscono” e trascurano tutti gli altri. Inoltre possono “attribuire alla persona che soffre la causa delle su stesse sofferenze […] Queste oscillazioni nel grado di compassione possono legarsi con la perniciosa dinamica della vergogna e del disgusto […] Rafforzando la solidarietà fra le élite e allontanandole ancor di più dai soggetti subordinati”. Nei casi peggiori arriva la guerra civile... ?

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.132) 3 febbraio 2012 00:47
    Damiano Mazzotti

    Secondo lei i dirigenti che lavorano in banca sono compassionevoli nei confronti degli imprenditori che non vengono pagati dai creditori, degli operai e dei disoccupati? E i politici sono compassionevoli nei confronti dei cittadini che tartassano fino all’ultimo giorno della loro vita?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares